Il vincitore di Expo Milano 2015
Il profilo è quello asciutto e stringato del perfetto travet milanese. Tutto concretezza e poche concessioni all'estetica. Il look è tendente al grigio, con immancabile giacca e cravatta combinate con un po’ di dilettantesca improvvisazione. Insomma anche se non ha il fisico dell'eroe e del conquistatore, il trionfatore di questa Expo, è certamente lui, Giuseppe Sala, anzi Beppe, meneghino purosangue, classe 1958. Lo aveva messo lì, al timone di quella nave che faceva acqua da tutte le parti, Enrico Letta nella primavera del 2013. Era un momento in cui Expo stava sulle pagine dei giornali per scandali giudiziari, per arresti, per i ritardi dei cantieri. Insomma solo un pazzo poteva pensare di riuscire a raddrizzarla. Oppure un Beppe Sala, uomo qualunque, che guardando sempre il giorno per giorno non si è mai lasciato prendere dal panico. O forse non si è mai reso conto su quale bomba a orologeria si fosse seduto.
Sala è il prototipo del milanese come non ce ne sono più. Uno che crede che le cose se fatte come devono essere fatte alla fine sono la soluzione migliore ad ogni tipo di emergenza. Il passo dopo passo porta fuori da tutti i pantani. Anche da quello che il 29 aprile scorso, a due giorni dall'apertura, faceva da scenario intorno al Decumano. Lui come tutti a lavorar la notte, senza prestare ascolto ai mille gufi che tutt'intorno aspettavano il grande flop. Invece il primo maggio, quando si alzò il sipario, tutto era magicamente a posto e lui poteva addormentarsi come sempre tranquillo, anche perché quell'immenso cantiere si era chiuso senza un solo incidente grave sul lavoro.
Poi, una volta aperto il grande circo, ecco cominciare l'altro tormentone. All'Expo non ci va nessuno. Fallimento annunciato, anche a livello di conti economici. E lui invece se ne stava tranquillo sulle barricate di un ottimismo senza esagerazioni. Dava i suoi numeri, che forse non erano quelli veri-veri, ma che servivano a trasmettere fiducia. E i numeri così poco a poco hanno iniziato a lievitare, sino a tracimare negli ultimi due mesi. 21milioni e oltre, un bel 9 dalla Bie, l'ente che distribuisce le Expo, indice di soddisfazione dei visitatori vicino al 90%.
Ma Sala non è uomo da trionfalismi. Semmai ogni volta si dice più modestamente "soddisfatto". E ora, nonostante quel suo profilo che non buca, c'è chi lo vorrebbe sindaco a prendere la poltrona di quel Giuliano Pisapia, che in tanti aspetti gli assomiglia. Per beffa a implorarlo di correre per Palazzo Marino è proprio il nemico di colui che lo aveva messo sulla tolda di Expo: Matteo Renzi. Ma se il premier non vuole subire lo smacco di perdere oltre a Roma anche Milano il prossimo maggio, deve affidarsi a questa "creatura" di Enrico Letta. E deve far dimenticare che la carriera pubblica di Sala, dopo gli anni brillanti ai vertici di Pirelli, è iniziata in quota centrodestra, sia come city manager della giunta di Letizia Moratti, sia poi come amministratore delegato di A2A. Non è un caso che Matteo Salvini lunedì scorso, dopo un pranzo con lo stesso Sala ad Expo, si è lasciato scappare una battuta: «Colpo di scena, Sala si candida con noi!». Ovviamente era uno scherzo. O un disperato auspicio. Perché se Beppe corre per Palazzo Marino, per gli altri la partita è persa in partenza.