10 cose da ricordare di Expo 2015
1) Il logo
Cominciamo dal primo mattone. Il logo. Quattro lettere e quattro cifre sovrapposte, frutto non del solito graphic designer con studio a New York, ma esito di un concorso libero, con oltre 700 partecipanti, vinto da un ragazzo milanese, Andrea Puppa. Un logo allegro, leggero, giocato sulle trasparenze. Un logo che non ha stancato ma ha comunicato energia e ottimismo. Inutile dire che per fortuna ha eclissato la brutta mascotte, immaginata come una maschera fatta di frutti.
2) I cucuzzoli di Padiglione zero
È il padiglione a cui tutti ci siamo affezionati. Quello che ha provato a raccontare in modo intelligente ed emotivo il tema di questa Expo, con filmati avvolgenti e installazioni che tutti potevano capire. Aiuta ad amare il cibo e non sprecarlo. Ma quel che ci resterà nella testa è la forma di quel padiglione, con i cucuzzoli tutti di legno, come di un Alberobello su scala gigantesca. Architetture in cui ci si trova a casa, simbolo di italianità che sa parlare un linguaggio globale. Onore al merito a Michele De Lucchini, l'architetto che li ha progettati.
3) Le code al padiglione giapponese
Sono un altro simbolo di questa Expo. Primo, perché sono state la dimostrazione lampante del successo di pubblico straordinario e inatteso che la grande manifestazione milanese ha raccolto. Secondo, perché hanno dimostrato un aspetto del tutto insolito degli italiani: la pazienza. Mai visti tanti in coda così disciplinatamente.
4) Il decumano
Diciamocelo: è stato il colpo di genio di questa Expo. Lo spazio immenso, largo, ospitale che portava dappertutto. Un asse di orientamento perfetta, una spina dorsale. Coperto in alto da una struttura che ha protetto da caldo e pioggia, che però lasciava circolare l'aria. Pavimentato con asfalto misto a resti di pneumatici per rendere più morbide le nostre infinite camminate. Ne avremo nostalgia.
5) L'albero della vita
A dispetto di schizzinosi e gufi, alla fine ha vinto la sua battaglia. Sembrava un po' spettacolo da fiera di paese, invece ha sfondato. Ha emozionato tutti per 180 sere con i suoi spettacoli di luci fiabesche. Ci ha fatti tornare tutti un po' bambini.
6) La rete del padiglione brasiliano
L'idea più semplice, che ha conquistato grandi e piccoli. Quanti milioni di persone sono saliti su questa larghissima pista tesa sul vuoto, molleggiata quel tanto che basta per divertirsi e per credere di volare? Ora pare che verrà portata in un parco della periferia di Milano. Speriamo.
7) La metropolitana di Milano
È stata una delle armi vincenti di questa Expo. Primo mega evento in Italia in cui il pubblico ha scelto di lasciare a casa l'auto spiazzando tutti. Questo perché la vecchia M1 milanese ha fatto alla grande il suo dovere. Puntuale, veloce, economica. Ti portava in Expo in un batter d'occhio. Nelle ricerche fatte intercettando i turisti, la facilità di muoversi a Milano è stata sempre al primo posto nelle risposte. Merito della Rossa.
8) La cortesia dei volontari
Altra scommessa vinca. Se ne sono alternati oltre 3mila. Turni di 15 giorni ciascuno. Venivano da tutto il mondo. Te li trovavi sempre davanti, gentili, capaci di rispondere a tutte le domande e non solo in italiano. Sono stati l'anima gentile di questa Expo.
9) L'acqua per tutti
È vero. È stata un'Expo in cui le multinazionali del cibo hanno avuto mega spazi, da Nestlè alla Coca Cola. Ma è stata un'Expo che permetteva anche di voltar loro le spalle. L'idea di mettere dappertutto le case dell'acqua dove riempire gratis le bottigliette anche di acqua gasata, è stata un'idea coraggiosamente democratica, specie pensando all'estate da. 40 gradi che abbiamo attraversato.
10) Il padiglione Italia
Non è bello. Anche se fatto con un cemento ipertecnologico. Sino all'ultimo non si è capito cosa ci sarebbe stato dentro, e in molti non l'hanno capito neanche ora, visto che entrarci è stata un'impresa. Ma alla fine ha vinto la sua sfida. Ha messo gli italiani in fila e ha fatto loro un pieno di orgoglio. Dopo anni di depressione e di declinismo ce n'era bisogno.