La pizza buona a Bergamo
Se siete convinti che la vera pizza si possa gustare soltanto a Mergellina (quartiere di Napoli) dovrete ricredervi. Dopo una dura lotta a colpi di mozzarella, varianti esotiche e ingredienti improbabili, vi proponiamo una selezione di locali bergamaschi in cui godersi una pizza. Buona.
Da Mimmo, la napoletana vera
La più buona, napoletana vera, nel cuore di Città Alta. Una ricetta elaborata 60 anni fa e rimasta intatta nel tempo. Ecco i segreti di chi la prepara: l’impasto va amato e aspettato, la pasta di farina biologica è lievitata naturalmente per 36 ore e cotta in forno a legna con legno di faggio.
Da non perdere la pizza Margherita DOC, fatta con mozzarella di bufala, pomodori di Pachino, basilico fresco ed olio extra vergine d’oliva: prodotti semplici ma di alta qualità che rendono questa pizza squisita.
Biif, al metro
Potete scegliere tra 25-50 centimetri e un metro di gustosa pizza. Originale la varietà di abbinamenti e gusti, per una cena con vista su Piazza Pontida. Il format del locale è contemporaneo, curioso e innovativo, sospeso tra pietra, lamiera, suggestivi giochi di luce e zone cottura a vista.
Bernabò, la romantica
Il ristorante, situato nel borgo storico di Bergamo, si affaccia su una delle più belle piazze di Città Alta, Piazza Mascheroni, recentemente restaurata e tornata al suo antico splendore. Bella l’atmosfera, nelle tre sale diversificate per struttura e arredo. Con suggestivo giardino ambientato nella corte interna e dehor sulla piazza, all’ombra degli antichi olmi. Per chi vuole una pizza alla romana, sottile e croccante. Gustosa.
Al Galletto d’oro, quella d'autore
L’ambiente è semplice, da poco nella nuova location al centro Le Zebre di Curno. Qui scoprirete la vera pizza d’autore. La Sofia Loren (con le melanzane fritte e le polpette) conduce i buongustai in un viaggio gastronomico nel cuore di Napoli. Anche se siete alle porte di Bergamo.
Piccolo vademecum della pizza (quella vera)
La vera pizza ha le sue regole. La pizza deve avere un diametro non superiore ai 35 centimetri e il bordo rialzato fra 1 e 2 centimetri. La cottura deve avvenire esclusivamente in forno a legna e, appena tolta, la pizza dovrà avere una consistenza morbida ed elastica. Non gommosa. L’attenzione alla giusta lievitazione è fondamentale perché la pizza sia digeribile. Una volta osservate queste norme, ci si può sbizzarrire con le varie declinazioni e interpretazioni: dalla pizza in pala a quella in teglia, fino a quella senza glutine che, con il diffondersi di intolleranze e celiachia, ha sempre più estimatori (obbligati).
Brevissima storia della pizza. Le origini della pizza sono antichissime: l’usanza di collocare gli alimenti sopra un disco di pasta da usare come piatto era diffusa ovunque e in tutte le epoche. Quando non c’era abbastanza cibo, si mangiava pure il “piatto”, come scrive Virgilio nell’Eneide. La prima volta che comparve la parola “pizza” correva l’anno 997: il documento era un contratto di locazione di un mulino sul fiume Garigliano. Mentre la regina delle pizze, la Margherita compie 125 anni (fu creata, nel 1889, dal pizzaiolo napoletano Raffaele Esposito).
Gli incredibili numeri del consumo. In Italia, la pizza costituisce un business da 62 miliardi di euro. Gli esercizi che producono pizze fresche sono circa 63.000. Secondo i dati Fipe, ogni anno vengono consumati quasi 3 miliardi di pizze. Nei menu è possibile sbizzarrirsi da un minimo di 30 fino ad oltre 100 proposte di gusti differenti.