L'agguato all'ebreo ferito a Milano che anticipava l'apocalisse di Parigi
Oggi quell’episodio accaduto giovedì sera alla periferia di Milano viene letto, forse anche solo simbolicamente, come annuncio dell’apocalisse di Parigi: Nathan Graff, 40 anni, di nazionalità israeliana ma che lavora a Milano certificando il cibo Kosher, genero del rabbino Hetzkia Levi, è stato accoltellato per strada e ferito gravemente lo scorso 12 novembre: un taglio al viso potrebbe aver leso il nervo ottico. Graff, che parla a fatica l’italiano, è sposato con un’insegnante, e ha una bambina di tre anni, era una vittima riconoscibile come ebreo ortodosso per la kippà e i vestiti che indossava. E come ha notato Janicki Cingoli, direttore di Cipmo, un Centro milanese specializzato sul Medio Oriente, l'agguato di cui è stato vittima «presenta straordinarie somiglianze con gli attentati di Parigi dello scorso gennaio, che oltre al settimanale Charlie Hebdo si rivolsero contro un supermercato della catena kosher Hypercacher, al centro del quartiere ebraico parigino».
[Nathan Graff]
Il ristorante nel quartiere ebraico. Infatti l’accoltellamento è avvenuto nel quartiere ebraico della città, davanti al ristorante Kosher “Carmel”, in Via San Gimignano, un ristorante molto utilizzato, a pranzo, dagli studenti che frequentano la vicina scuola ebraica. Nato nel 1995 come take away per dare un servizio agli ebrei di Milano e non che vogliono osservare le regole della kasherut, il ristorante pizzeria Carmel è con gli anni diventato un punto di riferimento anche per le specialità mediorientali come humus, falafel, tabboule, baklawa e altre prelibatezze.
La dinamica. Quanto alla dinamica dell’aggressione, è sintomatico e inquietante il ricorso al coltello che è anche il simbolo che ha caratterizzato i segnali di una nuova Intifada a Gerusalemme: l’aggressore sembra quindi aver voluto imitare i “lupi solitari” che hanno colpito nelle strade del città israeliana nelle scorse settimane. «È un’emulazione dell’Intifada dei coltelli?» si è chiesto il cognato della vittima dopo l’aggressione. «Per me sì, ma non ho le prove. Purtroppo chi l’ha colpito non ha detto una parola ma ci auguriamo che venga arrestato il prima possibile».
Il racconto di Graff. «Non era una rapina, non voleva portarmi via niente. Sennò l’aggressore (che era incappucciato, ndr) lo avrebbe fatto. Ho pensato che non era un ladro ma solo un fanatico che mi voleva ammazzare perché sono ebreo», ha detto lo stesso Graff ai giornalisti dal letto dell’opsedale di Niguarda dove è stato ricoverato. «Ma che senso ha rivolgere il coltello contro gli ebrei in Europa, in Francia come in Italia?» si chiede Cingoli. «Gli ebrei italiani e francesi sono certo parte del popolo ebraico, come lo sono gli israeliani, ma non possono certo essere chiamati a rispondere e ad espiare per le scelte e anche gli errori compiuti dai Governi israeliani».
L'uomo non ha detto parole antisemite. L'inchiesta è stata presa in carico direttamente dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, che coordina il pool antiterrorismo e di contrasto ai reati cosiddetti politici. Bisognerà vedere per quale reato verrà iscritto il fascicolo e se verrà contestata o meno l’aggravante di odio razziale. La polizia ha fatto notare che l’aggressore, fuggendo, non ha proferito parole antisemite o razziste, limitandosi a gridare qualcosa di simile a «ti ammazzo», come hanno riferito alcuni testimoni oculari. L’uomo per altro non parlava arabo.