Valle dei Templi contro l'abusivismo Peccato che ora siano finiti i soldi
Quest’estate era circolata una notizia molto positiva, relativa all’abusivismo nella Valle dei Templi agrigentina. Il Comune siciliano aveva finalmente chiesto e ottenuto dalla procura una serie di ordinanze con le quali si chiedeva lo smantellamento di una serie di edifici che, con l’età della Magna Grecia, non avevano proprio nulla a che fare. Il Comune aveva ottemperato a diverse sentenze passate in giudicato e, lo scorso 14 luglio, il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, aveva concesso un termine di trenta giorni per eliminare le costruzioni abusive: «Si proceda con le demolizioni, altrimenti l’autorità giudiziaria procederà per abuso d’ufficio ed omissione di atti d’ufficio a carico dei responsabili degli uffici degli enti competenti che impediscono il ripristino della legalità nella zona della Valle dei Templi». Entro la metà d’agosto, quindi, il meraviglioso sito archeologico avrebbe dovuto essere liberato. I tempi di esecuzione dell’ordine si sono dilatati, purtroppo senza sorpresa.
Il programma del Comune. L’amministrazione di Agrigento aveva però stilato un programma ben preciso, che prevedeva una fase A e una fase B. La prima azione di smantellamento avrebbe eliminato otto unità costruite su terreno non edificabile: cinque case, un ovile, un muretto di cinta e un paio di baracche in legno. In alcuni casi l’ordinanza comunale non ha incontrato alcun ostacolo. Il primo fabbricato che si sarebbe dovuto abbattere, in via degli Imperatori, è stato raso al suolo dallo stesso proprietario. E non si è trattato di un caso unico. Altri proprietari hanno preceduto il lavoro delle ruspe, in contrada Poggio Muscello, in via Afrodite, in contrada Maddalusa e nella contrada Cugno Vela. I costi per le demolizioni, dunque, sono risultati inferiori al previsto.
Quanto rumore per un muro di cinta. Non sono tuttavia mancate le proteste. Prima di abbattere un muretto di cinta abusivo, ad esempio, si sono dovuti calmare gli animi caldi di alcuni manifestanti. Gli avvocati Roberto Gambino e Giacomo La Russa, difensori del proprietario del muretto di cinta, hanno poi annunciato che si sarebbero opposti all'addebito delle spese di demolizione ai proprietari del manufatto: «Non riteniamo legittima e condivisibile la decisione adottata dalla Procura. Il pm, da un lato, ha dovuto riconoscere che ad eseguire la sentenza penale poteva e doveva essere la sola autorità giudiziaria e non il Comune, e dall'altro, a nostro avviso, ha omesso un indispensabile passaggio procedurale davanti al giudice delle esecuzioni penali che era l'unico organo che avrebbe dovuto stabilire come e con chi procedere alla demolizione, con quali spese e nel contraddittorio con gli interessati», hanno scritto i due legali.
La villetta con l’amianto. Molti degli edifici inseriti nella lista nera del Comune sono stati smantellati nell’ultima settimana d’agosto dagli stessi proprietari e dunque il piano di abbattimento delle costruzioni abusive è proceduto più rapidamente del previsto. All’inizio di settembre è intervenuta pure una ditta specializzata per rimuovere le lastre di amianto. Avrebbe dovuto occuparsi di una villetta, la cui demolizione sarebbe continuata dopo l’intervento di bonifica. Gli addetti dell'impresa di Palma di Montechiaro, vincitrice dell’appalto indetto da Agrigento, hanno tuttavia incontrato l’opposizione di alcuni manifestanti, che si sono sdraiati davanti la villetta abusiva. Nonostante l’intervento della polizia coi carabinieri, l’autista della ruspa si è rifiutato di procedere.
«Basta con i blocchi». Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha disapprovato i blocchi messi in atto dalla popolazione: «L'abbattimento delle case abusive nella Valle dei Tempi, eseguito dal comune e avviato grazie all'intervento della Procura di Agrigento, è l'inizio di un lungo processo che segna un'inversione di tendenza nella battaglia contro l'abusivismo edilizio e che restituirà bellezza e legalità a un luogo che, tra l'altro, è patrimonio dell'umanità. Eppure in questi giorni non sono mancate tensioni e continui tentativi di bloccare le ruspe che di certo non fanno bene al Paese. Siamo convinti che la demolizione delle costruzioni illegali resti la migliore cura preventiva contro il vecchio e nuovo abusivismo, un fenomeno illegale diffuso in tutta la Penisola che ha contribuito e contribuisce ad aggravare il consumo di suolo, il rischio idrogeologico e a ledere la parte sana dell'economia italiana. Demolire si può e si deve: abbattere un immobile abusivo non è una facoltà, ma un preciso obbligo delle amministrazioni previsto dalla normativa vigente».
E ora? È tutto fermo. Eppure, nonostante la buona volontà dell’amministrazione e nonostante l’intervento spontaneo dei cittadini proprietari degli immobili abusivi, ora il piano di rivalorizzazione della Valle dei Templi è completamente fermo. La fase B è stata sospesa e non si sa quando e se potrà essere avviata. Il motivo è tristemente ricorrente, in casi come questi: mancano i fondi. Il Comune non ha i soldi necessari per abbattere le quattordici costruzioni che infestano l’area dei templi. Le sentenze di demolizione risalgono al 1992 (la più vecchia) e al 1999 (la più recente); l’amministrazione di Agrigento, dunque, ha avuto un bel po’ di tempo per agire, magari in periodi di vacche grasse. La burocrazia, o qualsiasi cosa si frapponga tra l’emanazione di un decreto e la sua attuazione, è del resto molto lenta, dalle nostre parti. E così si finisce in situazioni come queste, fastidiose e dannose. La lista dei fabbricati da eliminare, intanto, rimarrà chiusa negli uffici del Comune di Agrigento, fino a data da definirsi.