Il fermento del mercato della birra dopo la fusione SabMiller-Ab InBev
Il mercato delle birre è in fermento, Il gruppo anglo-belga Anheuser-Busch Inbev, primo produttore mondiale di birra (Budweiser, Corona, Quilmes, Stella Artois, Beck’s e Lowenbrau), ha acquistato la holding sudafricana SabMiller, cui fanno capo i marchi Foster, Peroni, Nastro Azzurro e Pilsner Urquell. Il matrimonio è costato una cifra che si aggira intorno ai 100 miliardi di euro e porterà la Anheuser-Busch Inbev a produrre circa 60 miliardi di litri annui di birra (distanziando il colosso Heineken, fermo a 20): in sostanza, d’ora in poi, una birra su tre proverrà dalla stessa spillatrice. Le cifra esorbitante a cui si è conclusa la fusione è espressione di un mercato che, apparentemente, non risenti della crisi. Infatti, il consumo mondiale di birra annuo cresce stabilmente di circa l’1% con una media di consumo pro-capite di 28 litri.
Mercati impeneatrabili. In tema di strategie economiche e penetrazione del marcato vi sono ancora due grandi macro-aree a disposizione dell’Anheuser-Busch Inbev: l’Asia e l’Africa. In Asia il problema principale sta nel fatto che una buona parte della popolazione è di religione musulmana e, dunque, non molto incline alla consumazione di bevande alcoliche. Nonostante ciò, la Cina, in forte crescita economica e demografica, potrebbe essere il grimaldello per accedere ad un mercato composto, potenzialmente, da milioni di nuovi consumatori. Il problema Africa è invece differente: le forti diseguaglianze sociali ed economiche rendono difficile una previsione affidabile di sviluppo, ma ciò che è certo è che attualmente il consumo di birra sta crescendo ad un ritmo del 5% annuo, soprattutto in Sudafrica.
I dati di America e Europa. Quanto al presente, America e Europa rimanono i giganti. Infatti, pur non facendo registrare indici di crescita entusiasmanti il mercato resta solido e non perde aficionados. Attualmente l’Europa con i suoi 73 litri pro-capite annuo si dimostra la vera gallina dalle uova d’oro. La Repubblica Ceca guida la classifica di litri annui per abitante con la sbalorditiva cifra di 145 litri, seguita dall’Austria con 108 e la Germania terza a 107. L’Italia, in questa particolare classica, con i suoi 29 litri è penultima, procedendo la Turchia ferma a 11 (ricordando però che in Turchia il fattore religioso è certamente determinante). Subito alle spalle dell’Europa, come detto, si attesta l’America, che con i suoi 61 litri pro-capite (con gli Stati Uniti a fare da locomotiva con 77 litri annui) precede di un soffio l’Australia, ferma a 59.
La crescita dell'artigianale. Inoltre, da segnalare come in Italia accanto al mercato delle birre saving (al risparmio) sta fiorendo il mercato delle birre artigianali; sparse un po’ per tutte le regioni troviamo più di 550 piccole realtà artigianali che producono un totale 13mila ettolitri di birra. Dato cresciuto fortemente negli ultimi 10 anni e provato dal fatto che attualmente in Italia il 3% delle birre vendute siano proprio artigianali.
Infine, per i più curiosi, ecco le 5 birre più vendute (e alcune davvero sconosciute) al mondo:
5. Bud Light, USA – 38,7 mln di barili;
4. Yangjing Beer, Cina – 39,6 mln di barili;
3. Budweiser, USA – 40,4 mln di barili;
2. Tsingtao, Cina – 57,9 mln di barili;
1. Snow Beer, Cina – 74,8 mln di barili.