Quelli che corrono la maratona... nello spazio, tipo Tim Peake
Spazio, ultima frontiera. Questa è la sfida dell'uomo contro la legge di gravità. Quale? Provare a correre una maratona nello spazio: «È un evento mondiale, io proverò a portarla al di fuori dei confini del mondo». Mentre lo dice, a Tim Peake passa una scintilla negli occhi. Quella dei geni, dei pazzi, dei visionari. L'astronauta britannico ha deciso che il prossimo 15 dicembre salirà a bordo della Stazione spaziale internazionale e inizierà a preparare la maratona stellare. Si infilerà i suoi pantaloncini spaziali, le sue scarpe da ginnastica spaziali, accenderà il cronometro (spaziale anche quello) e via, inizierà a preparare la maratona di Londra. A chilometri e chilometri da lì, su un tapis roulant (ovviamente) ma in concomitanza con l'evento sportivo inglese del 26 aprile 2016. Peake aveva già corso la maratona (sulla Terra) nel 1999, completandola in 3 ore, 18 minuti e 50 secondi. Un buon tempo.
Altro che ignoto spazio profondo. Gli iscritti alla maratona sono già 37mila (più o meno), ma per l'uomo delle stelle che la correrà da lassù sarà davvero incredibile. Peake correrà per 42,195 chilometri e se pensate che sarà niente più d'una corsetta per uno preparato a sfidare la gravità, vi sbagliate. Peake sarà collegato al tappeto con una cintura, e questo non farà che aumentare le condizioni estreme in cui Peake si troverà coinvolto. Peake seguirà la maratona terrestre, distante circa 350 chilometri più giù, su un bel maxi schermo spaziale. La maratona sarà per Peake solo una delle dieci cose più assurde da fare nello spazio. Tra queste: mangiare cibo scelto da cinque vincitori di un concorso lanciato da Heston Blumenthal, lo chef stellato; ascoltare una playlist speciale (ci sono i Muse, Sia e Ellie Goulding); lavorare dal lunedì al venerdì (dalle 8 alle 18) con una pausa pranzo (spaziale); fare le pulizie il sabato mattina.
Ma certo l'evento di Londra-Spazio sarà il più affascinante di tutti: «Dubito che batterò il mio record» ha detto Peake. La corsa nello spazio sarà più lenta, perché l'equipe medica gli impedirà di compiere sforzi fisici elevati. «Comunque spero almeno di restare sotto le quattro ore», ha aggiunto Peake. Ma l'astronauta britannico non è il primo a fare una cosa del genere. Nel 2007 il suo collega Sunita Williams provò a correre quella di Boston (con lo stesso sistema di Peake, cioè in contemporanea). Quella volta a Boston pioveva, tirava vento, c'era anche un po' di nebbia. La Williams corse con il pettorale 14.000, che venne inviato elettronicamente dalla Nas. Dissero di lei: «Ci sono sfide specifiche per stare in salute, anche nello spazio. Sunita vuole fare del fitness il segno distintivo del suo soggiorno spazile. Vuole educare e motivare gli altri di essere fisicamente in forma in generale». Una forma... spaziale.