Il successo delle risposte di Eni che replica a Report con Twitter
Domenica sera è andato in onda su Rai3 il programma diretto da Milena Gabanelli Report, ormai noto per inchieste spinose che interessano ogni ambito della società italiana, dalla politica all'economia, dallo sport al mondo delle aziende. E proprio a uno dei più grandi gruppi italiani, Eni, era dedicata la puntata "La Trattativa", che si riferiva a un affare da un miliardo di dollari che il "Cane a sei zampe" avrebbe concluso in Nigeria, per ottenere la licenza a sondare i fondali marini in un blocco petrolifero chiamato Opl245. Si tratta del più grande giacimento petrolifero offshore del Paese africano, per il quale, accusa Report, Eni avrebbe pagato somme illecite: «Report ha cercato di ricostruire il percorso di quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti mai pagate al mondo», si legge sul sito della Rai.
#Report parla di #Eni. Qui le nostre info su strategie per la chimica, anche quelle che la trasmissione non vi dirà pic.twitter.com/ICCtrcfvIR
— eni.com (@eni) 13 Dicembre 2015
Le accuse di Report. Il sospetto su questa mazzetta sarebbe sorto durante un processo civile presso l'Alta corte di giustizia inglese, dove nel 2012 s'è svolto un contenzioso tra la Malabu oil, società dell'ex ministro del petrolio della Nigeria Dan Etete, e la Energy Venture Partners. Su richiesta di due società inglesi, la Global Witness e la Corner House, e dell'italiana Re:common, è stata aperta nel 2013 un'inchiesta alla Procura di Milano per fare luce sull'acquisto dell'Opl245. «Tra le carte del processo - si legge sempre sul sito della Rai - spunta anche il nome di Luigi Bisignani che, intercettato in quel periodo dalla procura di Napoli per la P4, parla con i massimi vertici dell'Eni dando indicazioni per concludere l'affare». Secondo quanto riportato da Report, circa 800 milioni di quel miliardo di euro non sarebbero andati al governo, bensì a società private nigeriane riconducibili ad Aliyu Abubakar, definito nel suo paese "l'uomo ombra". Nel corso della trasmissione Eni è stata messa sotto la lente d'ingrandimento anche per altre operazioni, come la vendita della raffineria Ceska Rafinerska in Slovacchia, avvenuta nel 2014, e della Versalis, una divisione chimica dell'Eni che pare abbia creato grossi danni ambientali, specialmente nel Comune di Gela. La difesa di Eni. Il metodo d'inchiesta di Report è sempre molto duro, e nonostante la grande serietà dei giornalisti, spesso si ha l'impressione che più che ricercare la verità si faccia di tutto per confermare la tesi iniziale e poter dare adito a polemiche. Tuttavia, per la prima volta domenica si è assistito ad una sorta di contraddittorio social, sostenuto direttamente da Eni. Durante la trasmissione del servizio infatti, su Twitter l'azienda ha sostenuto la propria innocenza, ma soprattutto ha fornito prove dettagliate che smonterebbero l'impianto accusatorio fornito nel servizio. Il responsabile della comunicazione Eni, Marco Baldazzi, ha risposto punto per punto alle accuse ricevute, pubblicando diversi documenti che proverebbero l'infondatezza delle tesi sostenute da Report. Si è trattato di un vero e proprio fact-checking in tempo reale: si può immaginare la reazione di molti telespettatori che, mentre seguivano la trasmissione su Rai3, consultavano il proprio smartphone o tablet e leggevano le difese di Eni a proposito dell'Opl245 e della Ceska Rafinerska.
#Report parla di #Eni. Qui le nostre info su blocco #Opl245, anche quelle che la trasmissione non vi dirà pic.twitter.com/jJHbsWhoYG
— eni.com (@eni) 13 Dicembre 2015
L'azienda ha mostrato una serie di slide che spiegherebbero la faccenda in maniera più chiara, esponendo la propria versione dei fatti e creando una sorta di contraddittorio virtuale tra due mezzi di comunicazione diversi, ma non del tutto distanti: la televisione ed internet. Eni è andata anche oltre, creando delle pagine ad hoc sul proprio sito internet, per spiegare in maniera dettagliata quanto accennato tramite Twitter e soprattutto per fornire prove concrete e consultabili da tutti. È stata quindi approfondita la questione relativa ai pozzi di petrolio in Nigeria, quella della raffineria in Slovacchia ed è stata affrontata seriamente anche la situazione ambientale di Gela. I rapporti presentati sono accompagnati da fonti piuttosto puntuali, come sentenze passate in giudicato e perizie che escluderebbero illeciti da parte di Eni, ed anche altri aspetti piuttosto opachi sembrano essere stati chiariti.
.@reportrai3 La prossima volta fateci intervenire in diretta, per un vero contraddittorio #report
— Marco Bardazzi (@marcobardazzi) 13 Dicembre 2015
Scontro social. La strategia adottata da Eni è sembrato un modo per difendersi ad armi pari, vista la struttura di Report, che non fornisce una vera e propria occasione di dibattito, ma la conduttrice Milena Gabanelli non ha apprezzato ed ha deciso di rispondere, sempre su Twitter: «Eni sta scrivendo il falso. Hanno rifiutato l'invito, con richieste e attese andate avanti per un mese». La ribattuta è arrivata al responsabile della comunicazione Marco Bardazzi, che dal proprio profilo personale ha chiesto che l'azienda, in futuro potesse essere invitata in trasmissione: «La prossima volta fateci intervenire in diretta, per un vero contraddittorio». Si è trattata sicuramente di una vittoria morale per Eni, che al veicolare il proprio messaggio a una trasmissione (col rischio di essere tagliati) ha preferito la totale libertà del web, diffondendo documenti e fornendo una versione più che completa di quanto sostenuto. La scelta è stata ottima, dal punto di vista dell'immagine: probabilmente ha evitato all'azienda di apparire come prepotente o arrogante, attirandole le simpatie e l'approvazione di molti. Unico dubbio, le dimensioni del pubblico, diversissimo tra tv e Twitter.