Cercasi punta ma quella giusta Per Paloschi la strada è in salita
La brutta prestazione di Udine e la partenza di Maxi Moralez per il Messico hanno messo un po’ di paura ai tifosi dell’Atalanta. La squadra non ha fatto bene nella prima uscita del 2016, mister Edy Reja lo ha detto anche in conferenza stampa e addirittura è arrivato un ritiro anticipato in vista della delicata sfida al Genoa. Ma se c'è un fronte da cui tutti si aspettano un segnale è proprio il mercato: la gara del Friuli ha messo in chiaro quanto occorra alla squadra una punta.
Maxi ha rifiutato il rinnovo, tenerlo era impossibile. Partiamo da chi a Udine non c’era e non ci sarà nemmeno più. Molti tifosi hanno reagito alla sconfitta contro Colantuono sostenendo che è mancato proprio Maxi Moralez. La proprietà, secondo i più arrabbiati, doveva fare qualcosa per trattenerlo. La questione che però in pochi considerano è il fatto che è stato lo stesso argentino a chiedere di andare via, subito e senza accettare il rinnovo di contratto che l’Atalanta gli ha proposto. Lettere di congedo e belle parole a parte, la realtà è solo una. Legittimamente, Moralez ha fatto una scelta di vita che la Dea ha provato a gestire proponendo un prolungamento dell’accordo in scadenza 2017. Il numero 11 nerazzurro ha gentilmente rifiutato ed è voluto partire, accettando l'offerta di un club che gli offriva il doppio del suo attuale stipendio. A quel punto, l’Atalanta non ha dunque potuto far altro che cercare di monetizzare al meglio.
Richieste a valanga ma l’Atalanta non cede. Per capire fino in fondo quanto la società stia pensando solo al miglioramento della rosa senza ragionare unicamente su incassi e bilancio, basta ricordare le ultime settimane: a Zingonia sono piovute offerte concrete per Sportiello, de Roon, Gomez e Grassi. Nessuno dei quattro partirà a gennaio, anzi. Addirittura all’estremo difensore sono stati concessi altri 5 anni di permanenza a Bergamo e quasi la metà della formazione titolare è stata blindata. Il dettaglio non è affatto secondario, nessuno deve dimenticare che l’Atalanta ha parametri e logiche di bilancio che si fondano su diritti televisivi e player-trading: se cedi bene puoi pensare di comprare con più fondi l’anno successivo. Secondo i giornali lo spogliatoio di Zingonia avrebbe già dovuto svuotarsi da un pezzo, chi guida la società invece sta lavorando in un altro modo e l’unica (seppur dolorosa) cessione è stata quella di Moralez.
Manca un centravanti, non un vice Maxi. Ma appunto, all’Atalanta manca terribilmente un centravanti, uno che in mezzo alla difesa avversaria lotti senza sosta e che magari sia pure brutto da vedere e antipatico da marcare. Che si giochi a 3 con Gomez e D’Alessandro ai lati, a 4 con due punte o con Gomez a sostegno di un centravanti la musica con cambia: serve qualcuno che la butti dentro. La partenza di Moralez, paradossalmente ha penalizzato in modo netto proprio il suo “gemello” Denis. Senza i tagli dentro al campo in orizzontale, il numero 19 argentino ha più spazio da coprire alle sue spalle e dunque va in difficoltà. Con Gomez da una parte e D’Alessandro dall’altra, l’Atalanta ha potenzialmente più soluzioni di prima: uno si accentra e lascia spazio all’esterno che sale, l’altro punta costantemente l’uomo e mette al centro palloni interessanti. Ma occorre qualcuno che segni.
Il problema è chiaro, la soluzione non si può sbagliare. Il problema è limpido, cristallino. A Zingonia lo conoscono bene, e anche se se ne parla poco sui giornali questo non significa che non si voglia fare nulla. Quando Reja definisce D’Alessandro ottima alternativa, parla a ragion veduta. Lo stesso Estigarribia può dare una grossa mano e le soluzioni non mancano. Con due esterni puri (più Raimondi) e Gomez, una squadra come l’Atalanta può tranquillamente farcela. Diremo di più: con Moralez, alcune scelte di modulo non si potevano fare. Il 3-5-2, ad esempio, ora è un’opzione così come il 3-4-1-2 o ancora il 4-4-2 puro. Certo, per tutti questi moduli serve un nuovo attaccante. Parlare di prima o seconda punta è secondario, Sartori e l’ad Luca Percassi sono costantemente al lavoro per trovare l’uomo giusto, ma basta pensarci un attimo per capire che non si può sbagliare: serve uno di prospettiva ma già pronto, magari con esperienza in un campionato meno blasonato del nostro ma non troppo conosciuto per evitare pericolose aste. Fisicamente deve essere integro e potente, capace di testa ma bravo anche palla a terra. I nomi occorre lasciarli fare a chi gira tutto l’anno vedendo 140-160 partite dal vivo.
Paloschi, no del Chievo. Capitolo Paloschi: secondo Sky sarebbe il clivense l'attaccante scelto dalla dirigenza orobica per colmare questo buco, tanto da aver già presentato una prima offerta al Chievo. 6 milioni di euro più 2 di bonus (che scatterebbe con 48 reti in 4 anni), rifiutati subito però dagli scaligeri. Il 26enne, che in passato ha giocato anche per Milan e Parma, è valutato almeno 8-10 milioni, ed è considerato il cardine del gioco di Maran, fondamentale per la salvezza. La strada per l'Atalanta è molto dura.
Denis e Pinilla sono da gestire. Nessuno però può ignorare il secondo tipo di problema che i dirigenti si trovano a dover affrontare. L’Atalanta segna poco ma ha due punte in organico che costano un sacco per i parametri bergamaschi. Denis e Pinilla, entrambi in scadenza nel 2017, incassano in totale 2 milioni netti di stipendio all’anno. Comprare un nuovo attaccante titolare significa aggiungere competizione in un ruolo dove ci sono degli equilibri da gestire. Il giovane Monachello può andare a fare esperienza, ma se arriva un nuovo numero 9 che ha i numeri e le caratteristiche per giocare cosa si fa con Denis e Pinilla? Si cerca una sistemazione? Si tengono in casa due pezzi da 90 scontenti che costano quasi il doppio di parecchi loro compagni?
Domenica tocca al Tanque, aspettando Pinilla e mister X. La squadra intanto è già tornata in campo, domenica si gioca una partita importantissima contro il Genoa e toccherà nuovamente a German Denis. Senza de Roon potrebbe anche esserci un passaggio al 4-4-2 con Monachello di nuovo in campo, ma per ora sono solo ipotesi. Certamente, domenica sarà anche il giorno del rientro in Italia di Mauricio Pinilla. L’attaccante sudamericano è in Cile ormai da metà dicembre, il recupero procede ma ad oggi è difficile fare previsioni certe sul rientro. Il giocatore, intanto, ha scritto su Instagram che il suo tendine ora è a posto, e tra due settimane garantisce che sarà in campo. Sicuramente da qui a fine anno il rischio è quello di vedere confermate la media presenze delle ultime stagioni. Pinilla segna gol spettacolari e importanti, spesso le sue rovesciate restano negli occhi e nel cuore ma in un campionato di 38 partite Pinilla ne gioca più meno la metà. E per una squadra come l’Atalanta questo è un lusso che, a quelle cifre, forse non ci si può permettere.