Il ristoratore dice «no» al pizzo e i suoi clienti si schierano con lui
Spesso si sente dire che per sconfiggere la mafia, molto più che inchieste, maxi arresti e indagini pluriennali, è necessario che siano in primis i cittadini a ribellarsi ai modi e alle dinamiche poste in essere dalle associazioni criminali. Se davvero questa è la strada, da San Lorenzo, Palermo, arriva una storia che dà moltissima speranza: un piazzaiolo del quartiere si è infatti rifiutato di pagare il pizzo, e, aiutato da clienti e amici, ha permesso alle forze dell'ordine di arrestare due potenziali malavitosi.
Lo svolgimento dei fatti. La vicenda ha avuto luogo giovedì 14 gennaio, a San Lorenzo, quartiere palermitano da sempre particolarmente soggiogato dalle cosche mafiose della zona. Intorno alle 20, due uomini apparentemente normali entrano in una pizzeria per ordinare una margherita d'asporto. Una volta ritirato e pagato il cibo, i due si avviano verso l'uscita del locale, senonché una volta giunti all'uscio si fermano e attirano l'attenzione di uno dei titolari. Presolo da parte, a bassa voce gli intimano di pagare il pizzo, ovvero una quantità di denaro di tanto in tanto riscossa dalla mafia nei negozi delle città come sorta di garanzia di incolumità per i proprietari e per i locali stessi. L'esercente, però, si rifiuta di sborsare il denaro, e i due uomini allora iniziano a farsi insistenti, con frasi del tipo «tu ci sai fare, sai cosa succede se non paghi», o «trovati gli amici giusti e camperai a lungo», e altre minacce analoghe.
L'arresto. Il proprietario del locale però non desiste, e la scena attira l'attenzione degli altri lavoratori della pizzeria e di alcuni clienti. Che prontamente giungono in soccorso dell'uomo. I due malavitosi, intuito che la situazione non si stava mettendo bene, decidono di lasciar perdere, e tentanto di uscire dal locale per andarsene. Ma un gruppo di persone impedisce loro di abbandonare la pizzeria, e altri ancora si posizionano fuori intorno alla Smart con cui gli estorsori erano arrivati, in modo di impedire loro la fuga in ogni modo. Nel frattempo, l'uomo inizialmente minacciato chiama il 113, e in pochi minuti la polizia arriva sul posto. Dopo essersi fatti raccontare quanto accaduto, gli agenti arrestano i due, successivamente identificati in Sergio Macaluso e Domenico Mammi, rispettivamente 42 e 40 anni e di cui il secondo era già stato arrestato tempo prima sempre per tentata estorsione.
Le dichiarazioni successive. «Non credevo alle mie orecchie, e ripetevo a quegli uomini: vi rendete conto che siamo nel 2016? Smettetela, sono una persona buona». Queste le parola dell'esercente della pizzeria, colui che era stato minacciato da Macaluso e Mammi. I due ora sono reclusi presso il centro di comando di San Lorenzo, e l'attenzione della polizia è incentrata sul tentare di capire se stessero agendo per contro proprio oppure come emissari di qualche cosca più grande. «Non volevo che finisse così», ha proseguito il proprietario del locale, che si è poi definito particolarmente sorpreso e compiaciuto dell'aiuto che ha immediatamente trovato nei colleghi e nei clienti presenti: «Non mi aspettavo che la gente attorno avesse voglia di aiutarmi». Di stucco sono rimasti anche i poliziotti intervenuti sul posto: «Secondo me», afferma ridendo il proprietario, «la polizia non ci credeva che avevamo bloccato due estorsori».
La partecipazione della gente. Ciò che è stato davvero sorprendente, oltre al coraggio del pizzaiolo, è stata in effetti la grande partecipazione delle persone che si trovavano lì per caso: all'arrivo delle volanti, un vero e proprio capannello si era creato fuori dal locale, tale da bloccare il traffico per alcuni minuti e composto da persona che, capita la situazione, hanno voluto dare il proprio contributo per impedire che i due malviventi potessero scappare. «Ognuno in questa città deve fare la sua parte e noi abbiamo fatto la nostra», ci tiene a sottolineare uno dei commercianti, «e d’altronde se non lo salviamo noi il nostro futuro, chi altri può farlo? Gli estorsori devono essere scoraggiati, devono sapere che noi reagiremo. Non dobbiamo avere paura, devono essere loro a temerci». Davvero una bella storia.