Come ha fatto un abruzzese ad innamorarsi dell'Atalanta

Come ha fatto un abruzzese ad innamorarsi dell'Atalanta
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Un cuore nerazzurro in riva all'Adriatico. Rocco è nato e vive in Abruzzo, ma da quando è piccino tifa per l'Atalanta: la passione per il calcio ci racconta sempre storia molto particolari, tra cui quella di questo "giovanotto" di 45 anni suonati, che dopo aver fatto il carabiniere si è buttato anima e corpo nel mondo del pallone. Uno sport che pratica ancora, assieme alla scuola calcio che Rocco segue, dove allena ragazzini che corrono con passione. Sempre con l’Atalanta nel cuore.

Atalantino da sempre, fin dall’asilo. «Sono atalantino da sempre – racconta Rocco – e mi piace dire che sono nato proprio atalantino. A Pescara. Quando avevo 3 anni mio padre iniziò a portarmi in giro negli stadi. Sono stato a Pescara, Roma, Ascoli, Cesena per vedere la Dea. Era l’Atalanta di Bertuzzo,  Pizzaballa e Scala. La prima vera partita arrivò quando ero piccolissimo: Pescara-Atalanta 0-2 con gol del mitico Ezio. Ricordo bene che andavo all’asilo ed ero già un grande appassionato. Mio padre era tifoso del Cagliari, eppure mi ha sempre sostenuto».

Rocco, tifoso atalantino da Pescara
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Rocco, tifoso atalantino da Pescara
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Rocco, tifoso atalantino da Pescara
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Quando le passioni nascono così, quasi dal nulla, può persino accadere di riuscire a condividerle in una zona d’Italia dove normalmente si tifa per altre compagini. «Abito a Pescara, e qui tifano tutti per i biancoazzurri. Il Pescara è una squadra per cui simpatizzo, ma la mia fede è atalantina. Fin da piccolo, tutti i miei amici mi hanno sempre guardato un po’ in modo strano per questa scelta. Quasi non credevano al mio tifo per la Dea, ricordo alle scuole elementari mi chiamavano l'"Atalantino". Bellissimo. Oggi qui al bar si parla di Pescara o delle solite grandi squadre, ma quando mi vedono si parla solo di Atalanta».

Bergamo nel destino. In caserma. Uno che è cresciuto con una simile passione per la Dea, nel suo destino non poteva che avere Bergamo. Ironia della sorte, con una divisa addosso. «Per 10 anni sono stato proprio a Bergamo per lavoro, ho fatto il carabiniere in città, oltre che a Lovere, Sovere, Clusone e poi a Milano in Tribunale. È stato bellissimo, ho seguito tutte le partite in casa e sono stato anche in trasferta, per seguire l'Atalanta, a Milano, Torino, Cremona, Brescia, Roma. Insomma, un po’ ovunque. Nel 1998 tutto è finito e sono tornato in Abruzzo, ma il calcio è sempre stata la mia passione e oggi ho quasi realizzato il mio sogno».

E così si arriva a quella che è la vita di oggi di Rocco, la scuola calcio: «Abbiamo una società e da 3 anni gestiamo anche una struttura sportiva con campo annesso. Tutto va alla grande, in stile atalantino: i colori sociali sono quelli, siamo anche in attesa di affiliazione ufficiale con la società orobica e questa cosa mi riempie di grande orgoglio. In estate ho seguito il ritiro dell’Atalanta proprio per organizzare con il club tutto il necessario, la nostra iniziativa si chiama "Pescara Sud" e tanti bimbi grandi e piccini iniziano a simpatizzare Dea grazie a me. Parliamo di una settantina di ragazzi».

Rocco gioca ancora, con il 7 sulle spalle. Ex carabiniere, allenatore ma anche giocatore. Nonostante le 45 primavere. «Questa è una passione che non ti lascia mai. Sono allenatore degli esordienti e gioco con la prima squadra nel campionato UISP. Dopo una vita passata nei campi, con provini importanti fatti a Cesena, Bologna e anche Atalanta sono passato al Chieti calcio. Sono sceso nei dilettanti, ho fatto tante esperienze in Eccellenza, Promozione e Prima Categoria e ora sono nella serie A dell’Uisp. Siamo tra i migliori della zona». In campo e nel cuore di Rocco, atalantino di Pescara, c’è il numero 7. Quello di Glenn Stromberg. «Sono legatissimo a lui e a Mondonico, il mio calciatore preferito è il Grande vero Capitano svedese. Ho la maglia 7 attaccata sulla pelle, grazie a lui gioco da una vita con questo numero e su ogni campo gli arbitri sanno benissimo il motivo di questa scelta. Ci sono stati tanti giocatori bravi, ma lui è inarrivabile. Il più grande di tutti».

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