I cani di Pavlov che abbaiano contro l’Atalanta e i suoi tifosi
Caro Direttore, leggi alcuni commenti in calce agli episodi delinquenziali di cui alcune vie di Bergamo sono state teatro dopo Atalanta-Inter e scopri che Pavlov ha sempre ragione. Il riflesso condizionato dei suoi cani scatta immancabilmente nei benpensanti e nei luogocomunisti in servizio permanente effettivo, sempre pronti a vomitare melma sull’Atalanta e sui suoi tifosi, a cominciare dalla Curva Nord, sempre pronti a stracciarsi le vesti e sempre dimentichi che i fatti devono essere separati dalle opinioni.
Che cosa c’entrano l’Atalanta e i suoi tifosi, protagonisti ALLO stadio e DENTRO lo stadio, di uno splendido show in campo e sugli spalti, con i criminali in azione in via Taramelli, in via Maj, alla stazione?
Che cosa c’entrano l’Atalanta e i suoi tifosi con chi, LONTANO dallo stadio, tenta di assaltare un bus di tifosi interisti e aggredisce vigliaccamente i poliziotti e i carabinieri? Nulla, c’entrano. Eppure. Eppure, al solito, il cane di Pavlov ha abbaiato alla luna. Per esempio, parliamo degli inviti formulati a Percassi perché "ci metta la faccia” da gente che la faccia ha perso da tempo e magari si sveglia un anno, un mese e 25 giorni dopo per chiedere scusa ai sei ragazzi incarcerati in seguito agli incidenti di Atalanta-Roma (22 novembre 2014) e poi rilasciati perché innocenti. Ai neoguardiani della civica virtù, non è bastato nemmeno il durissimo comunicato di condanna, firmato da Percassi dopo gli incidenti. Che cosa deve fare di più il presidente dell’Atalanta? Lo sceriffo, il prefetto, il questore?
Come se, da quando è ritornato presidente, Percassi non abbia fatto un caposaldo distintivo della propria gestione la battaglia contro i violenti e contro il calcioscommesse, visto il verminaio che ha dovuto disinfestare. Come se non fossero mai esistiti il dialogo costante con i tifosi, le martellanti campagne di educazione sportiva dei ragazzi, le iniziative di solidarietà umana, la strategia mediatica che lancia continui messaggi di fair play e rispetto, il rammodernamento dello stadio per disinnescare a spese proprie la bomba a orologeria dentro la città e trasformarla in un impianto moderno e funzionale.
Già, lo stadio: fa sorridere pensare che, se fosse dipeso da alcuni sputasentenze della Casta, sarebbero ancora nel libro dei sogni il pitchview e tutto quanto è stato fatto e si farà in Viale Giulio Cesare, calamitando elogi e consensi su scala nazionale.
Ora basta, ci è toccato risentire in questi giorni dai pulpiti dell’ipocrisia. Pensa, caro Direttore, per restare nella fattoria degli animali: ci siamo pure dovuti sorbire anche le prediche dei conigli. I conigli che sono rimasti zitti durante il bando trimestrale delle trasferte, inflitto non ai delinquenti, ma alle famiglie di nerazzurri che, come cintura esplosiva indossavano pane e salame e, come molotov, portavano bottiglie di Valcalepio. I conigli che non hanno mai difeso l’Atalanta e gli atalantini dai soprusi di misure anticostituzionali perché se cominciamo a parlare dell’articolo 9 facciamo notte.
Ora basta, lo dice Bergamopost. Basta con il solito copione stantio che criminalizza l’Atalanta, i suoi tifosi, a partire dalla Curva Nord e fa il gioco di chi, dell’Atalanta non è mai stato tifoso, infrange il codice penale e magari la sfanga perché la legge è moscia e in cella non ci sta abbastanza a lungo. Basta con le vestali del politicamente corretto, che si lavano le coscienze con un’intervista alle agenzie e un titolo su un giornale nazionale amico, reclamando sanzioni esemplari da questo Stato, incapace però di garantire sempre la sicurezza di chi sputa sangue per pagare tutte le sue tasse.
A Bergamo non si dice: andiamo allo stadio. Si dice: andiamo all’Atalanta. Il problema è di quelli che restano fuori per portare a spasso i cani di Pavlov.