Fantasmi di barbari e sorelle matte Le quattro leggende della Presolana
Nelle località montane, le leggende - quelle che un tempo i nonni raccontavano ai bambini - stanno conoscendo una seconda giovinezza, perché sono entrate a far parte di quel bagaglio di informazioni che servono a far meglio conoscere, soprattutto ai turisti, la storia e le tradizioni di una località. Ogni paese, solitamente, ha la sua leggenda da raccontare. La Presolana, montagna regina delle Orobie, ne ha ben quattro che la riguardano. Sulle sue pareti si sono cimentati i più noti alpinisti italiani e stranieri, la sua vetta occidentale, la più elevata, fu raggiunta per la prima volta il 4 ottobre del 1870 da Carlo Medici, guida alpina di Castione, Federico Frizzoni e Antonio Curò. Ma una storica salita fu quella del 4 ottobre 1888.
Così viene narrata nel volume Presolana, voci e silenzi, dell’Editrice Cesare Ferrari:
Quel giorno, alle prime luci dell’alba, Carlo Medici e suo figlio Giuseppe erano in cammino verso la Presolana in compagnia di tra alpinisti giunti da Milano: il sacerdote, professor Luigi Grasselli, il principe Manuele Gonzaga ed il sacerdote, professor Achille Ratti. I tre alpinisti si erano rivolti alla guida di Castione per essere condotti in vetta alla Presolana. Lungo il cammino verso la vetta, che durò cinque ore, tra Carlo Medici e i tre illustri alpinisti si instaurò un rapporto di cordialità e di amicizia...
Carlo Medici non immaginò certamente che quel giorno stava guidando verso la vetta il futuro Papa Pio XI, “il Papa alpinista”.
Un nome che sa di mistero
Esistono due affascinanti leggende legate al nome “Presolana”. Una narra che nell’anno 463 il popolo barbarico degli Alani, guidato da Biogor, valicò le Alpi, insediandosi nel territorio bergamasco. Roma reagì immediatamente inviando Ricimiero a capo di un poderoso esercito che affrontò gli Alani sulle pendici del monte che avrebbe poi preso il nome da questo sanguinoso scontro: i romani presero (sconfissero) gli Alani, da qui il nome Presolana. Ma c’è un altro racconto che vede ancora protagonisti i barbari e i romani. I primi erano guidati da re Lana, il quale aveva scelto come roccaforte ultima contro l’esercito romano questo monte, avendo addirittura la propria dimora nella Grotta dei Pagani. Sconfitto, il Re Lana fu catturato. L’evento fu poi ricordato come “la presa di Lana” e da qui Presolana. Gli anziani che vivono nei paesi della conca della Presolana raccontano ancor oggi ai nipotini impauriti che i fantasmi degli Alani, quando la nebbia ammanta la Presolana, si aggirano lamentandosi tra i picchi e le rupi della montagna.
Da dove, allora il suo vero nome? Alcuni studiosi sostengono che possa derivare dai prati assolati esistenti nella zona di Castione. Da “prata-solana”, prati soleggiati, a “Presolana”, hanno dedotto, il passo è stato breve.
Le quattro matte
Questi quattro caratteristici spuntoni di roccia si notano soprattutto da Colere o risalendo i pendii del Monte Visolo, lungo il Sentiero della Porta. A essi è legata una leggenda che ancor oggi, soprattutto in Valle di Scalve, tutti conoscono. Un tempo queste guglie di pietra erano quattro sorelle. Si chiamavano Erica, Gardenia,Genzianella e Rosina. Un giorno, recandosi nel bosco a far legna, incontrarono i folletti. Non si spaventarono, anzi divisero con loro le poche cose che avevano portato per colazione. Prima di rientrare a casa promisero ai folletti che sarebbero tornate da loro. Naturalmente mentirono e si presero così gioco dei piccoli abitatori del bosco e delle caverne. I folletti allora, adirati per l’inganno, intonarono una magica canzone che rese pazze di terrore le quattro sorelle. Rimasero pietrificate nel massiccio della Presolana, strette in un’impervia gola. Da allora questi quattro spuntoni di roccia furono chiamati le “Quattro Matte”.
Il salto degli sposi
Leggenda, questa, molto romantica, ma dal tragico finale. Al Passo Presolana, poco dopo il chiostro di Carlo Bendotti, un vero museo dove sono esposti cristalli e fossili della montagna regina, una facile stradella porta, in una manciata di minuti, al Salto degli Sposi. Una specie di balcone sotto il quale vi è uno strapiombo e dal quale si gode di un superbo panorama sulle Orobie. La leggenda narra di una coppia di giovani sposi polacchi – il musicista Massimo Prihoda e la pittrice Anna Stareat - che, nel 1871, giunti al Passo Presolana, posto dal fascino idilliaco, decisero di non partire più e di rimanere sempre lassù. E in tal modo gli abitanti della località conobbero ed apprezzarono la giovane coppia che ogni giorno si recava al “belvedere”. Un giorno i due sposi, timorosi che il loro grande amore potesse scemare, dopo essersi scambiati un bacio d’addio si gettarono, abbracciati, nel dirupo. Secondo la leggenda i loro corpi esanimi furono poi ritrovati, uno accanto all’altro, tra cespuglietti di mirtillo. Da allora quel belvedere è stato chiamato “Salto degli sposi” ed è meta delle migliaia di persone che ogni anno si recano al Giogo della Presolana.
San Peder
Si tratta di una chiesa millenaria, considerata la prima chiesa costruita a Castione della Presolana. Sorge su un picco isolato che si raggiunge dalla contrada di Rusio e domina una stretta vallata, ricca di sorgenti, che porta alla Malga Presolana. Ai tempi della sua costruzione sono legati alcuni fatti leggendari che interessarono il luogo in cui si stava realizzando. Così vengono narrati nel volume Presolana, Voci e Silenzi:
Attorno al XII secolo sul colle della Passeraia gli operai provvedevano a depositare il materiale necessario alla costruzione della chiesetta, come sabbia, pietre, legname... Nottetempo il materiale scompariva lasciando interdetti gli operai che salivano al colle per i lavori; senza perdersi d’animo e pensando ad uno scherzo, in pochi giorni altro materiale fu depositato nello stesso luogo. Ma anche questa volta il materiale sparì. A questo punto la caparbietà suggerì di riprovarci, curando però attentamente “il ladro” che di notte faceva sparire il materiale. Fu così che una notte alcuni operai di guardia videro una colomba posarsi sulla cima del colle, afferrare con il becco una pietra e rialzarsi in volo, ripetendo poi infinite volte il gesto. All’indomani, dopo estenuanti ricerche, si accorsero che tutto il materiale era stato depositato poco sopra il colle di Passeraia, ed esattamente sul colle di San Peder, in cima ad uno sperone di roccia che domina la Valle dei Mulini e Castione. L’episodio fu interpretato come intervento divino inteso a far costruire la chiesetta sul Colle di San Peder, anziché su quello della Passeraia.
E così si fece. La chiesetta, restaurata dal Gruppo Alpini nel 1974 è meta, ogni anno, di innumerevoli persone che, oltre ad essere spinte da motivi di devozione, ricercano nella località silenzio e quiete.