Cosette, personaggio del romanzo di Hugo

Banksy e la ragazzina in lacrime dedicata ai "miserabili" di Calais

Banksy e la ragazzina in lacrime dedicata ai "miserabili" di Calais
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Sul retro dell’ambasciata francese a Knighstbridge, Londra, ci sono lavori in corso. Su un pannello di legno, quelli soliti dei cantieri – avete presente, finte mezze pareti appoggiate ai muri –, è apparso un nuovo graffito di Banksy. Il soggetto è letterario, il significato simbolico. La giovane adolescente dalle vesti sgualcite è Cosette, la figlia di Fantine dei Miserabili di Hugo, la bambina salvata da Jean Valjean dopo un’infanzia da schiava, cresciuta in un convento di suore e poi, finalmente, innamorata. Alle sue spalle scocca il tricolore francese, sbrindellato alle estremità, e ai suoi piedi una nube di gas lacrimogeni, che la fa piangere copiosamente. In un angolo del quadro-graffito c’è poi un codice QR, da inquadrare con lo smartphone: si apre un video, registrato tra il 5 e il 6 gennaio, a Calais. Più precisamente, nella Giungla, la più grande "bidonville" d'Europa costruita dai migranti.

 

 

Cosette, i lacrimogeni e lo spirito francese. La scena mostra l’incursione della polizia francese nel grande campo profughi sorto a poca distanza dalla Manica, costruito dai migranti che sperano di raggiungere il Regno Unito. Da qualche settimana le autorità stanno cercando di smantellare una parte della baraccopoli e di mandare via circa 1.500 rifugiati, ma senza successo a quanto pare. I lacrimogeni e i proiettili di gomma usati dagli agenti dovevano probabilmente servire come “incentivo” a levare le tende. Il graffito di Banksy, riagganciandosi a questo episodio, critica i mezzi usati dalla polizia e lo fa appellandosi alla figura più innocente dei Miserabili. È possibile che la giovane Cosette sia una sorta di incarnazione dello spirito francese – si veda la bandiera alle spalle -, spirito avvilito dalle contingenze attuali, dalle reiterate deroghe al celebre trinomio ("Liberté, Égalité, Fraternité", Libertà, Uguaglianza, Fratellanza), al quale rimanda, piuttosto chiaramente, la disposizione della figura femminile e della bandiera; un’eco della Libertà guida il popolo, di Delacroix. Ma è altrettanto plausibile che Cosette sia una miserabile tra i miserabili, quelli che aspettano di attraversare l’acqua del mare, uomini, donne e bambini. Quelli che hanno pianto tra i lacrimogeni.

 

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Un tentativo di furto e un provvedimento censorio. Il graffito è stato notato solo pochi giorni fa, sabato 23 gennaio, e la popolazione del quartiere ha già “adottato” con orgoglio l’opera d’arte. Il murales ha fatto tanto scalpore che c’è stato persino un tentativo di furto, fortunatamente andato a vuoto e terminato con la cattura dei presunti ladri. C’è stato, però, anche un provvedimento censorio, questo portato a termine con successo. La società proprietaria dell’edificio che ospita l’ambasciata francese, la Cheval Property Management Limited, ha infatti coperto l’opera dello street artist. Il direttore, Mike Sadler, ha accuratamente evitato di parlare di “censura” e ha affermato: «Stiamo decidendo i piani futuri». Per il bene del politicamente corretto, si presume, e come se la Cosette e la bandiera e il finto fumo lacrimogeno non fossero stati disegnati per essere lasciati lì, davanti a tutti, contro il muro dell’ambasciata di Parigi.

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Il famoso murales dei piccioni "razzisti" di Bansky apparso a Clacton-on-Sea, nell’Essex, ora cancellati.

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Alla spiaggia di Calais, Bansky ha disegnato un bambino con la valigia e con un cannocchiale puntato verso l’Inghilterra, su cui è appollaiato un avvoltoio.

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Rivisatazione di Bansky de "La zattera della Medusa" di Théodore Géricault, con i disperati arrampicati gli uni sugli altri che invocano l’aiuto di una nave militare (sempre a Calais).

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Il murales di Bansky raffigurante Steve Jobs "migrante" nella Giungla di Calais.

I graffiti dell’odissea. Non è la prima volta che Banksy realizza disegni legati all’odissea dei migranti del Mediterraneo. Nella “Giungla” ha creato un graffito che rappresenta Steve Jobs, sacca in spalla e computer in mano, perché Steve Jobs era figlio di Abdul Fattah Jandali, un rifugiato siriano a New York, che se non fosse emigrato in America non avrebbe portato con sé il suo rampollo, che non avrebbe inventato la Apple, che non avrebbe poi pagato tasse per 7 miliardi di dollari agli Stati Uniti. «Il giovane uomo di Homs», come ha detto Banksy, non era certo una minaccia per la sicurezza. In una strada vicino al porto di Calais, poi, c’è un murales che si ispira alla La zattera della Medusa di Théodore Géricault, con i disperati arrampicati gli uni sugli altri che invocano l’aiuto di una nave militare. Di fronte alla spiaggia della cittadina francese è invece comparso un bambino con la valigia e con un cannocchiale puntato verso l’Inghilterra, su cui è appollaiato un avvoltoio. I piccioni razzisti disegnati a Clacton-on-Sea, nell’Essex sono stati cancellati, ma intanto le componenti strutturali di Dismaland, il "parco divertimenti" di Banksy smantellato a settembre, sono state portate nella Giungla di Calais per essere riutilizzate come materiale da costruzione. Nel team che si è occupato del trasporto e della consegna pare ci fosse anche il misterioso Banksy.

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