Donizetti Opera, riconoscimento del Premio Abbiati a “L’ange de Nisida”
È piaciuta la prima mondiale in forma scenica nel cantiere del teatro sul Sentierone
La giuria della XXXIX edizione del Premio “Abbiati” ha designato i vincitori per l’anno 2019: il Premio Speciale va a una produzione del festival Donizetti Opera, la prima mondiale in forma scenica dell’opera di Gaetano Donizetti “L’ange de Nisida”, con la regia di Francesco Micheli, nel cantiere del teatro lo scorso novembre.
«Riceviamo con gioia la notizia di questo premio durante un periodo così difficile – dichiara emozionato Francesco Micheli – Il riconoscimento della critica è importante per tutti noi, perché valorizza ulteriormente il dialogo padri-figli che anima il festival Donizetti Opera come esempio del continuo dialogo tra Donizetti e Bergamo, tra il passato e il presente, tra la geniale eredità artistica del nostro compositore (in parte ancora da riscoprire) e l’operosità connaturata al suo territorio. Ringraziamo tutti gli artisti coinvolti nella produzione dell’Ange de Nisida, a cominciare dal mio compagno di viaggio, il direttore musicale del festival Riccardo Frizza, che ha favorito la formazione dell’organico orchestrale e corale e il cast di splendidi interpreti col quale Jean Luc Tingaud ha letto la partitura ricostruita da Candida Mantica. Il successo va condiviso con tutto lo staff tecnico e organizzativo della Fondazione, con il Comune e anche con le maestranze impegnate nei restauri, che hanno reso possibile quelle memorabili serate nel cantiere del Teatro, la cui imminente riapertura viene ora incoronata da un primo autorevole alloro».
Il recupero della partitura. La partitura dell’Ange de Nisida, che si credeva perduta dopo il mancato debutto nel 1839, è stata recuperata e ricostruita da Candida Mantica, giovane ricercatrice calabrese con un dottorato alla Southhampton University, che ha lavorato per otto anni sui fogli manoscritti alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi, riuscendo a identificare circa 470 pagine manoscritte di Donizetti, grazie anche alla copia di una bozza del libretto conservata a Bergamo. L’allestimento della “doppia rinascita” – con le scene di Angelo Sala proiettate sul pavimento che diventava poi uno specchio, e i colorati costumi di carta di Margherita Baldoni – prevedeva lo svolgimento dello spettacolo nello spazio della platea, l’orchestra in buca ma rivolta verso i palchi e il pubblico disposto nei palchi e su una tribuna costruita per l’occasione in palcoscenico.
Cast. Interpreti vocali erano il baritono Florian Sempey nel ruolo di Don Fernand d’Aragon, Federico Benetti come Le Moine, il tenore Konu Kim come Leone de Casaldi, il soprano russo Lidia Fridman vestiva i panni di Sylvia de Linarès. L’Orchestra Donizetti Opera era diretta da Jean-Luc Tingaud; il Coro Donizetti Opera da Fabio Tartari. Il debutto era stato preceduto da un percorso di sei prove aperte alla città, che avevano permesso a oltre 1500 bergamaschi di entrare in anteprima nel cantiere e conoscere l’opera e i processi produttivi dello spettacolo, secondo un’idea radicata nel festival di azione territoriale.