Zambon sul piano pandemico: «Copia e incolla del 2006. Guerra mi chiese di falsificare»
Il ricercatore dell’Oms Francesco Zambon è intervenuto nella trasmissione "Non è l'Arena". I pm di Bergamo convocano i vertici del ministero della Salute
«Si trattava di un copia e incolla. Guerra stava cercando di coprire o di chiedere a me di falsificare qualcosa in un periodo in cui lui era stato direttore per la prevenzione (….) e io vedevo questo un gravissimo conflitto di interesse rispetto alla posizione che lui occupa oggi». Da quando è stato sollevato il caso il ricercatore dell’Oms Francesco Zambon ha sempre cercato di mantenere il massimo riserbo istituzionale. Ieri (domenica 10 gennaio) è però apparso per la prima volta in televisione, intervenendo in diretta su La7 nel corso della trasmissione Non è l’Arena per parlare dello studio «An unprecedented challenge – Italy’s first response to Covid-19», il tanto discusso rapporto sulla gestione della prima ondata della pandemia in Italia finito al centro dell’inchiesta condotta dalla procura di Bergamo.
Zambon, nel corso della trasmissione, ha confermato che il piano pandemico italiano non sarebbe nient’altro che un semplice copia e incolla di quello del 2006. Un giudizio contenuto anche nel rapporto “incriminato”, pubblicato sul sito Organizzazione Mondiale della Sanità ma rimosso nel giro di 24 ore. Un episodio sul quale aveva acceso i riflettori questa estate il comitato «Noi Denunceremo», che raccoglie i parenti delle vittime del Covid. Secondo anche quanto svelato da un’inchiesta di Report al momento della pubblicazione dello studio Ranieri Guerra, oggi direttore vicario dell’Oms ma nel 2017 direttore generale della prevenzione al Ministero della Salute, inviò una mail a Zambon, intimandogli di modificare il riferimento al piano pandemico italiano non aggiornato.
«Quando ricevetti questa mail con un tono piuttosto intimidatorio la prima cosa che pensai era che Guerra fosse in buona fede, che ci fosse un errore nel rapporto e che ci fosse stato un aggiornamento al piano del 2006 – ha risposto Zambon a una domanda di Massimo Giletti -. Chiesi al team di fare tutte le verifiche del caso, di confrontare tutti i piani che venivano chiamati pandemici per l’Italia dal 2006 ad oggi e poi mi accorsi che non si trattava affatto di buona fede e che il tono della mail e la telefonata che ci fu subito dopo assunse tutto un altro connotato».
Francesco Zambon verso la metà di dicembre si è anche presentato in Procura a Bergamo per essere ascoltato dai magistrati. Secondo quanto riportato da Corriere Bergamo, ai pm il ricercatore avrebbe detto che uno dei suoi più autorevoli contatti era Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, che l’avrebbe contattato dopo la pubblicazione dello studio dicendosi molto sorpreso. Per capire quanto il nostro Paese fosse pronto a rispondere all'emergenza, i magistrati bergamaschi hanno convocato in Procura anche Giuseppe Ruocco, direttore generale della prevenzione prima di Rianieri Guerra, e l'attuale dg Claudio D'Amario, oltre ad altri due funzionari del Ministero della Salute.
«All’inizio ho cercato di gestire la cosa in modo più discreto, poi ho visto che le informazioni che venivano date non erano proprio corrette soprattutto nei miei confronti ma anche dell’organizzazione che rappresento e ho ritenuto di parlare e fare interviste – ha aggiunto Zambon a Non è l’Arena -. Sono assolutamente solo, ben consigliato dai due miei avvocati. Dall’organizzazione non ho avuto grande solidarietà, ma ne ho avuta tanta dai cittadini italiani e non è una situazione facile. È una battaglia che non faccio contro l’Oms ma a fianco dell’Oms. Lavoro per l’Oms e ne sono fiero».