Ricerca

Il primo studio sui danni del Covid-19 al fegato è del Papa Giovanni in collaborazione con Yale

Analizzati i dati dei pazienti deceduti a causa del virus nel 2020: studio pubblicato sul Journal of Hepatology, una delle riviste più prestigiose al mondo

Il primo studio sui danni del Covid-19 al fegato è del Papa Giovanni in collaborazione con Yale
Pubblicato:

Un'importante scoperta su come agisce il coronavirus sul nostro organismo arriva dalla collaborazione tra l'Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la nota Università di Yale degli Stati Uniti. Con un comunicato oggi (giovedì 13 maggio) l'Ufficio stampa dell'azienda ospedaliera ha reso noto che lo studio, condotto sui danni che la malattia causa, nella sua forma grave, al fegato, è stato pubblicato sul Journal of Hepatology, una delle riviste di epatologia più prestigiose al mondo. Un traguardo estremamente importante, considerando che contribuirà a curare meglio i pazienti in terapia intensiva e a salvare molte vite.

La collaborazione tra i ricercatori della prestigiosa Università di Yale, New Haven, Connecticut (Usa) e l’Ospedale Papa Giovanni XXIII ha permesso, per la prima volta, di analizzare e soprattutto riprodurre il meccanismo patologico con cui il virus causa un danno del fegato nei malati di Covid-19. Questo studio conferma il ruolo-chiave della citochina IL-6 e della endoteliopatia, cioè l’infiammazione delle pareti dell’endotelio che riveste i vasi sanguigni, responsabile del danno epatico associato a forme gravi e mortali di Covid-19.

Il virus Sars-Cov-2 induce cioè le cellule dell’endotelio dei vasi sanguigni che irrorano il fegato a produrre una proteina chiamata interleuchina IL-6, che in situazioni normali agisce con funzione di regolazione dei processi immunitari. Quando la sua produzione è sregolata ed eccessiva può portare a stati infiammatori anomali. Nel caso del Covid-19, questa tempesta porta allo stato infiammatorio (endoteliopatia) e alla coagulazione del sangue all’interno dei vasi.

Per lo studio sono stati analizzati i campioni del fegato di 43 pazienti morti di Covid a Bergamo nella primavera del 2020, ma anche le radiografie effettuate dall'unità dell'ospedale in quello stesso periodo. Lo studio è fondamentale in quanto dimostra come le coagulazioni anomale, che portano poi ai casi di trombosi che generano la forma grave della malattia, potrebbero essere fortemente legate all'azione che il virus ha su quest'organo specifico del nostro corpo, motivo per cui si metterebbe l’accento sul ruolo dell’endoteliopatia come principale causa di danno epatico rispetto alla coagulopatia, proprio perché sarebbe la causa di quest’ultima.

«Dal Papa Giovanni arriva ancora una volta un contributo allo sforzo collettivo della comunità scientifica internazionale per conoscere e quindi combattere in maniera efficace questa malattia – ha commentato Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Ringrazio i nostri professionisti per il rigore scientifico e la serietà con cui stanno affrontando la sfida rappresentata da questo nuovo virus».

Questa conclusione suggerisce che l'identificazione precoce dell'endoteliopatia e le strategie terapeutiche per ridurne l'accelerazione infiammatoria potrebbero migliorare il trattamento di malattia da Covid-19 grave, riuscendo così a salvare molti più pazienti.

Seguici sui nostri canali