Il personaggio

Il video della bella intervista a de Roon, dove rivela: «Vorrei chiudere la carriera qui»

Bellissima chiacchierata, a cuore aperto, del centrocampista della Dea con Giulio Incagli, volto del portale di "Cronache di Spogliatoio"

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di Fabio Gennari

«Come gestire l'ambizione? È difficile, molto difficile. C’è una parte di te che vorrebbe vincere un trofeo, magari lo scudetto. Poi dall’altra parte la vita a Bergamo mi piace, la mia famiglia sta bene qui e due delle mie figlie sono nate in città, la terza ci è venuta a 2 anni e mezzo. La società è seria. Magari, se ci fosse la possibilità di fare il salto in una big storica come l’Inter o la Juventus, ci potresti pensare, poi però vedi che l’Atalanta di oggi, in ogni stagione, è sempre nei primi quattro posti della classifica. Gioco in Nazionale, mi sento importante. Mi piacerebbe finire la mia carriera qui, poi nel calcio non si sa mai, ma ad ora la sensazione è questa».

Marten de Roon ha le idee molto chiare. È sempre stato un uomo schietto e le parole che avete appena letto sono contenute in una lunga intervista rilasciata al portale Cronache di Spogliatoio. Il centrocampista olandese ha ospitato a casa sua nelle scorse settimane alcuni colleghi della redazione e ne è uscita una chiacchierata molto piacevole, che ha toccato diversi temi. Tra i più interessanti ci sono senza dubbio quelli legati al futuro, nel calcio ma anche nella vita di tutti i giorni.

Cosa fare una volta appese le scarpe al chiodo? «Io e mia moglie parliamo spesso di queste cose - conferma il numero 15 della Dea -. Due o tre anni fa ero convinto di lasciare il calcio una volta finita la carriera. Volevo scoprire cose nuove. Alla fine, facendo il calciatore, si frequenta un ambiente piccolo, si parla spesso delle stesse cose. Vorrei realizzarmi come imprenditore. Devo dire anche che sicuramente, quando sei un calciatore, poi è più facile rimanere nell’ambiente. I miei compagni mi dicono spesso che potrei diventare un buon allenatore. Adesso sto pensando di fare il corso dopo il ritiro, ma non ho ancora deciso. Voglio anche dare a mia moglie la possibilità di realizzarsi, dipende anche dalle nostre figlie quando cresceranno».

Già, le figlie. La famiglia. Il futuro a Bergamo. «Sono quasi sempre via, tra ritiri e trasferte. Mi piace dedicare tempo alla mia famiglia, gioco con le mie bimbe. In Italia stiamo bene, c’è la montagna ma anche il mare, i laghi, le isole. Andiamo spesso sul Garda o sul lago di Como. Sono due anni di fila che andiamo in vacanza in Sardegna: la preferisco anche alle Maldive, visto che sono stato anche lì lo posso dire. Le bambine sono cresciute qui, parlano italiano meglio di me. Sono più italiane che olandesi».

Marten de Roon, oltre che un martello in campo, è uomo attento all'uso dei social, sempre con il sorriso sulle labbra. «Il mondo dei social, in Italia, è indietro rispetto ad esempio a quanto accade in Inghilterra o negli Stati Uniti. Personalmente, per quel che riguarda la gestione social, la società Atalanta non mi dà nessuna direttiva. C’è sempre la volontà di proteggere l’immagine dell’atleta ma secondo me sui social deve esserci la libertà di esprimersi. Io posto anche dopo una sconfitta. Sarebbe troppo facile pubblicare qualcosa soltanto quando vinci. Quando perdi, arrivi a casa e magari rimani incazzato un giorno, poi finisce lì. Forse si pensa che il calciatore debba parlare solo di calcio e sapere soltanto di quello. Ma dopo l’allenamento c’è un’altra vita anche per noi. Chiaro, dobbiamo essere concentrati sul nostro lavoro. Ma dopo bisogna anche saper scindere la vita professionale da quella personale».

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