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Legna come soluzione alla crisi? Non ne abbiamo abbastanza e soprattutto mancano i boscaioli

C’è chi ha pensato di accendere camini e stufe pellet, ma anche in questo caso le difficoltà non sono poche, dalle multe all’assenza di materia prima e personale

Legna come soluzione alla crisi? Non ne abbiamo abbastanza e soprattutto mancano i boscaioli
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Orobie, terra di boscaioli e di legna un tempo, da anni sta ormai perdendo il patrimonio di conoscenze e di abilità, ma anche di capacità boschive. La questione non è nuova e se ne parla già da anni, ma ora l’argomento sta tornando alla ribalta per un semplice motivo. In tanti, stanno pensando alla legna come metodo per ovviare al caro prezzi dell’energia, nonché ai limiti imposti e all’accensione degli impianti per la quale in Lombardia si dovrà aspettare il 22 ottobre.

Al di là dell’attenzione alla questione ambientale e al rispetto delle norme regionali, che prevedono multe fino a cinquemila euro, l’altra difficoltà da affrontare se si vuole scaldare casa con caminetti o stufe in pellet diventa proprio il reperimento della materia prima. La legna.

Il direttore del Consorzio forestale dell’alta Valle Brembana, Stefano Enfissi, ha spiegato così al L’Eco di Bergamo: «Tutti sono preoccupati per l’aumento dei costi delle materie prime energetiche e anche la legna, seppure ancora di poco, è aumentata di prezzo. Ma la realtà della nostra provincia è che difficilmente si riuscirà ad aumentare l’offerta di fronte a un incremento della richiesta. Le imprese già producono quasi al massimo, penso che ci possa essere un margine del 10%».

Sarà quindi difficile rispondere all’emergenza in tempi brevi, anche perché la legna per l’inverno in arrivo è stata preparata nel corso dello scorso anno, mentre quella che si va a tagliare ora non può essere pronta prima di primavera. Inutile dire che, arrivati a questo punto sul calendario, le temperature si spera saranno aumentate.

L’altro aspetto da considerare è quello della mancanza di manodopera, perché, come continua Enfissi: «Quello del boscaiolo pur con tutta la tecnologia che oggi abbiamo, resta un lavoro di sacrifici che non attira di sicuro i giovani. Tutto questo implica che, in caso di forte emergenza, di sicuro non abbiamo la capacità di rispondere subito».

Si aggiunge la voce di Roberto Dolci, dell’omonima impresa boschiva di Costa Serina, che spiega: ««C’è stato un aumento di richiesta di circa il 30 per cento, ma è difficile soddisfarla. Noi continuiamo a tagliare ma quello che produciamo oggi sarà buono il prossimo anno, quindi non c’è ulteriore disponibilità immediata di legna. I nostro boschi sono di faggio, abete, frassino, carpino e ancora alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, ma di più non si riesce a fare. Il taglio disponibile è quello. Lavoriamo con tre-quattro persone e altro personale è difficile trovarlo».

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