L’usura a Bergamo non si ferma neanche con il Covid (anzi, è peggio)
I carabinieri hanno arrestato due persone e ne hanno denunciate altre quattro, un ricercato a piede libero. Alcuni strozzini percepivano pure il reddito di cittadinanza
Già da tempo le cronache ci raccontano dei danni economici causati dalle misure anti-Covid, che hanno costretto molti imprenditori sull'orlo del fallimento, non essendo più disponibili prestiti per vie lecite, a rivolgersi agli usurai. La provincia di Bergamo non fa eccezione e rientra in questa situazione la storia che stiamo per raccontarvi, che ha portato oggi (lunedì 19 aprile) all'arresto di due persone e alla denuncia di altre quattro.
Tutto parte nel marzo 2020 con l'inizio dell'indagine "Handbrake" dei carabinieri di Bergamo, che investigavano la presenza sul territorio di una serie di soggetti dediti all'usura, che non esitavano a riscuotere il denaro dovuto agli imprenditori in difficoltà con metodi violenti.
Al centro dell'indagine le disavventure di un imprenditore bergamasco, che è anche consigliere Ascom, il quale non potendo più ricorrere al credito tradizionale si è rivolto progressivamente a un numero crescente di usurai di professione, facenti parte della sua rete di conoscenze oltre che a presunti amici, che hanno invece approfittato della situazione di difficoltà in cui si trovava per esigere interessi estremamente alti.
All'inizio l'uomo si era rivolto a D.M.P.L., nato nel '51, che agli atti risultava nullatenente, tant'è che addirittura percepiva il reddito di cittadinanza, attualmente agli arresti in carcere e destinatario di un sequestro pari a 194 mila euro. Nel 2017 l’uomo gli aveva prestato 20mila euro, poi diventati centomila, da restituire con rate mensili con un tasso di interesse mensile del 12%. Insomma, i debiti lievitavano e con l'arrivo della pandemia e dei primi lockdown le cose non erano andate meglio, e infatti l'imprenditore per evitare che dalle minacce si passasse ai fatti era dovuto ricorrere ad altri usurai della sua rete di conoscenze. Si è rivolto così a N.D., classe '87, anche lui titolare del reddito di cittadinanza, che gli aveva prestato mille euro da restituire la settimana dopo con un tasso del cento per cento. Poi ha chiesto soldi anche a N.E., classe '84, conosciuto tramite un "amico", T.R., che gli aveva dato 5mila euro in cambio di un assegno in garanzia di 7500 euro e con un interesse mensile del 50%. Sempre tramite T.R. Aveva incontrato P. G., classe '61. Quest'ultimo sarebbe dovuto finire agli arresti in carcere come il primo strozzino, ma al momento risulta ricercato. Aveva prestato alla vittima un totale di 85 mila euro con un tasso mensile ancora del 12 per cento.
Una spirale debitoria senza fine, che aveva portato infine il commerciante a rivolgersi a qualcuno che riteneva un amico, M. O., classe '64, che gli aveva prestato 5.800 euro in cambio della promessa di restiturglieli dopo dieci giorni con l'aggiunta di mille euro. Alla fine ha accumulato un debito pari a un milione di euro, ha dovuto consegnare la sua macchina a D.M.P.L. dopo essere stato minacciato più volte con una pistola, vendere i suoi gioielli, quelli della compagna e cedere la sua attività. Addirittura l'usuraio P.G. aveva ingaggiato un siciliano dell'84 per effettuare il recupero crediti nei suoi confronti, un'attività che il pluripregiudicato, noto alle forze dell'ordine, svolgeva già da diverso tempo per conto di vari personaggi.
Nel corso delle indagini è emerso come il consigliere Ascom non fosse stata l'unica vittima di questi soggetti: tra questi un altro uomo che, caricato in macchina da uno degli indagati per essere portato in un luogo isolato e malmenato, si è dovuto lanciare dal veicolo in corsa mentre erano in autostrada per salvarsi. Ai soggetti sono stati sequestrati anche la somma complessiva di 10mila euro presenti sui conti correnti di due banche diverse.
Un capitolo di cronaca veramente brutto, che dovrebbe contribuire a tenere alta l'attenzione sulle molte difficoltà di imprenditori e commercianti in questo periodo.