contro la didattica a distanza

Treviglio si riempie di scarpe di bambini: la protesta delle mamme e delle educatrici

Per molte famiglie la misura è ormai colma: «La scuola è un luogo sicuro», hanno ribadito in una lettera inviata anche al presidente lombardo Attilio Fontana

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Ancora una volta quel che è mancato è il tempismo. La comunicazione improvvisa di Regione Lombardia del ritorno alla didattica a distanza, avvenuta giovedì scorso (4 marzo), non ha lasciato indifferenti studenti e famiglie. Soprattutto quei genitori che, dovendo recarsi sul posto di lavoro, hanno dovuto organizzarsi per trovare qualcuno che potesse stare con i propri figli.

Per questa ragione mamme, educatrici e gestori delle attività educative sono scesi in strada a Treviglio, riempiendo piazza Setti con 50 scarpette di bambini, per ribadire che «la scuola è un posto sicuro».

«La chiusura delle scuole – ha spiegato il sindaco Juri Imeri – è una scelta che va senz’altro nella direzione della tutela della salute pubblica, ma che ha creato disagi per il tempismo e la modalità adottata. Diamo così voce a un problema che tutti percepiamo, che ha dato il via a tante iniziative, permettendo a questo gruppo di mamme, educatrici e gestori di raccontare qual è il loro disagio, sapendo che probabilmente cambierà poco nell’immediato».

La manifestazione pacifica, come riportano i colleghi di PrimaTreviglio, è stata autorizzata sia dall'amministrazione sia dal commissariato cittadino. Presente in piazza, oltre al primo cittadino, anche la vicesindaco Pinuccia Prandina.

La testimonianza

A prendere parola è stata Elisa Pierri, titolare de “Il mio nido”, asilo nido e scuola dell’infanzia di Treviglio, che ha letto una lettera inviata al sindaco e al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, persone «capaci di dare voce a questo silenzio assordante».

«La scuola è un luogo sicuro – ha detto – è ora di dire basta. Abbiamo visto bambini di tre anni provarsi la temperatura e igienizzarsi le mani ordinatamente in fila, rispettando sempre le regole. Non possiamo più sostenere decisioni veloci e azzardate e ricordiamo che il 98 per cento delle persone che hanno dovuto lasciare il lavoro sono donne, madri».

Il tutto nella cornice di una triste piazza Setti ormai vuota dove sono state disposte a terra le scarpine dei tanti bambini che oggi sono a casa, qualcuno in didattica a distanza e qualcuno (più piccolo) in attesa di poter solo riabbracciare amici e maestre.

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