Nel 2024

Bergamo ha consumato (in percentuale) più suolo di Milano. Male anche Calcinate, Filago, Orio e Osio Sotto

Legambiente commenta i dati dell'Ispra: «Si preferisce cementificare le aree agricole piuttosto che usare le aree dismesse». La nostra provincia resta terza e diversi territori non brillano

Bergamo ha consumato (in percentuale) più suolo di Milano. Male anche Calcinate, Filago, Orio e Osio Sotto

Un dato sempre più preoccupante riguarda la nostra provincia: è quello del consumo di suolo, un fenomeno che non accenna a diminuire e al quale sia il capoluogo che alcuni comuni del territorio sembrano ormai legati da diverso tempo. A dirlo è l’ultimo commento di Legambiente, diffuso oggi (venerdì 24 ottobre), dei dati regionali Ispra.

La Bergamasca, infatti, è una delle aree in cui si concentra maggiormente in Lombardia il consumo di suolo. Questo perché fa parte della direttrice logistica Brescia-Bergamo-Milano, con le tre province che da sole costituiscono il 52 per cento del suolo consumato nella nostra regione nel 2024.

Nell’effettuare le sue valutazioni e stilare le graduatorie delle zone più colpite da questa tendenza, l’associazione ambientalista non ha però tenuto conto puramente degli ettari spariti, bensì dell’aumento più o meno significativo della cementificazione. Quindi, la variazione percentuale, anche perché altrimenti si metterebbero a confronto in valori assoluti comuni molto piccoli con altri molto grandi.

Bergamasca terza in Lombardia

L’anno scorso, 33.055 ettari di verde del nostro territorio sono spariti per lasciare spazio al cemento, con una variazione rispetto al 2023 del 123,69 per cento. Numeri che ci piazzano al terzo posto tra i territori lombardi, mentre fanno peggio di noi solo – appunto – Milano e provincia, al primo posto (50.344,96 ettari, +161,14 per cento), e Brescia e provincia, che si trova invece al secondo (50.293,17, +160,74).

Leggermente meglio di noi stanno Mantova (24.923,93, +87,19 per cento) e Pavia (28.476,66, +78,04 per cento), che sono interessate dai due principali assi di trasporto Nord-Sud delle merci, con rispettivamente Autobrennero e la Milano-Genova.

Il consumo di suolo nelle province lombarde nel 2024 – Tabella Legambiente su dati Ispra

I Comuni più interessati dal fenomeno

Le sorprese negative non si fermano però qui, considerando che poi nella classifica dei Comuni più interessati dal fenomeno ce ne sono diversi bergamaschi. Il Comune di Bergamo si trova addirittura al terzo posto in Lombardia, con 1.824,01 ettari di verde spariti e un incremento del consumo rispetto all’anno precedente del 15,91 per cento. Peggio fanno solo Lonato del Garda (Brescia), che è al primo posto con 1.143 ettari  e +16,9 per cento, e Noviglio, al secondo, con 148,7 ettari e un +16,35 per cento. In questo caso, il Comune di Milano è quarto, dopo Bergamo (10.667,5 ettari, +13,11 per cento).

All’undicesimo posto regionale troviamo poi Calcinate (348,88 ettari, +10,54 per cento), al tredicesimo Filago, nell’Isola Bergamasca (190,38 ettari, +9,27 per cento), seguito al quattordicesimo da Orio al Serio (212,86 ettari, +9,21 per cento). Al ventesimo infine c’è Osio Sotto, con 288,83 ettari consumati e un +8,47 per cento.

I comuni lombardi più interessati dal consumo di suolo nel 2024 – Tabella Legambiente su dati Ispra

«Bisogna utilizzare le aree dismesse»

«La morsa del consumo di suolo ai danni del territorio lombardo non mostra segni di allentamento – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia -. Certo è che la legge regionale che avrebbe dovuto fermarlo, a undici anni dalla sua approvazione, continua a fornire risultati deludenti, mentre l’insediamento di logistiche e data center non riesce a tradursi in opportunità per rivitalizzare le aree dismesse, preferendo piuttosto cementificare le aree agricole. È necessario il recupero e della bonifica dei sedimi industriali abbandonati».

Nel 2024, la Lombardia è stata la seconda regione italiana, dopo l’Emilia-Romagna, per suolo consumato nell’anno: ben 834,1 ettari di suolo perso. Si tratta, purtroppo, di un dato coerente con la crescita registrata in tutto il Paese, che si allinea ad un trend in peggioramento, che non ci avvicina di certo all’obiettivo consumo di suolo zero richiesto dall’Unione europea.