La risposta che in tanti aspettavano è arrivata. Mercoledì 19 novembre, il Ministero dell’Ambiente ha comunicato che non accoglierà l’istanza d’urgenza presentata dai cittadini contro le puzze della Montello Spa. Una decisione che delude inevitabilmente residenti e i sindaci, ma che segna comunque un punto di svolta: adesso la partita si gioca tutta a livello locale.
Nel provvedimento, il Ministero scrive che dalle verifiche «sono emersi motivi ostativi che non consentono di accogliere l’istanza» e che non ci sono i presupposti per un intervento straordinario. E così, dopo mesi di pressioni, mail, proteste e incontri, arriva la prima risposta formale ai territori della Bergamasca che da anni convivono con odori «intollerabili».
I sindaci avevano chiamato in causa il Prefetto

La risposta del Ministero arriva mentre i sindaci dei Comuni più colpiti – Albano, Bagnatica, Brusaporto, Costa di Mezzate e Gorlago – insieme a avevano appena rilanciato la loro battaglia. Lo scorso 12 novembre avevano infatti depositato una lettera al Prefetto di Bergamo Luca Rotondi, chiedendo «un incontro urgente con Regione Lombardia, Arpa e Ats» e dichiarando senza mezzi termini che «le molestie olfattive colpiscono da troppo tempo i nostri territori».
Nella lettera ricordavano anche l’impegno preso dal Consiglio regionale il 23 settembre, quando era stata approvata una mozione che obbligava la Giunta Maione a pretendere dalla Montello interventi risolutivi. Peccato che, da quel giorno, «non sia arrivato nessun risultato tangibile».
La frustrazione era evidente: «L’obiettivo oggi è dare voce congiunta alle comunità locali», scrivevano i sindaci nella lettera del 12 novembre, denunciando che le misure prese finora «non hanno portato ai risultati sperati».
L’esposto dei cittadini
Il documento ministeriale di risposta arrivato mercoledì, parte proprio dalla denuncia presentata da un gruppo di cittadini, tramite la rete “Aria Pulita Tomenone”. Nell’esposto si denunciavano «emissioni odorigene intollerabili» riconducibili alla Montello e si sosteneva che fosse stato superato «il valore soglia in materia di inquinamento atmosferico».
Gli esponenti chiedevano un intervento immediato del Ministero «in via d’urgenza», sostenendo che la situazione potesse configurare «un danno ambientale». In pratica: Roma intervenga e lo faccia subito.
Stando ad Arpa, la Montello ha fatto migliorie
Una parte centrale del provvedimento riguarda i controlli dell’Arpa Lombardia, che negli ultimi mesi ha prodotto vari rapporti e monitoraggi sull’impianto della Montello.
Il Ministero scrive infatti che Arpa ha imposto «molteplici prescrizioni per la mitigazione degli impatti odorigeni», tra cui quella più recente, che ha visto nel 2025 la realizzazione di un sistema a doppio portone per contenere la fuoriuscita di odori dalle zone di carico dell’organico. Un intervento che lo stesso Ministero definisce parte di un percorso più ampio, la cui efficacia «dovrà essere valutata nel futuro in relazione al contenimento della problematica delle molestie olfattive».
Nella nota ministeriale si riconosce d’altra parte «l’evidente presenza di una importante criticità ambientale che interessa un’area molto vasta del territorio della regione Lombardia». Dalla documentazione di Arpa emerge, infatti, «come l’impianto di trattamento rifiuti della Montello Spa, sia caratterizzato da un funzionamento molto complesso, anche in relazione ai quantitativi dei rifiuti trattati e alle caratteristiche orografiche della zona in cui è situato». Tutto questo, aumentano inevitabilmente la difficoltà dell’azienda nella gestione degli odori.
Perché il Ministero ha detto “no”
Ma perché il Ministero non interviene? Nella pagina finale del documento c’è la motivazione, molto chiara: «Dalle risultanze istruttorie sono emersi motivi ostativi che non consentono di accogliere l’istanza».
La relazione prodotta dall’Arpa incentrata sul complesso quadro autorizzativo e di funzionamento dell’impianto della Montello Spa, e relativo problema degli odori, è evidente. Non emergono tuttavia elementi riconducibili a una sussistenza di impatti sulle risorse naturali tutelate dalla normativa sul danno ambientale (acque, specie e habitat protetti, terreno) determinati dalle emissioni odorigene dell’impianto.
In sostanza, non è stato accertato un danno ambientale grave e immediato, e quindi non possono essere attivati i poteri straordinari previsti per legge dal Ministero dell’Ambiente.
E adesso?
La sensazione è quella di combattere contro i mulini a vento. Se il Ministero non interviene, chi dovrebbe farlo? La stessa nota lo dice chiaramente. Il documento è stato inviato «agli Enti e alle Amministrazioni in indirizzo per l’adozione degli ulteriori eventuali provvedimenti di rispettiva competenza».
Tradotto: tocca agli enti locali. La palla passa quindi a Regione Lombardia, Arpa, Provincia di Bergamo, Prefettura e ai Comuni interessati. Il Ministero prevede anche una finestra di dieci giorni per permettere ai cittadini di presentare osservazioni, ma specifica che questa fase «non determinerà necessariamente l’accoglimento dell’istanza».
Bene ma non benissimo
Forse non è la risposta che sindaci e comitati si aspettavano da Roma, ma almeno adesso la situazione è finalmente chiara. Il Ministero non chiude gli occhi, ma dice che la competenza è dei livelli locali, che devono assumersi la responsabilità di decidere quali misure adottare e in che tempi.