L'unione fa la forza

A chi aggrapparsi per risalire la china? Non può esserci un solo nome, dipende dal gruppo

Quando ci sono tanti giocatori importanti e una scalata sfidante da compiere, è necessario puntare davvero su tutte le forze a disposizione

A chi aggrapparsi per risalire la china? Non può esserci un solo nome, dipende dal gruppo

No, non c’è solo un nome. L’Atalanta, per risalire in campionato e tornare in una posizione di classifica più consona ai valori che la rosa può esprimere, deve fare affidamento soltanto sul gruppo.

Non c’è un calciatore che può prendere in mano, da solo, la nuova Dea di Palladino e portarla in alto. Juric ha detto in diverse circostanze che non ci sono, nell’Atalanta di oggi, giocatori nettamente superiori rispetto ad altri. Chiaro che non sono tutti uguali, ma è altrettanto chiaro che il mister croato aveva ragione.

Per un motivo o per l’altro, la Dea di oggi non ha un leader tecnico assoluto. Non ha un Lookman nella sua versione migliore, non ha un Ederson o uno Scamacca sui livelli top che abbiamo conosciuto. E lo stesso vale anche per gli altri elementi che in questi anni hanno rappresentato le fondamenta dei successi nerazzurri. I motivi sono diversi. Forse solo Carnesecchi. Per il resto, è tutto il gruppo squadra a dover fare un cambio di passo.

L’Atalanta ha la fortuna di avere prime scelte e alternative di alto livello. E nessuno, in questo momento, può considerarsi intoccabile: oggi non c’è un Retegui che, da solo, trascina in fase realizzativa; semmai ci sono diversi uomini che, là davanti, possono fare bene. Da un certo punto di vista, questo è un vantaggio: se distribuisci le potenzialità di crescita è facile che tutti ne traggano beneficio. Che l’Atalanta ne tragga beneficio. Ma sempre e solo grazie al gruppo, non a uno o a due giocatori e basta.