A Frosinone come a Firenze, gli errori individuali pesano e così si buttano via punti
Sono momenti decisivi quelli in cui una scelta sbagliata può davvero rovinare una partita. Nelle ultime due trasferte è successo proprio questo
di Fabio Gennari
Quasi tutti i gol contengono sempre una percentuale di errore da parte dell'avversario, è normale e solo in occasione di grandi prodezze si può considerare questo aspetto come assolutamente secondario. Se però incassi cinque reti come quelle che la Dea ha preso a Frosinone e a Firenze, tutte figlie di disattenzioni anche gravi, è evidente che parlare di gioco, di prestazione, di conduzione della gara diventa secondario. Quasi un dettaglio. Perché ormai con tutte le squadre devi essere bravo se vuoi fare risultato, ma in alcune circostanze questo è ancora più necessario.
A Firenze la Dea ha incassato un gol sugli sviluppi di una punizione centrale difendendo come, parole di Gasperini, non aveva mai difeso prima. La seconda rete è una lettura colpevolmente ritardata di Scalvini che non ha chiuso su Quarta e la terza un tentennamento decisivo di Ederson, che poteva liberare l'area e non lo ha fatto.
Nella precedente sconfitta di questa stagione, a Frosinone, un pallone perso da Lookman e una dormita colossale su calcio d'angolo avevano apparecchiato il patatrac.
Quando il mister parla della testa è chiaro che si riferisce a questi aspetti. Le disattenzioni non sono risolvibili con tattiche particolari o con degli schemi: se sei piazzato bene come Ederson, per fare un esempio, ma sbagli la scelta c'è poco che possa fare la tattica, si entra nel campo della tenuta mentale sul terreno di gioco.
Siamo all'inizio della stagione, nulla è irrimediabilmente perso, ma sono punti importanti quelli che si lasciano per strada e che rischiano di minare certezze che invece sarebbero molto preziose.