di Fabio Gennari
Questa volta – il direttore me lo concederà – vi parlo della mia emozione. Ogni giorno, fin dall’inizio, vi ho raccontato l’Atalanta cercando di trasferire passione e sensazioni dal campo da gioco. In Italia e in Europa, da Bergamo o da Haifa. Con Gasperini ci siamo tolti enormi soddisfazioni, qualche delusione come la finale di Coppa Italia a Roma del 2019 ci ha fatto arrabbiare, ma ora che il calcio riparte dopo una delle emergenze sanitarie più grandi di sempre è giusto fermarsi e guardarsi dentro. In fondo al cuore.
Qualcuno dice che non è calcio, altri spingono con forza sul concetto che senza tifosi è tutto molto diverso. Personalmente, sono uno che ama seguire le gare sentendo il profumo dell’erba, scrivere di calcio dalla tribuna stampa è emozionante e non ho la minima idea di cosa succederà domani sera alle 19.30 quando inizierà Atalanta-Sassuolo. Però sono emozionato al pensiero che tutto ricominci e in questi giorni, tra un pezzo e l’altro con argomenti molto più vicini alla quotidianità, mi rimbalzano in testa le parole di Gabriele, un amico che per colpa del maledetto Covid-19 ha perso il suo papà.
«È dura Fabio, quando ci penso lo sconforto è totale – mi ha detto – e spero che le partite ricomincino presto perché tornare a vedere l’Atalanta sarebbe importantissimo: la testa avrebbe 90′ minuti molto simili alla normalità per distrarsi un po’». Sul tema si sono espressi in tanti, i pareri sono anche molto diversi (la posizione della Curva Pisani, ad esempio, è opposta a quella dell’amico Gabriele) ma credo che in questo momento nessuno possa giudicare. Sarà speciale tornare a vedere la Dea, sarà speciale farlo ricordando il papà di Gabriele e tutti gli altri bergamaschi che sono andati avanti.