Auguri guerriero, mòla mia!

Auguri guerriero, mòla mia!
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(di Fabio Gennari)

Nel giorno più triste, voglio ripartire dall’immagine più bella. Era il 23 settembre del 2012, l’Atalanta cercava la vittoria in casa dopo l’1-0 strappato a San Siro grazie a Luca Cigarini e, contro il Palermo, la porta sembrava stregata. Minuto 42 della ripresa, calcio d’angolo dalla destra con la palla che arriva al centro dell’area. Ci sono tante maglie nerazzurre, una in particolare sbuca dal gruppo e piazza la zuccata vincente. Ecco l’1-0, ecco Cristian Raimondi: la corsa a perdifiato a sbattere i pugni sul vetro, quell’arrampicarsi sul cancello che separa il campo dalla Curva Pisani e una gioia grande. Grandissima. Enorme.

 

 

Voglio ripartire da qui, dall’unico gol segnato da Cristian Raimondi con la maglia dell’Atalanta perché l’augurio più grande che posso fare, che voglio fare, che tutti i tifosi bergamaschi devono fare a CR77 è quello di poter tornare a provare un’emozione così bella. Adesso che tutto sembra crollato, che tutto sembra nero è giusto aprire uno squarcio azzurro e cercare la fine del tunnel.

Perché di tunnel si tratta, inutile girarci attorno. Ho seguito Empoli – Atalanta in tv e quando ho visto le immagini dell’infortunio mi sono subito messo le mani nei capelli. Ho avuto la sfortuna di rompere il crociato sia nella gamba destra che in quella sinistra, conosco perfettamente il rumore sordo del legamento che si spezza e quel dolore spaventoso che ti prende subito il cuore. L’ho visto uscire in barella in lacrime, l’ho rivisto in panchina con le stampelle nella ripresa a guardare i compagni strappare lo 0-0 contro l’Empoli.

In serata ci siamo scambiati qualche messaggio, l’attesa della risonanza non lasciava grosse speranze e anche durante la mattinata l’aggiornamento non era per nulla confortante: dolore, poco gonfiore e una sensazione strana. Poi, alle 19.16, la notifica di Whatsapp: «Crociato!», mi ha scritto.

Cristian Raimondi è uno di quelli a cui non augureresti mai una cosa simile. Soprattutto in un momento simile. Non che per altri giocatori si sperino cose così brutte, ma lui è Cristian Raimondi. Uno che l’Atalanta ce l’ha tatuata addosso, uno che nei momenti difficili soffre più di tutti i suoi compagni e che nei momenti di gioia estrema è davvero sulle nuvole. Ricordo come se fosse ieri la notte dopo Inter-Atalanta 3-4, tripletta di Denis e San Siro sbancato: mancavano pochi minuti alle 2, entrambi stavamo a casa sul divano con pochissima voglia di prendere sonno. Abbiamo ripercorso al telefono la magia di quella serata, un incrocio di passione totale.

Perché Cristian Raimondi è uno che all’Atalanta ci tiene davvero e che nei prossimi 5-6 mesi farà l’impossibile per tornare a giocare. Sarà operato molto presto, a Barcellona o a Roma poco importa. Quello che conta davvero è che da qui a fine stagione sarà fondamentale riaverlo a Zingonia, vicino al gruppo. Ad un guerriero puoi spezzare un legamento ma una volta caduto a terra, alzerà lo sguardo e lotterà per rialzarsi e tornare più forte di prima. Nessuno abbia dubbi.

Solo sette giorni fa ho scritto 10 buone ragioni per dargli la fascia di capitano. Concetti di cui sono profondamente convinto. Non succederà sul campo ma, nei commenti della gente e nei cuori dei bergamaschi, è come se fosse già avvenuto. L’ho sentito ieri sera, il morale era quello che può essere dopo una batosta simile ma, in sottofondo, ho sentito la gioia dei suoi bimbi alzare il volume dell’allegria e sono sicuro che Sarah, Camilla, Giulia e Luca sapranno accompagnarlo con l’affetto che merita nei duri mesi della riabilitazione.

Qui fuori, tutti noi non possiamo far altro che stringerci in un abbraccio grandioso per uno che quella maglia la suda da quando la indossa. Uno che l’anno prossimo, ne sono sicuro, sarà ancora in ritiro a Rovetta nonostante un contratto che scade a giugno 2015. Uno che, nella mia Atalanta, gioca titolare anche su una gamba sola. Uno che ci mette l’anima, il cuore e ogni goccia di sudore e che in questo momento difficile si merita di sentire addosso tutto l’affetto della gente che vuol bene all’Atalanta. Mola mia Cristian, mola mia!!

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