Non è un passaggio banale. Né scontato, né indolore. Raffaele Palladino, classe 1984, oggi (19 novembre), alle 18.30, sarà presentato come nuovo tecnico dell’Atalanta.
È la seconda volta, in questo ciclo di presidenza Percassi, che accade di iniziare la stagione con un mister e trovarsi, dopo qualche mese, a conoscerne un altro. Nei giorni scorsi, l’intervista all’ad Luca Percassi ha fatto un po’ da collegamento tra passato e presente, con un’analisi di cosa non è andato con mister Juric. Oggi, invece, inizia ufficialmente un nuovo percorso e l’unica cosa che conta davvero è risalire la china in campionato.
Come? Con quale progetto tecnico? Puntando su quali elementi? Cercando la vittoria con che approccio? Stando bloccati sul 3-4-2-1 oppure con novità tattiche? Ci sono tante domande che possono essere poste al nuovo tecnico, perché il popolo nerazzurro ha certamente voglia e bisogno di capire cosa non è andato. Ma la verità è che ora bisogna guardare avanti, cercando di non ripetere gli errori e provando a costruire un nuovo ciclo.
È necessario investire tempo e risorse – mentali e fisiche – per capire quello che è stato, comprendere gli errori e quel poco che di buono si salva per poi ripartire, migliorare.
Palladino non ha la bacchetta magica, sarebbe sbagliato credere che in pochi giorni di lavoro riesca già a dare la sua impronta alla squadra. In questo momento, forse, il nuovo mister deve solo pensare a come tirar fuori dai cassetti della memoria dei giocatori la prestazione di Marsiglia, o quelle viste contro il Milan, la Lazio e il Como e lasciare in un angolino le pessime prove offerte contro il Sassuolo, l’Udinese, la Cremonese e il Parma. Come? Lo capiremo quando Palladino parlerà.