Il Bocia è un fiume in piena «Questa Dea non ha limiti»

Il Bocia è un fiume in piena «Questa Dea non ha limiti»
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Claudio “Bocia” Galimberti è al settimo cielo. Il leader della tifoseria atalantina sta festeggiando da giorni la grande vittoria con la Roma, il 2-1 maturato nel finale ha esaltato tutti e proprio lui è il primo che crede nella qualificazione europea. Anzi, il Bocia punta più in alto: questa squadra può fare una specie di miracolo, vincere lo scudetto.

 

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Ripartiamo da domenica: come hai seguito la gara?

«Eravamo a giocare a San Giovanni Bianco, la nostra partita è iniziata alle 14.30 e quindi nello spogliatoio abbiamo seguito insieme la parte finale del match. Ho un compagno che ha uno di quei telefoni moderni su cui è possibile anche guardare la Serie A. Il rigore e il fischio finale li abbiamo visti in macchina ed è stata un’emozione davvero incredibile. Mamma mia che roba».

L’ultima volta, qui su BergamoPost, parlammo del momento complicato che stava vivendo la squadra.

«Sì, ricordo, venivamo da due sconfitte con Lazio e Sampdoria, ma la squadra aveva comunque dato dei segnali importanti. Il mercato era appena finito e c’era un disfattismo incredibile nell’ambiente: la sosta di inizio settembre è servita un po’ a tutti per rifiatare e ricompattarsi, la Curva non ha mai mollato e fortunatamente i risultati sono arrivati».

Con il Palermo, avete esposto uno striscione molto significativo.

«C’era scritto: “Basta con i soliti teatrini, fiducia in Paloschi e Gasperini”, non è stato facile prepararlo ed esporlo perché le cose stavano andando male e anche se sono convinto che il mister abbia grandi meriti, in quel frangente anche noi abbiamo fatto qualcosa di importante. Adesso l’ambiente è esaltato ma in quel momento c’era grande negatività: abbiamo ribaltato tutto e oggi ne godiamo».

A Pescara contro il Crotone Gasperini ha preso tutti in contropiede.

«Credo che la partita chiave sia stata proprio quella. Ero molto preoccupato, noi storicamente facciamo grande fatica con queste squadre, ma quando ho visto la Dea andare subito in attacco e trovare il gol dopo un paio di minuti mi sono sentito sollevato. Abbiamo vinto bene, il 3-1 è stato netto e quella sera è iniziata la svolta. Contro il Napoli mi aspettavo una grande prestazione ma le scelte sono state figlie della vittoria di Pescara, il mister vede i giocatori ogni giorno e nessuno può scegliere meglio. Ma soprattutto la testa era sgombra. Contro il Crotone il dominio è stato totale, il controllo del match anche e non si sono mai corsi pericoli. Serata decisiva soprattutto per il modo in cui si è trovato il risultato».

 

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Eppure anche i giorni successivi non sono stati facili.

«La piazza era, come ho detto, incredibilmente contro Gasperini. Il presidente Percassi probabilmente ha vacillato ma ha tenuto duro e il lavoro del mister poi è uscito. Il gruppo ha risposto alla grande e dopo quei 3 punti e una classifica un po’ migliore (la Dea era a quota 6) è iniziato il grande ciclo che stiamo vivendo».

Cosa ti stupisce in particolare?

«Tutto, indistintamente. Abbiamo un gruppo con grandi valori guidato da un autentico maestro come Gasperini che ha sposato in pieno la filosofia e che, mi dicono, segue anche gli Allievi oltre alla Primavera. La scorsa settimana ha visto una partita a Zingonia e dopo il fischio finale ha voluto conoscere qualcuno dei ragazzi: è completamente dentro al progetto ed è proprio quello che serve. Gente come Caldara o Kessie, in questo momento, non hanno la percezione completa di quello che sta dando e di quello che può dare. Magari tra un paio d’anni inizieranno a pensare come gestire la crescita e migliorarsi, ma adesso vanno dentro senza nessuna paura di sbagliare e sono liberi mentalmente. Davvero qualcosa di inimmaginabile».

L’ambiente è esaltato, allo stadio si può fare qualcosa di ancora più grande per la squadra?

«Il clima e il trasporto sono totali, allo stadio i tifosi sono decisivi ma l’unica cosa che manca adesso è la presenza massiccia in trasferta. Gli ultrà portano avanti un certo tipo di discorso e quindi non hanno aderito alla tessera del tifoso. Sono convinto che se una situazione come questa si fosse verificata anni addietro quando non c’erano tutte le limitazioni di oggi, Bergamo e la sua gente avrebbero fatto parlare tutta l’Italia per l’incredibile entusiasmo in giro per gli stadi della Penisola. A Bologna, l’anno della Coppa delle Coppe in B, andammo in 6mila al seguito della Dea e domenica prossima si sarebbero toccati certamente questi numeri. Lo ha detto Sacchi, lo ha detto Vialli e sono d’accordo: in questi momenti esce il nostro essere genuini, il grande senso di appartenenza e la gioia di un popolo intero che segue la sua squadra. E non è ancora finita, dallo stadio si passerà alla festa in piazza, sono convinto che potremo toglierci ancora tante soddisfazioni».

Hai mai visto un’Atalanta così bella?

«Bisogna vedere quanto duriamo ma se si riescono a tenere certi ritmi questa squadra diventerà la più bella di sempre. Certamente è quella più giovane. La formazione di Mondonico del 1989 è stata stupenda, anche nel 1991 ci sono stati bei momenti. L’Atalanta di Giorgi, quella di Del Neri che schiantò la Roma e l’Inter di Mourinho e molte altre: si sono viste squadre da applausi ma oggi è stata riscoperta la storia vera della Dea. Dagli anni ’50 in poi, l’Atalanta è questo. Il primo scudetto della De Martino (ex Primavera) lo vinse mio padre nel 1948 al Flaminio di Roma, negli anni il settore giovanile ha sfornato giovani che in prima squadra si sono affermati e oggi siamo alla massima espressione del concetto. Sento Gasperini parlare di una piccola Bilbao e mi esalto, è l’uomo perfetto per noi: ho grande rispetto per tutti i nostri ex allenatori ma il mister oggi è attentissimo anche ai più piccoli. Grandioso».

 

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C’è qualcuno che ti stupisce di più?

«Paloschi e Migliaccio. Potrei dire anche Raimondi ma sarebbe troppo facile, lui è un tifoso prima che un calciatore. Ha l’Atalanta dentro. Paloschi e Migliaccio sono due grandi ragazzi, uno è bergamasco e pensava di essere titolare mentre l’altro mi dispiace non vederlo in campo ma devo dire che sono due esempi grandiosi di come si lavora in un gruppo. È grazie a elementi come loro, a quello che danno alla squadra che si possono ottenere grandi risultati. I ragazzi non si rendono conto di quello che fanno ma giocatori come questi nello spogliatoio sono qualcosa di veramente prezioso. Due esempi, per tutti».

Credi davvero all’Europa?

«Sì, credo tantissimo in questa squadra. Non possiamo fallire, c’è la grandissima occasione di fare qualcosa di sensazionale. Anzi, vi dirò di più: ho controllato i calendari e quando si giocherà Juventus-Roma noi saremo di scena a Milano contro i rossoneri. È la grande occasione per accorciare verso l’alto e puntare dritto allo scudetto».

Ci stai dicendo che il Bocia crede allo scudetto?

«Esatto, sfrontati al cento per cento. Lì davanti si mangiano i punti a vicenda e pensano tutti a fare la corsa sulla Juventus o sulla seconda in classifica che c’è di volta in volta. L’Atalanta le incontrerà tutte una dopo l’altra e se arriviamo alla sfida di San Siro con tre punti di svantaggio sulla vetta possiamo tentare l’aggancio. I nostri ragazzi non si sono ancora resi conto di quello che stanno facendo, sono dei giovanotti che scendono in campo con grande freschezza e sfrontatezza e tutto può accadere».

E se capitasse davvero di arrivare primi?

«Mamma mia, se succede credo che per una settimana a Bergamo non lavorerà più nessuno. Sarebbe una festa totale».

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