Il personaggio

Che bello quel coro per Pezzella! I tifosi della Dea non amano solo i campioni

Da oggetto misterioso a completamento della rosa, il ragazzo napoletano si sta facendo strada nel gruppo e il pubblico lo apprezza

Che bello quel coro per Pezzella! I tifosi della Dea non amano solo i campioni
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di Fabio Gennari

A inizio ripresa, dopo un pallone splendidamente lavorato da Miranchuk quasi sulla linea di fondo, "Pino" Pezzella ha scoccato un destro (lui è mancino) dal cuore dell'area di rigore che si è stampato sul palo lontano a Lezzerini battuto. In quel preciso momento, i pochi intimi presenti al Gewiss Stadium hanno strozzato in gola il boato del gol per poi lanciarsi in un coro per l'esterno napoletano. Ed è stato bello e importante sentire questa manifestazione d'affetto per il numero 13.

La storia della Dea è nota a tutti, uno striscione di qualche anno fa spiegava bene come all'Atalanta servano «uomini, non campioni» e la frase si concludeva con la richiesta di metterci gli attributi. In perfetta rima con "campioni". Adesso che Gasperini ha stravolto il calcio nerazzurro, chi arriva da lontano e ha mangiato il pane duro della Serie B o, addirittura, della Serie C guardando alla salvezza come obiettivo e all'Europa come sogno, non può che applaudire Pezzella.

Il ragazzo, in prestito dal Parma, viaggia spedito verso la conferma in nerazzurro. Ha il grande merito di non aver mai smesso di spingere e lavorare, la crescita è evidente e quanto sta dimostrando è figlio solo di quanto mette in campo ogni giorno a Zingonia. Non è un campione, forse non sarà mai un altro Gosens, ma quando scende sul terreno di gioco mette dentro tutto quello che ha. Che sia poco o tanto importa il giusto, il tifoso atalantino capisce bene quello che uno può fare ed è normale sentire applausi per chi viaggia al massimo di quello che può dare rispetto, magari, a chi ha grandi doti ma in campo non dimostra di metterci l'anima.

C'è un'altra ragione che rende la storia di Pezzella con l'Atalanta ancora più bella da raccontare: la maglia sudata. Quella del classe 1997 napoletano è sempre fradicia, i tifosi lo capiscono e forse si sentono anche molto più vicini a lui piuttosto che al Muriel di turno. Il motivo? Semplice: se sei un campione fai spellare le mani per le giocate, i gol o i numeri che fai; se sei un professionista con mezzi meno importanti ma lasci tutto sul campo per la squadra, i tifosi della Dea ti adottano, ti applaudono e ti spingono quando sei in difficoltà. È qualcosa di difficile da spiegare, ma che ogni vero sostenitore della Dea sa perfettamente.

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