Come fanno Inter e Juve a comprare se son piene di debiti? Dipende dalle garanzie
Più debiti hanno e più ne fanno: è la strana realtà di società che non badano a spese sul mercato nonostante i bilanci siano in rosso
di Fabio Gennari
Ci sono una serie di incroci, approcci e misure che ai più dicono poco o nulla. Anzi, spiegano molto meno di quanto si possa fare usando invece parole semplici e dirette. La Juventus che sta per chiudere l'operazione Vlahovic a 75 milioni e l'Inter che ne spende 28 per Gosens sono realtà che, nonostante i debiti maturati (460 milioni tra torinesi e milanesi), continuano a spendere sul mercato risorse che altri non si sognano nemmeno di mettere sul tavolo. Ma come fanno? Possibile che nessuno metta dei paletti per evitare un mercato tanto squilibrato verso chi ha più copertura rispetto a chi gestisce una società sempre facendo utili?
Il ragionamento è molto semplice: nel nostro calcio c'è chi finanzia i debiti con altri debiti e contrae ulteriori debiti con l'obiettivo di raccogliere, nel tempo, crediti sempre maggiori per coprire i vecchi debiti. È un circolo vizioso. Funziona un po' come un grande elastico: lo tiri il più possibile, poco prima che si spezzi allenti la presa (ad esempio l'Inter con le cessioni di Hakimi e Lukaku) e dopo aver chiesto ai tuoi investitori un altro sforzo (garantito da banche e istituti di credito) fai ancora mercato per continuare a provare a vincere e incassare.
In Italia, la Juventus e l'Inter fanno questo tipo di calcio che, ad esempio, non è più del Milan. I rossoneri sono entrati in modalità "sostenibilità", cercano di ridurre i costi e di fare mercato con giocatori giovani, che possono crescere e poi diventare uomini mercato. Da una parte società indebitate con alle spalle gruppi o famiglie che garantiscono, dall'altra chi prova a portare avanti un modello più sostenibile. Come l'Atalanta. E in un contesto simile, fa sorridere sentire un dirigente dell'Inter come Marotta lamentarsi dei mancati aiuti del Governo al calcio. Già spendono più di quello che hanno e invocano aiuti per spendere ancora di più. I tifosi, un po' ovunque, sono allibiti da questo approccio.
La verità è che non esiste nessuna norma che "premia" chi amministra bene. Attenzione, non parliamo di multe per chi amministra male, ma premi per chi si comporta in modo virtuoso. Il mercato viene fatto con soldi e investimenti, nessuno va a sindacare che le garanzie per un certo investimento sono legate alla potenza del club (si intende la proprietà) o alla buona gestione di un club. Sono due cose estremamente diverse. Fino a quando non ci sarà una regola chiara, i ricchi saranno sempre più forti anche se amministrano male e i più attenti non avranno vantaggi né sul mercato né di nessun altro tipo. Questo è un problema davvero molto grande.