Con Scamacca a mezzo servizio, Touré ai box e i difensori contati, stiamo facendo grandi cose
Se la squadra, con tutti i problemi che ha avuto, è vicina alle posizioni di vertice e in Europa ha vinto il suo girone, è giusto essere ottimisti
di Fabio Gennari
In campionato 26 punti in sedici partite, in Europa League 14 in sei partite: il totale dei punti conquistati sul campo dalla Dea è di 40 in 22 partite, con il settimo posto in Serie A a ridosso della zona Champions e il primo posto nel girone europeo che vale il pass (e la serena attesa) per gli ottavi di finale.
I numeri della stagione orobica fino a questo momento raccontano di un gruppo che sta facendo ottime cose pur senza poter contare sui 60 milioni investiti in estate per l'acquisto di due centravanti (Scamacca e Touré) e con i difensori contati.
Qui non è questione di guardare il bicchiere mezzo pieno ma, semplicemente, di constatare. Secondo tanti osservatori, la Dea finora ha spesso giocato bene solo metà partita. A volte il primo tempo, altre il secondo, ma non ci sono ancora state prestazioni che per 90' più recupero hanno visto i bergamaschi comandare le operazioni. Certo, gioca anche l'avversario, ma a volte sembra contare nulla. E invece la capacità di fare 40 punti (in Italia e in Europa) in 22 partite e di averne persi almeno altri 3-4 in modo davvero evitabile deve dare fiducia, non far arrabbiare.
I conti si fanno alla fine, l'Atalanta in questo momento non ha alternative in difesa e davanti non ha ancora potuto contare su una grossa fetta del potenziale acquistato in estate. La domanda è semplice: e quando sarà possibile farlo? Quando l'Atalanta riuscirà a giocare 90 minuti sullo stesso livello e non solo 45'? Quando gli errori individuali diminuiranno?
Certo, le cose potrebbero anche peggiorare. Ma pure migliorare. E allora non resta che continuare partita per partita, ricordando che i conti si fanno solo alla fine. Per ora, quelli parziali, tornano eccome.
Licenziare damico