Condizione mentale e atletica, segnali enormi che valgono quasi più del 4-0
La compagine orobica era parsa in affanno nelle scorse gare (non tutte, per la verità), ma a Torino si è completamente riscattata

di Fabio Gennari
Servivano segnali, prima che punti. Qualcosa su cui ragionare con fiducia in vista della fine della stagione, appigli certi cui aggrapparsi senza ascoltare chi pensa che una squadra di calcio sia semplicemente un interruttore della luce: accendi e voli, spegni e sei finito.
Sul campo della Juventus l'Atalanta ha vinto 4-0, colpito un palo, subito niente se non due tiri negli ultimi minuti e controllato le operazioni con gambe e cuore, grazie a segnali arrivati da chi nelle ultime partite non aveva convinto. Non aveva reso secondo quello che ci si aspettava.
Giocando da squadra, muovendosi da gruppo e rispondendo come un blocco unico, i giocatori hanno messo in campo una prestazione senza sbavature. Certo, il primo tempo poteva finire con un punteggio più largo, ma non conta quando segni, ma quanto. E se finisce 4-0, tutto il resto viene dopo. Un po' come i punti in classifica: non importa se li fai prima o dopo: se sono 58 dopo 28 partite, significa che ti meriti di stare in alto. E stare così in alto, a questo punto della stagione, non è una cosa cui siamo abituati all'ombra di Città Alta.
Si pensava che servisse più tempo a Zingonia per recuperare le forze. Torino ha detto che la squadra lo ha già fatto e ha dominato, sul piano atletico e mentale, un avversario mai davvero in partita. E siccome parliamo della Juventus, in casa sua, giusto fare un grande applauso per questo tipo di risposta. Più passeranno le settimane e maggiore sarà il lavoro che verrà fatto. Quanto darà in termini di punti è da vedere, ma, per questa Dea, prima c'era da capire come stavano gambe e testa. La risposta dell'Allianz Stadium è stata netta: l'Atalanta c'è.