Contento come un Papu «Mi sento già in gran forma»

Contento come un Papu «Mi sento già in gran forma»
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La botta alla caviglia subita domenica nella seconda amichevole, contro la VirtusBergamo, aveva lasciato un po’ di preoccupazione tra i tifosi e lo staff nerazzurro. Fortunatamente è bastata una notte di riposo per verificare che le condizioni sono già nettamente migliorate e non c’è stato nemmeno bisogno di programmare una visita di controllo.

Papu Gomez è la conferma più bella di questo primo scorcio di stagione atalantina. Il numero 10 argentino sta lavorando forte e lascia intravedere tutte le sue doti sul campo. Ha fatto gol, ha servito assist e anche se il calcio di luglio, per la statistica, conta poco o nulla, è fondamentale rivedere il miglior Gomez nel 4-3-3 di Edy Reja. Abbiamo provato a capire da lui come si sente e le stesse sensazioni positive che arrivavano dal campo le ha trasmesse anche a parole.

Dopo due settimane di lavoro tosto, lei sembra già in forma perfetta. Addirittura più pimpante di quando era a Catania...

«A questo punto della preparazione, nonostante i carichi e le due settimane di allenamento, mi sento già benissimo. La verità è che mi sono allenato molto anche in Argentina, prima di arrivare in Italia. Per circa 15 giorni ho seguito un programma specifico, ho lavorato perché sapevo che questo ritiro sarebbe stato molto importante per me. Quando sono arrivato le gambe giravano già bene e non ho patito la fatica dei primi giorni. Questa è una grande cosa».

Il lavoro fisico ok, ma mettiamoci anche quello tattico sul 4-3-3. Le belle sensazioni a noi sembrano ampiamente confermate dai fatti.

«Con questo modulo, lì davanti siamo avvantaggiati. Quando c’è un mister che ti fa sentire tutta la fiducia e ti dice che devi pensare solo ad attaccare, anche dal punto di vista psicologico la tranquillità è assoluta. Quando è possibile si aiuta sempre anche in difesa, è importante per i compagni. Però se la squadra e il mister ti affidano solo compiti offensivi, se i tuoi compiti sono quelli di attaccare la porta e di essere fresco per diventare decisivo in zona gol, i vantaggi sono veramente grandi. Con D’Alessandro, con Estigarribia o Maxi Moralez parliamo spesso di questa posizione e di quello che ci viene chiesto e siamo tutti molto soddisfatti».

L’Atalanta nella passata stagione ha spesso faticato a trovare la via della rete. Lei porta il 10 sulle spalle, come il numero di gol che segnerà quest'anno?

«Per me sarebbe la prima volta in Italia, con il Catania mi sono fermato a quota 8. Non voglio dire una cifra precisa, è ovvio che sarebbe importante sia per me che per la squadra. Se un esterno riesce ad andare in doppia cifra, più qualche gol dell’altro esterno, più il bomber al centro dell’attacco, più l’inserimento di qualche centrocampista, il bottino in zona gol diventa corposo e la squadra non può che beneficiarne. La stagione diventa tranquilla e gradevole. Speriamo davvero e avanti così».

Che impressione ti hanno fatto i due nuovi acquisti Kurtic e De Roon?

«Sono ragazzi che hanno tantissima voglia di continuare a imparare lavorando sodo sul campo. SI fanno vedere, si impegnano, e questo è fondamentale. Kurtic lo conoscevo già per averci giocato contro tante volte e il suo valore non si discute, adesso che lo vedo da vicino tutti i giorni sono piacevolmente colpito: ha una tecnica molto buona, fisico da granatiere e credo possa avere un bellissimo futuro. La sorpresa vera anche per me è stato De Roon: non lo conoscevo ma si vede che ha personalità e grandi doti. Sicuramente appena imparerà l’italiano sarà tutto più semplice e a quel punto anche dentro il campo il confronto sarà migliore e ne beneficeremo tutti”.

Adesso state lavorando da soli in Valle Seriana, prima di partire però avete ricevuto al carica dei tifosi alla Festa della Dea...

«Io non ho mai visto nulla del genere, nemmeno in Argentina dove sono caldi e affettuosi. Non mi era mai capitato di vivere una situazione di questo tipo e sono molto contento. Mi avevano parlato tutti bene della Festa della Dea, ma quando ci sono stato sono rimasto a bocca aperta: sembra un ambiente tipico delle squadre del Sud. Per noi è fondamentale questo affetto perché ci permette di lavorare con grandissimi stimoli e ottime sensazioni».

 

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