Lo striscione e il documento degli ultrà dell'Atalanta contro la ripresa del campionato
Chiara ed esplicita presa di posizione della Curva Nord nerazzurra in merito alla possibilità di ricominciare a giocare a calcio. E c'è anche un comunicato condiviso da diverse realtà del tifo italiane ed europee
di Fabio Gennari
La foto è stata pubblicata sulla pagina Facebook "Sostieni la Curva" all'ora di cena di martedì 12 maggio. Drappo bianco, scritte nere e rosse e firma "Curva Nord 1907", con un testo molto chiaro: «Il nostro dolore volete dimenticare ma senza la sua gente non ha senso tornare a giocare». La posizione della Curva Nord atalantina è evidente, lo striscione esposto all'esterno della Curva Morosini ribadisce la posizione già espressa in passato dal leader Claudio "Bocia" Galimberti, che auspicava uno stop del calcio.
Negli ultimi giorni, in tutta Italia sono stati esposti drappi con messaggi dei vari gruppi ultras contro la ripresa del campionato. Supporter della Roma, del Lecce e del Torino hanno appeso ai cancelli dei centri di allenamento delle squadre, vicino allo stadio o in altri punti della città, striscioni con messaggi molto simili. I temi trattati sono legati ai tanti morti, all'emergenza che continua e alla previsione che il calcio, per diversi mesi, si giocherà a porte chiuse. Nella mattinata di oggi, mercoledì 13 maggio, è stato diffuso anche un comunicato congiunto sottoscritto da circa 180 curve e gruppi italiani (più o meno metà di quelli di Serie A), oltre a 90 di tutta Europa, che rende ancora più esplicita la posizione del mondo ultras circa la ripresa del calcio giocato in questa delicata fase. Ecco il testo:
«L'Europa è nella morsa del Coronavirus. I governi hanno dichiarato il lockdown totale, tutelando così la cosa più preziosa che abbiamo: la salute pubblica, primo obiettivo per tutti. Per questo riteniamo più che ragionevole pensare a uno stop assoluto del calcio europeo. Chi gestisce quest'ultimo, invece, ha fin da subito espresso un solo ed unico obiettivo: RIPARTIRE. Siamo fermamente convinti che a scendere in campo sarebbero solo ed esclusivamente gli interessi economici e questo viene confermato dal fatto che il campionato dovrebbe ripartire a porte chiuse, senza il cuore pulsante di questo "sport popolare": I TIFOSI. Ci è più che lecito pensare che, ancora una volta, la supremazia del denaro vada a calpestare così il valore della vita umana.
Pertanto, chiediamo fermamente agli organi competenti di mantenere il fermo delle competizioni calcistiche finché affollare gli stadi non tornerà a essere un'abitudine priva di rischi per la salute collettiva. Se il sistema calcio si trova in una situazione di tanta difficoltà, la colpa va attribuita alla mal gestione degli ultimi decenni. Mal gestione che abbiamo sempre messo in evidenza con il solo e unico fine di tutelare e salvaguardare lo sport più bello del mondo. Oggi il calcio è considerato più come "un'industria" che come uno sport; dove le PAY-TV tengono sotto scacco le società, alimentandole con i propri diritti televisivi, permettendo così alle società stesse di poter pagare stipendi spropositati ai calciatori e alimentando a loro volta la sete di denaro di procuratori squali, il cui unico obiettivo è quello di gonfiarsi il portafoglio. Un sistema basato solo ed esclusivamente su business e interessi personali che se non verrà ridimensionato quanto prima porterà a un solo e unico finale: LA MORTE DEL CALCIO STESSO.
Teniamo a sottolineare che se gli Ultras avessero una minima intenzione di lucrare su quella che è la propria passione, come abbiamo potuto leggere dai media in questi giorni, spingeremmo per una ripartenza dei campionati anziché lottare affinché questo non avvenga, andando contro tutto il sistema calcio e a chi lavora per esso, scrivendo assurdità di ogni tipo. Tutto questo deve cambiare. Siamo pronti a confrontarci con chi di dovere per riportare il calcio ai suoi albori, per tornare a vivere la nostra più grande passione in prima persona, per far in modo che questo torni a essere UNO SPORT POPOLARE».