Dalla "eccezione" di Valdebebas all'eccellenza dell'Etihad (pensando al futuro del Gewiss)
In attesa di capire se e quali novità ci saranno per l'impianto cittadino, impossibile non rilevare come in giro per l'Europa ci siano impianti clamorosamente diversi tra loro (e regola talvolta diverse)
di Fabio Gennari
In questi giorni, il discorso legato al terzo e ultimo intervento di ristrutturazione dello stadio di Bergamo è al centro di una serie di riunioni tra la società nerazzurra e il Comune di Bergamo. Per ora non filtrano novità, sul tavolo c'è la strategia da portare avanti per completare i lavori al Gewiss Stadium, con particolare attenzione alla combinata "parcheggio interrato-Curva Morosini" che rappresenta qualcosa di difficile da gestire.
In attesa di capire se verrà scelta la strada dell'intervento unico o del doppio intervento, di conoscere le date e il programma e di vedere l'avvio dei lavori previsto per fine campionato, una riflessione sorge spontanea ripensando agli stadi europei visitati in questi quattro anni di gestione Gasperini. Premessa doverosa: in Italia c'è una regolamentazione molto precisa che parla di quattro settori aperti con posti a sedere a norma di legge. Per questo, a Bergamo, è stato possibile giocare la Champions solo dopo aver piazzato i seggiolini in Morosini.
Spiegato il "dettaglio", ci sono una serie di domande da porsi. E quasi tutte sorgono ripensando allo stadio Alfredo Di Stefano di Madrid. Ci siamo stati, abbiamo visto e adesso possiamo dirlo: come è possibile che si giochi un ottavo di finale in un impianto che ha appena novemila posti a sedere e solo in una tribuna? I posti stampa e tv, ritenuti indispensabili per certe competizioni, sono stati ricavati con dei tavolini provvisori piazzati su normali seggiolini reclinabili: è sufficiente?
Abbiamo vissuto l'eccellenza dell'Amsterdam Arena e dell'Etihad Stadium di Manchester, ma anche l'imbarazzante contesto del Maksimir di Zagabria; siamo stati al Sammy Ofer Stadium di Haifa ma anche al Ferhatovic di Sarajevo, impianti talmente diversi tra loro che diventa anche difficile trovare della analogie. L'Atalanta per due anni ha giocato le gare interne a Reggio Emilia e poi la Champions a San Siro, ma oggi, dopo quattro stagioni europee, è incredibile rilevare come le regole (sulla carta) sembrano ferree ma poi in realtà è difficile capire davvero come funzionino le cose.