Dea delle occasioni perdute manca la stoccata finale

Dea delle occasioni perdute manca la stoccata finale
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Lo spunto lo ha dato il tecnico Gasperini dopo la partita. «Per noi fare prestazioni migliori di questa diventa difficile», ha detto il tecnico della Dea e allora ci siamo fatti una domanda: se l’Atalanta non può giocare meglio di così, perché non arrivano i risultati? La risposta, come sempre, arriva dai numeri e ce ne sono alcuni che devono far riflettere. Per sistemarli non c’è altra strada che migliorare le prestazioni individuali. Aumentando il livello della prestazione o cambiando uomini, questo lo deciderà il tecnico, ma di sicuro non servono stravolgimenti tattici o inversioni a “U” come successe un paio di stagioni fa tra Crotone e Napoli.

 

 

Expected Goals”: l’Atalanta crea e non concede. Esiste un modello statistico che permette di analizzare le partite cercando di pesare ogni tiro che viene fatto o concesso. Se hai la palla buona sul dischetto del rigore, le possibilità che questa finisca in rete sono altissime, se calci solo dai 30 metri magari stando defilato su una fascia è chiaro che queste possibilità diminuiscono sensibilmente. Si chiamano “Expected Goals”, più le scelte di tiro costruite sono ad alto potenziale, maggiori sono le possibilità di vincere. Al contrario, se pensiamo a quelli concessi il discorso va fatto al ribasso.

L’Atalanta nelle prime otto giornate di campionato ha costruito occasioni che avrebbero dovuto garantire dodici gol (1,5 a partita di media): in serie A, solo cinque squadre hanno fatto meglio e a parte la Juve che viaggia su un altro pianeta (2,5 gol attesi a gara) in classifica troviamo Roma, Napoli, Lazio e Milan davanti alla Dea. L’Inter è leggermente indietro. Al contrario, i nerazzurri sono quint’ultimi per gol potenziali concessi, con Juventus, Milan, Fiorentina e Inter che hanno fatto meglio. Praticamente, dal punto di vista della costruzione del gioco e delle difficoltà imposte agli avversari, la Dea vale tranquillamente un posto in Europa.

 

 

E allora perché non si segna? La domanda, dopo aver analizzato gli “Expected Goals”, sorge spontanea: perché non facciamo gol? Anche qui, la risposta è semplice anche se diventa difficile trovare soluzioni. L’Atalanta costruisce trame di gioco interessanti e arriva al tiro con buona facilità, ma la giocata finale è troppo spesso sbagliata. Errori individuali, nella rifinitura o nella conclusione, che non si possono risolvere se non migliorando le prestazioni singole dei calciatori. Da questo punto di vista, avere in rosa gente come Zapata, Barrow, Gomez, Rigoni e Ilicic non può che fare la differenza: tocca a loro e pensare di averne con tecnica migliore, per l’Atalanta, è quasi impossibile.

Quando Gasperini dice che al momento del tiro c’è sempre una gamba dell’avversario a chiudere lo spazio conferma in pieno che l’Atalanta arriva alla conclusione forse con la stessa continuità del passato, ma meno velocemente e quindi con più prevedibilità. Portare pressione con repentini cambiamenti di gioco, sterzate improvvise o passaggi filtranti anche un po’ rischiosi ma efficaci non può che mettere più in difficoltà le formazioni avversarie. Se la miglior difesa del campionato come quella della Sampdoria viene a Bergamo e concede tredici occasioni da rete (dato Lega Calcio, il Napoli a Genova ne costruì appena undici alla terza giornata) vuol dire che la manovra c’è.

 

 

Parola d’ordine: serenità. Parlare di serenità in questo momento diventa complicato ma prima di pensare a quello che i giocatori possono migliorare dal punto di vista tecnico è chiaro che bisogna soffermarsi sulla testa e sull’approccio alle gare. L’Atalanta sviluppa una rete di passaggi importante (contro la Sampdoria ben 527 passaggi riusciti con l’87 per cento di precisione e 42 azioni manovrate), ma spesso non c’è grande efficacia nella giocata. Si vede chiaramente che troppe volte al tocco di prima viene preferita una giocata più prudente che favorisce il possesso palla, ma non produce pericolo imminente per l’avversario.

Coraggio e attenzione sono due elementi imprescindibili per risalire. Sul calcio d’angolo insaccato da Tonelli l’errore di Barrow che non segue l’uomo e lo lascia staccare indisturbato è palese: in questo momento, la Dea non può concedersi black-out del genere perché al minimo errore arriva la massima punizione. Da domani i reduci dalle nazionali saranno a Zingonia per riprendere il lavoro: non c’è altra strada, bisogna andare in campo e cercare di svoltare. Quello che serve è nei piedi e nella testa dei protagonisti.

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