La Dea mette le ali: ecco Dramè e D’Alessandro
«Dramè, quando abbiamo discusso il contratto, ha chiesto un premio per la conquista dello Scudetto. D’Alessandro siamo andati a vederlo con la dirigenza al completo noleggiando un aereo privato. Sono due giocatori che riteniamo molto importanti e che vengono a migliorare il gruppo».
Con queste parole il direttore generale dell’Atalanta PierPaolo Marino ha presentato i due nuovi acquisti Boukary Dramè e Marco D’Alessandro. Due giocatori di fascia, uno terzino e l’altro attaccante, che aumentano le alternative a disposizione di Stefano Colantuono e che rappresentano certamente due belle realtà.
Il terzino sinistro arrivato dal ChievoVerona a parametro zero è un tipo originale. La sua potenza fisica è abbastanza conosciuta, sulla fascia macina chilometri senza soluzione di continuità ma a chi gli fa notare che sembra già al top risponde molto candidamente. «Al Top? Non credo, a questo punto della stagione non puoi essere al top. Io sto imparando a conoscere i miei compagni, mi serve un po’ di tempo per capire come mi danno la palla e come la vogliono, ma è normale. Faccio avanti e indietro sulla fascia senza preoccuparmi della fatica e l’unica cosa che conta è dare una mano al gruppo per vincere. Contro la Juve come contro tutte le altre: prima o dopo bisogna giocare contro chiunque».
Maglia numero 93 sulle spalle, scelta in onore dell’Arrondissement parigino di Saint-Denis dove è nato e cresciuto, il ragazzo di origine senegalese ha spiegato con chiarezza perché ha scelto l’Atalanta. «Conosco la realtà nerazzurra e sono sempre stato convinto che per me venire a Bergamo avrebbe significato migliorare. Sono grato al Chievo, ma ho cercato di fare un altro gradino nella mia carriera. Qui c’è un ambiente molto carico, nel PSG (ci ha giocato nel 2005 partendo dalle giovanili, ndr) sono stato abituato a lavorare in certi contesti quindi ogni spinta che arriva dai tifosi è positiva».
L’ultima battuta di Dramè riguarda il suo idolo e anche qui la sorpresa è tanta. «Da piccolo guardavo con grande ammirazione Rivaldo, ad inizio carriera giocavo nella sua posizione. Pian piano poi sono finito a fare l’esterno, spero di fare almeno 2 gol in modo da migliorare il mio score: in passato ho segnato anche a Juve e Napoli. La mia vita fuori dal campo? Normale, normalissima. Sono uno che esce pochissimo, giusto per fare la spesa e poco più. Vivo da solo, la mia famiglia è in Francia».
Da un senegalese di Francia ad un “romano de Roma”. Quartiere Tiburtino Terzo, zona periferica vicino alla stazione ferroviaria. Marco D’Alessandro è partito subito forte nel precampionato, dopo la grande stagione al Cesena le attenzioni sono tutte per lui e la voglia del giovane esterno capitolino si percepisce subito appena inizia a parlare.
«Devo ringraziare davvero il direttore Marino e tutta la dirigenza per questa opportunità. Per me è una grande occasione, a 19 anni scelsi di andare a Bari in serie A, ma probabilmente non ero pronto. È stata una esperienza, dopo quella di Cesena in serie B ora ne vivo un’altra con la maglia dell’Atalanta e ho tantissima voglia di fare bene. Lavoro per farmi trovare pronto, devo sfruttare ogni occasione e non penso ad un avversario particolare: per me ogni domenica può essere quella decisiva».
Maglia numero 7 sulle spalle, D’Alessandro ha già instaurato un ottimo rapporto con il mister e anche le richieste che il tecnico gli fa sono molto dirette. Anche in dialetto. «Colantuono mi chiede sempre di provarci. Non sono uno che segna spesso, lavoro sulla fascia e punto sempre l’uomo, ma dovrei provare a segnare di più. Sono qui per farlo, mi sono già integrato benissimo ed anche se le mie caratteristiche mi permettono di entrare subito in partita spero di avere tante possibilità per fare del mio meglio».
Come il compagno Dramè, anche D’Alessandro è un tipo molto tranquillo. Umiltà e gavetta sono due parole che non gli sono sconosciute e ogni risposta sembra confermarlo. «Convivo con la mia fidanzata, siamo assieme da cinque anni e l’anno prossimo convoleremo a nozze. Penso solo al campo e sono consapevole che bisogna lavorare molto duro. A Roma ho giocato con Totti, De Rossi e Aquilani e credo che ci sia chi arriva in alto facendo un percorso, chi da predestinato. Io nel settore giovanile ho lavorato con Bruno Conti, sono orgoglioso di questo e adesso la cosa che mi preme di più è continuare a migliorare. Affermandomi in serie A».