Empoli, settore ospiti vuoto Alessandro ci teneva a esserci
«Quando venerdì sera ho detto ad Alessandro che ad Empoli e nelle prossime trasferte non saremmo potuti andare si è arrabbiato molto. Aspettava questa trasferta da un mese, a Reggio Emilia non aveva potuto esserci e voleva andare ad Empoli perché per lui seguire l’Atalanta fuori casa è un grande divertimento. Ha conosciuto a bordo dei bus di “Chei de la Coriera” tanti nuovi amici. Grandi e piccini, ci sono altri papà con i loro figli e lui si trova benissimo: vedersi la strada sbarrata è stata una grande delusione».
Dietro all’immagine del settore ospiti di Empoli desolatamente vuoto, c’è anche il volto del piccolo Alessandro. Insieme a papà Claudio, il biondissimo tifoso nerazzurro di 8 anni era già pronto a saltare sul bus in partenza da Bergamo per trascorrere una bella domenica al seguito della Dea. Con i circa 700km di Empoli, sarebbe arrivato a 2078 km stagionali percorsi in giro per l’Italia al fianco dei colori nerazzurri.
Badate bene alle parole del padre, Alessandro si è arrabbiato quando ha saputo che una decisione molto più grande di lui lo avrebbe privato di qualcosa che gli scalda il cuore. Lui, che anche l’anno scorso ha solcato la penisola al seguito dell’Atalanta e ha quindi vissuto da dentro le trasferte atalantine, si è arrabbiato. «Abbiamo visto la gara a casa – continua il papà – insieme ad amici atalantini ma non è la stessa cosa. Sono molto dispiaciuto perché è una decisione assurda e sbagliata. Con questo divieto si penalizzano le persone per bene, ragazzi, famiglie e bambini che nelle ultime stagioni hanno riscoperto il piacere di viaggiare insieme in tutta tranquillità e senza mai creare nessun problema».
Ascoltando papà Claudio si capisce come il Ministro Alfano, questa volta, abbia sbagliato. Perché si cerca di promuovere il tifo sano, si vogliono le famiglie allo stadio e poi per colpa di pochi si penalizzano tutti in un contesto che è completamente estraneo a quello dove si sono verificati incidenti. «Prima di prendere certe decisioni bisogna conoscere, bisogna analizzare bene le situazioni e agire di conseguenza. Questa volta non è stato fatto. Spero davvero che l’Atalanta provi a fare qualcosa, che si faccia sentire magari provando a fare qualche ricorso per cancellare questa decisione che è davvero vergognosa».
Le parole di Alessandro e Claudio non lasciano spazio a molti dubbi e si uniscono al coro di protesta di chi si è visto privato di qualcosa che vive con grande partecipazione senza badare troppo a prestazioni e risultati, ma per il semplice piacere di seguire il calcio. Quello stesso piacere che, davanti a immagini come quelle degli scontri post-Roma, viene inevitabilmente messo in un angolino da rabbia e sentimento di condanna.
E basta ascoltare le parole del piccolo Alessandro, 8 anni, per capire che ogni tanto il mondo visto dagli occhi di un bambino è talmente semplice che meriterebbe più considerazione. Perché è dalle cose semplici che si deve partire per non sbagliare. «Quelle cose non si devono fare –racconta Alessandro parlando degli incidenti – perché allo stadio si va per vedere l’Atalanta e non per fare casino». Talmente semplice, talmente chiaro, talmente diretto che sembra incredibile non possa accadere. In Italia, in Spagna e in tutto il mondo.