Dopo Atalanta-Inter senza fasciarsi la testa

Parlare di aspetti positivi dopo un 4-1 casalingo può sembrare una brutta forzatura. Ed invece, dentro Atalanta–Inter, ci sono alcuni spunti di riflessione che lasciano fiducia e devono aiutare tutti a guardare avanti senza il catastrofismo che già serpeggia sui social e tra i tifosi. Perché perdere 2-1 o perdere 4-1 lascia un sapore diverso in bocca ma porta gli stessi punti in classifica: zero. Proviamo a ragionare su ciò che è andato bene su quello che invece preoccupa. Con lucidità e ricordando che il campionato non finisce oggi, ma tra tre mesi e mezzo.
Gran primo tempo. L’Atalanta è andata sotto per un calcio di rigore fischiato da Banti dopo 57 secondi. Inutile fare dietrologia e ragionare su cosa sarebbe avvenuto a parti invertite: il rigore ci può stare e nello specifico Bellini è stato colpevolmente ingenuo. Ma quello che conta davvero è stata la reazione che la squadra ha messo in campo nonostante la mazzata psicologica subita in avvio: un conto è iniziare dallo 0-0 contro l’Inter in casa, un altro è partire in svantaggio.
La Dea non ha mostrato segni di cedimento, da quel momento in avanti si sono viste solo azioni di marca bergamasca e prima del gol i Maxi sono arrivate due occasioni per Pinilla (una in spaccata e una di testa) grazie ad un centrocampo che ha visto finalmente recitare da protagonista Cigarini. Lo stesso numero 21, anche dopo il gol del 2-1 di uno splendido Guarin, ha sfiorato il pareggio con un destro rasoterra a botta sicura, respinto da Medel a pochi passi dalla porta. In generale, la verticale Cigarini-Maxi ha funzionato a meraviglia.
Zappacosta e Carmona hanno fatto nuovamente vedere buonissime cose, ci si aspettava qualcosa in più da Papu Gomez, ma nel complesso gli attacchi atalantini hanno convinto. Certo, si segna poco in relazione a quanto si produce e, quando in difesa prendi gol per errori individuali, diventa tutto più complicato.
Dal punto di vista della manovra, quando Maxi Moralez si è toccato il flessore alzando la mano in segno di resa, la partita è finita. In questo momento la Dea non può prescindere dal numero 11 argentino che oltre ad essere il cannoniere stagionale con 5 reti è fondamentale in fase di costruzione del gioco. Si muove bene, taglia il campo e non lascia punti di riferimento agli avversari: davvero grande la sua prova, ora avrà due settimane di tempo per recuperare in vista di Atalanta–Sampdoria.
Errori individuali pagati a caro prezzo. Le note più stonate della domenica atalantina sono arrivate dagli errori individuali. A Firenze come a Bergamo contro l’Inter, la formazione nerazzurra ha subito 7 gol di cui almeno 5 sono imputabili ad errori individuali. Contro la Viola hanno sbagliato Masiello, Del Grosso e Cigarini, in casa contro la squadra di Mancini ecco Bellini (due volte) finire dietro alla lavagna. Mettiamoci anche la sfortuna come si è visto in occasione del 4-1 firmato Palacio con rimpallo di Stendardo e la frittata è fatta.
In questo momento gira tutto storto e le prestazioni sono inficiate pesantemente dalla condotta dei singoli. Spiace sottolinearlo, ma oltre ai gol subiti ci sono altri dettagli per nulla trascurabili che stanno creando grossi problemi a Colantuono. Sia durante le partite che in prospettiva futura. All’inizio del secondo tempo, Benalouane ha commesso una madornale sciocchezza che ha costretto l’Atalanta a chiudere in dieci uomini la gara. Il direttore di gara Banti è permaloso, in passato ci sono stati altri episodi che lo hanno visto punire severamente reazioni sconsiderate dei giocatori (chiedere a Balotelli che si beccò 3 giornate per le proteste nel 2013 dopo il fischio finale) ed è per questo che bisogna fare attenzione.
Il numero 29 francese ha commesso un fallo su Palacio molto evidente, irruenza e tocco sull’avversario non lasciavano troppo spazio alle proteste e qualcuno temeva addirittura che non bastasse solo il giallo. Quel dito puntato sotto il naso del direttore di gara, però, è un gesto da evitare: va bene la rabbia, va bene che non sono state dette parolacce (“era uguale, era uguale” si legge dal labiale) ma davanti a tutto lo stadio un arbitro non può accettare questo tipo di comportamenti: impossibile pensare che lo faccia uno che è riconosciuto come uno dei fischietti più suscettibili in circolazione.
Episodio a parte, la sensazione che resta è quella di un reparto che senza Giuseppe Biava e nonostante un Masiello pienamente recuperato faccia fatica a trovare equilibrio: l’esperienza dell’ex laziale è fondamentale, ora ci sarà nuovamente spazio per lui vista la squalifica in arrivo per Benalouane, ma perché non schierarlo con continuità?
Calendario e futuro. Non c’è molto tempo per ragionare sulla gara appena passata, venerdì si torna nuovamente in campo per una sfida che sulla carta sembra segnata. L’Atalanta farà visita alla Juventus senza quattro titolari: Maxi Moralez è infortunato, Benalouane sarà fermato dal giudice sportivo al pari di Pinilla e Carmona che erano diffidati e sono stati ammoniti.
La classifica si è accorciata, l’Atalanta è ferma a 23 ed il Cagliari (20) è distante solo 3 lunghezze, ma bisogna ragionare in modo più completo anche sulle tre squadre che precedono la Dea. Chievo, Empoli e Verona sono fermi a quota 24 e nel prossimo turno ci sono in programma queste partite: Empoli-Chievo, Verona-Roma e Cagliari-Inter.
Detto che il Cesena ieri ha dimostrato che non sono tutte scontate le vittorie della Juventus, la Dea è chiamata ad una sfida quasi impossibile ma, comunque vada, resterà davanti al Cagliari. In caso di successo dei sardi e contemporanea sconfitta, infatti, le due squadre arriverebbero a quota 23, ma gli scontri diretti sono a favore di Colantuono e compagni. Magra consolazione, certo, ma in attesa di partite meno complicate è comunque un minimo punto di partenza positivo su cui ragionare. Inoltre, le tre squadre a 24 punti, nel prossimo turno, non potranno scappare tutte. Se il Verona batte al Roma e una tra Chievo ed Empoli vince, l’Atalanta resta ad un punto dalla perdente dello scontro diretto. In tutti gli altri casi, la domenica successiva contro la Sampdoria ci sarà l’occasione per accorciare nuovamente verso l’alto, continuando a lottare nella bagarre per non retrocedere.
Dopo la Juve, la Dea avrà Sampdoria in casa, Parma fuori e Udinese in casa. Tre partite fondamentali che dovranno portare la squadra di Colantuono almeno a quota 30: è quello il momento decisivo. Anche se oggi sembra tutto nero, bisogna ripartire dalle cose positive e provare a guardare avanti con fiducia. Sarà durissima, ma nulla è compromesso. E nella rosa nerazzurra ci sono gli uomini giusti per farcela. Forza e coraggio.