Dopo gli attriti con Gollini e il Papu, pure Maehle attacca Gasperini: «Con lui zero libertà»
Il danese ha parlato dell'esperienza con il tecnico, definendo il suo un «approccio dittatoriale» e raccontando un aneddoto emblematico
A Bergamo ci è rimasto due anni e mezzo. Arrivato nel gennaio 2021, Joakim Maehle ha lasciato l'Atalanta poche settimane fa, per accasarsi al Wolfsburg, in Germania. Non è mai stato un titolare inamovibile, anzi, ma ai piedi di Città Alta ha comunque collezionato ben 96 presenze, segnando sei gol e fornendo sette assist. Insomma, una parentesi tutt'altro che negativa.
Eppure, l'esterno danese pare che a Bergamo non si sia trovato proprio benissimo. O meglio, non è mai riuscito a entrare in sintonia con mister Gasperini. A renderlo noto è stato il giocatore stesso durante una conferenza stampa tenutasi nella giornata di oggi (martedì 5 settembre). Dialogando con i giornalisti durante il ritiro della sua Nazionale, Maehle ha parlato anche del suo recente trasferimento in Bundesliga e dei motivi che lo hanno portato a questa scelta.
«Con Gasperini nessuna libertà»
«Avevo bisogno di una nuova sfida in questo momento della mia carriera - ha esordito l'esterno danese -, il Wolfsburg era quello che cercavo da un po'. È una squadra dove sento di avere un ruolo diverso da quello che ricoprivo all'Atalanta. Al Wolfsburg ti senti più parte di un gruppo, c'è più unità e buonumore nello spogliatoio».
In realtà, Maehle non ha nulla da dire ai suoi ex compagni. Il problema era, a suo parere, solo Gasperini: «L'allenatore decideva tutto e ci allenavamo sempre. Non c'era davvero nessuna libertà. Anche se ero in un bel posto e il tempo era bello, non avevo mai il tempo di godermelo perché praticamente vivevamo a Zingonia». Parole che, comprensibilmente, hanno stuzzicato l'interesse dei giornalisti presenti. Tra loro, uno ha chiesto a Maehle: «Dalle tue affermazioni, pare che all'Atalanta ti sentissi in prigione e che il mister avesse un approccio dittatoriale. È così?».
«Una gestione basata sulla paura». E l'aneddoto su Hojlund...
«Non volevo dirlo, lo hai detto tu - ha risposto il danese -... Però l'allenatore decideva davvero su tutto. Se si faceva una doppia seduta di allenamento, ci obbligava a restare a dormire al centro. Perché voleva così. Non ci era permesso tornare a casa. Prima di alcune partite stavamo anche tre giorni sempre lì. Era una gestione basata sulla paura, o cattiva gestione, chiamatela come volete. Non ti senti una persona, ti senti un numero. Non hai alcun rapporto con l'allenatore».
Infine, Maehle ha raccontato un aneddoto per rendere più chiaro ciò che pensa di Gasperini: «L'allenatore poteva arrivare a tormentare qualcuno per le cose più banali. Ad esempio, quando è venuto Hojlund si è un po' fissato con me. Rasmus non guidava e così lo andavo a prendere e andavamo agli allenamenti, poi lo riportavo a casa. Questa cosa all'allenatore non andava bene e mi ha rimproverato nonostante la società fosse d'accordo. Lui non voleva perché così ci potevamo rilassare, chiacchierare e divertire. Non lo so se è normale in Italia, ma sono cose che a lungo ti fanno arrabbiare e stancare».
I precedenti con Gollini e il Papu
Ovviamente, questo è il punto di vista di Maehle. E non mettiamo in dubbio che il ragazzo si sia trovato davvero male con Gasperini. Ma va anche detto che, allo stesso modo, sono tanti i giocatori che dopo aver lavorato con il tecnico ne sottolineano la preparazione, il valore - anche umano - e le qualità. Dal canto suo, l'allenatore piemontese non ha mai finto di essere qualcuno che non è. In diverse interviste ha sottolineato come non sia uno di quei tecnici che puntano a diventare amici dei calciatori: lui è l'allenatore, loro gli atleti, il rapporto è puramente professionale. Questo può portare a degli attriti. Prima di Maehle, ad esempio, ci sono stati i casi Gollini e soprattutto Papu Gomez. Ma anche Skrtel, che a Bergamo passò appena poche settimane, sottolineò come, di fatto, non abbia mai avuto un vero confronto - figurarsi un rapporto - con il mister.
Luci e ombre, pregi e difetti: li abbiamo tutti, pure Gasperini. Che però ha ampiamente dimostrato di essere un allenatore formidabile, "aziendalista" nonostante le sue spigolature, dato che ha accompagnato l'Atalanta in un cammino in continua ascesa, tecnica ma anche e soprattutto economica. Ci sta pure che un Maehle di turno non trovi la chiave empatica con lui, ma questo certo non toglie nulla alla figura di Gasperini tecnico. Anzi.
L' approccio al calcio in Danimarca è diverso dal nostro, ma penso che Maehle da professionista si è giustamente adeguato e poi ora cambiato squadra come è naturale possa accadere per un giocatore. Non la vedo però come una "pugnalata alle spalle" ha semplicemente risposto a delle domande che gli sono state fatte, se penso all' aneddoto su Hojlund chi di noi non ha mai dato un passaggio in auto ad un compagno di squadra ? Insomma si può contribuire alla causa Atalantina anche se a volte si hanno punti di vista differenti. Forza Atalanta Sempre
Meno male…
Non è corretto parlare adesso in questi termini. Un uomo si confronta direttamente con allenatore e non spara a zero in questo modo un po' vigliacco.
Se cercava più libertà poteva provare a lavorare in fabbrica...Sicuramente Gasperini non avrà un carattere bellissimo, ma questo vale per molte realtà lavorative. Poteva chiedere ai suoi agenti di cambiare aria prima, ce ne saremmo fatti una ragione...