Atteggiamento

Errori arbitrali, stagione davvero negativa: meglio le proteste o cercare il dialogo?

Passare una stagione intera a protestare e alzare la voce serve a poco, urge trovare un modo per limitare svarioni e polemiche

Errori arbitrali, stagione davvero negativa: meglio le proteste o cercare il dialogo?
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di Fabio Gennari

Gli errori arbitrali, al tempo del Var, sono ancora più difficili da accettare. E spesso sono incomprensibili. Ci sono regole e protocolli, responsabilità e scelte che basterebbe spiegare bene sia alle società che all'opinione pubblica per provare a rendere tutto davvero più sereno. Nei giorni scorsi c'è stata la conferenza stampa dell'Aia a Coverciano e si è parlato di errori arbitrali, sono state evidenziate sviste incredibili (l'audio Var di Spezia-Lazio è francamente sconcertante...) e di molti altri episodi non si è parlato.

L'Atalanta ha avuto, durante la stagione, tanti momenti in cui la sensazione (anzi, quasi la certezza) di essere stata penalizzata è stata forte, ci sono state situazioni che hanno deciso sconfitte (la rete annullata a Malinovskyi a Firenze) ed eliminazioni (il gol di Milenkovic a Bergamo in Coppa Italia) mai chiarite nella loro interpretazione, spesso opposta, e che restano nella mente come fastidiosi tarli. Ma non solo quelle.

La lista delle "imprecisioni" è lunga, per molte partite Gasperini ha preferito non commentare e a fine stagione ha detto in modo molto chiaro che gli episodi sono lì da vedere e valutare. Tutto condivisibile, anche la rabbia del post partita che rischia di prendere il sopravvento (ma, al di là del caso singolo del direttore generale Marino, in generale sarebbe meglio parlare e anche contestare quello che accade invece di restare in silenzio). C'è una domanda, tuttavia, che è giusto porre: per il futuro, detto che la speranza è che ci siano sempre meno errori, è più giusto protestare o cercare un dialogo continuo e costruttivo che permetta di affrontare tutto in un clima più sereno?

Le regole sono complicate e spesso cambiano da stagione a stagione, spiegarne le variazioni sia a calciatori e allenatori che ai tifosi e a tutta l'opinione pubblica è certamente un primo passo, ma l'errore umano è dietro l'angolo e il rischio enorme, trincerandosi dietro al silenzio, è che passi il concetto antisportivo del "l'hanno fatto apposta per danneggiarmi". Se vale questo punto di vista, conviene smettere di guardare le partite. Siccome noi non crediamo a questi complotti, ora che le bocce sono ferme facciamo una proposta: spiegateci cosa e perché accade, diventerebbe molto più facile accettare gli errori e vivere tutto con molte polemiche in meno e tanto calcio in più.

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