Festa della Dea e solidarietà Gli amici che han detto grazie

Festa della Dea e solidarietà Gli amici che han detto grazie
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Amici, associazioni e solidarietà. Oltre alla grande passione per l’Atalanta, il filo conduttore di tutte le edizioni della Festa della Dea è sempre stato legato a queste tre parole. La partecipazione dei bergamaschi e le iniziative della Curva Pisani a supporto di coloro che a Bergamo, in Italia e nel mondo, hanno avuto bisogno di una mano, sono spesso sfociate in abbracci, donazioni, gesti di aiuto concreti e manifestazioni di riconoscenza che difficilmente si possono spiegare se non con il grande cuore della tifoseria ultras bergamasca. Gli attestati di stima e di riconoscenza da parte di chi è stato aiutato si sono visti ogni anno sul palco della Festa e hanno accompagnato, con momenti toccanti, le serate liete a Oriocenter. Tutti a smentire la stessa cosa: che un fenomeno di popolo come quello della Curva non si può e non si deve ridurre dentro lo schema facile e ingiusto del "branco di teppisti".

 

 

Oltre agli amici di altre tifoserie, sul palco della Festa della Dea si sono alternati negli anni i ragazzi de L’Aquila Rugby, il parroco di Moglia, comune terremotato della provincia di Mantova, gli Amici della Pediatria dell’Ospedale di Bergamo, Rino Berlendis del centro ortopedico di Rilima in Rwanda, la piccola Elisa, il piccolo Edoardo e il papà di Yara Gambirasio. Certamente ci dimentichiamo di qualcuno e ce ne scusiamo ma basta ricordare un po’ di dettagli per capire quanto siano grandi i rapporti che si sono instaurati nel tempo con chi centrava poco o nulla con l’Atalanta prima di conoscere i suoi ultras.

 

 

Era il 6 aprile del 2009, l’Aquila venne colpita da una terribile scossa di terremoto e le immagini della devastazione fecero il giro del mondo. Gli ultras dell’Atalanta si interessarono della storica squadra di Rugby che nella tragedia perse per sempre il pilone Lorenzo Sebastiani: da subito nacque un’amicizia molto forte e le presenze sul palco della Festa della Dea (ma non solo) di giocatori e dirigenti del sodalizio abruzzese sono sempre state toccanti. Piccolo inciso: sulle maglie della squadra nero verde, compare il logo della Curva Nord come segno distintivo di amicizia.

 

 

In un contesto goliardico e zeppo di passione come quello della kermesse organizzata dai tifosi atalantini c’è stato anche chi è riuscito a recitare qualche preghiera impartendo la benedizione. Si tratta del parroco di Moglia Don Alberto Ferrari, sacerdote che ha vissuto il terremoto del 2012 e che ha prima visto arrivare in aiuto alla popolazione il Bocia e tanti altri ragazzi della Curva e poi ha sempre risposto presente alla chiamata per la Festa della Dea regalando pensieri positivi, sorrisi e qualche preghiera.

 

 

Del grande rapporto che lega l’alpino di Zogno impegnato in Rwanda Rino Berlendis abbiamo parlato solo pochi giorni fa presentando il torneo di Azzonica, ogni anno anche lui è passato a salutare sul palco come Milena Lazzaroni degli Amici della Pediatria, la piccola Elisa (bambina della provincia che ha ricevuto importanti cure grazie al supporto degli ultras) e al piccolo Edoardo: tanti sorrisi, tante parole e tanta commozione davanti a migliaia di bergamaschi.

 

 

Senza nulla togliere a tutti gli altri, il simbolo di come fuori dal contesto calcistico siano visti, conosciuti e vissuti i ragazzi della Curva Pisani è stata la presenza del papà di Yara alla festa del 2015. Fulvio Gambirasio è rimasto con la sua associazione “La Passione di Yara” per tutti i 6 giorni di Festa a OrioCenter, ha promosso le iniziative nel nome della figlia ed è anche salito sul palco per dire queste parole. “Abbiamo sempre cercato di vivere con umiltà e con grande riservatezza il nostro dolore, adesso abbiamo però deciso di rompere il nostro guscio e presentare qui la nostra associazione. Alla Festa della Dea abbiamo trovato passione, aggregazione, amicizia e tante belle cose: Yara è diventata la figlia di tutti gli atalantini, di tutti i bergamaschi”.

Le fotografie e i video certificano tutto quello che abbiamo scritto, nei prossimi giorni continueremo a raccontare la Festa della Dea sotto tanti punti di vista ma c’è una domanda che dovrebbe far riflettere tutti quanti: se non ci fosse qualcosa di vero, genuino, concreto, emozionante, coinvolgente, stupefacente e così bello dietro alla Festa della Dea, perché tante realtà così diverse e anche così lontane da Bergamo, dall’Atalanta e dai suoi Ultras si sentono così legate a questi ragazzi?

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