Finalmente il mercato è finito Il bilancio a tinte nerazzurre

Finalmente il mercato è finito Il bilancio a tinte nerazzurre
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Tante alternative in tutti i ruoli, nessuno smantellamento nonostante qualche tifoso abbia la sensazione che “si son venduti tutti” e una gestione magistrale del caso Spinazzola, con i conti in ordine nonostante i quasi cinquanta milioni di euro investiti sul mercato. Si merita un 7,5 pieno la società orobica per come ha condotto la campagna estiva di rafforzamento; migliorare una rosa che è arrivata quarta in classifica era quasi impossibile e dunque l’obiettivo è stato allestire un gruppo ampiamente competitivo che permettesse a Gasperini, un fenomeno vero, di fare al meglio il suo lavoro.

 

Difesa, centrocampo, attacco: nessun buco evidente. La prima considerazione da fare è sulla rosa a disposizione, che appare, in ogni ruolo, ben coperta e competitiva. Non c’è un bomber di razza, è verissimo, ma questa squadra ha fatto quello che tutti abbiamo ammirato, portando sempre sette, otto o più elementi all’attacco della porta avversaria nelle prime due giornate di campionato. Si gioca per vincere le partite e segnare un gol in più dell’avversario, non per portare questo o quel giocatore in doppia cifra. E le partite con Roma e Napoli confermano questa tendenza. La stella della squadra è rimasta, Gomez ha avuto un riconoscimento che vale 20 milioni di euro (2 milioni netti per cinque anni) e questo è un grande acquisto. In porta sono stati spesi soldi importanti per Berisha, in difesa sono arrivati Palomino e Mancini, con la permanenza dei titolari, mentre in mezzo al campo alla fine è partito solo Conti, oltre al preventivato Kessiè. A destra Castagne e Hateboer attendiamo a giudicarli; a sinistra Spinazzola è rimasto e ora tocca a lui mettersi sotto e conquistarsi il Mondiale. Intanto, con un de Roon in più e un Cristante in formato big che merita grande considerazione, possiamo ritenerci soddisfatti. Davanti la squadra è oggettivamente migliorata: alla quantità (Pinilla, Petagna, Paloschi e Pesic più Cabezas e D’Alessandro) si è preferita la qualità (Ilicic e Orsolini), con forza (Cornelius) e freschezza (Vido) a completare il pacchetto. Solo il campo dimostrerà se la dirigenza ha avuto ragione o meno ma non va dimenticato che chi ha fatto queste scelte è anche chi ha puntato sul ritorno di Caldara, su quello di Gagliardini e sull’acquisto di Petagna. Fiducia, fiducia e ancora fiducia.

 

 

Gasperini vero top player: tutto nelle sue mani. Il ragionamento di fondo riguarda comunque il tecnico Gasperini. Quando ha rinnovato il contratto e quando è stato proposto come uomo immagine della campagna abbonamenti nell’anno più bello da 26 anni a questa parte, la società ha fatto una scelta precisa: avanti con il migliore. Nessuno, nemmeno il più catastrofista, può pensare che prima si faccia di tutto per portarlo al massimo e poi si lavori alle sue spalle per metterlo in difficoltà senza ascoltarlo. Sarebbe folle. La verità è che la società fa il suo lavoro cercando di mettere a disposizione del tecnico il meglio considerando tutti i parametri in gioco. Non è detto che ci si riesca sempre, ma se hai un allenatore che ha dimostrato di fare miracoli con giocatori giovani con grandi valori ancora da sgrezzare, si lavora per dargli i migliori. Come tutti i giovani, ad agosto sembrano acerbi ma quando il migliore ci lavora poi i risultati si vedono. La Dea ha preso, ad esempio, gente come Mancini, Orsolini e Vido e senza di loro non avrebbe nessun under 21 convocato. In Italia e in Europa la squadra orobica non avrà pressioni, si giocherà per il gusto di esserci facendo il meglio, ma il progetto di consolidamento e di crescita va avanti passo dopo passo: se incassi 100 non devi spendere 100 ma va benissimo se spendi 50 e gli altri li accantoni per i tempi di magra, per migliorare strutture e stadio. Grazie al lavoro di Gasperini e alla gestione societaria, le basi per il futuro sono granitiche. Magari con Preziosi era più facile vedere colpi ad effetto ma siete sicuri che vorreste fare a cambio?

 

 

Spinazzola: lo stile e la prospettiva. Chiudiamo con Spinazzola e ribadiamo il concetto: la conferma a Bergamo non è mai stata davvero in discussione e l’Atalanta ha dato una lezione di stile incredibile alla Juventus. Valutazioni personali a parte, c’è un dato oggettivo che riguarda la capacità e la forza dei nerazzurri di far rispettare a tutti gli accordi. Con Conti la situazione era diversa e si è scelta la strada di spillare più soldi possibili alla controparte, ma con Grassi (gennaio 2017) e Spinazzola (agosto 2017) da Bergamo sono arrivati segnali chiarissimi al circo pallonaro. Ciò che è ancora più incredibile è che nello stesso periodo in cui tutti parlavano della pericolosità di questa formula, la Dea è riuscita a piazzare altre due operazioni a suo favore nello stesso identico modo. Orsolini (capocannoniere del Sub20) dalla Juventus e Bastoni all’Inter (20 milioni bonus compresi e ragazzo a Bergamo fino al 30 giugno 2019) rappresentano una continuità di rapporti che sulla bocca dei media sarebbero sempre incrinati perché non condotti da chi è più potente ma che sul terreno di gioco delle trattative vedono l’Atalanta tenere botta e non mollare di un centimetro. Siamo bergamaschi noi, mica dei barlafus. Adesso il ragazzo di Foligno ha solo una strada: allenarsi bene, sudare le proverbiali sette camicie e tornare ad essere quello che è sempre stato. Ha vissuto un periodo folle, ha sbagliato, ma adesso conta solo che in campo si rimetta in pista. Non è necessario applaudirlo o amarlo, conta solo convivere al meglio fino a giugno: se lui gioca bene, il Papu gioca bene e l’Atalanta gioca meglio. Si chiama “equazione della felicità mancina”, adesso pensiamo solo a questo, perché per tutti e due c’è anche un Mondiale da conquistare. E nessun calciatore può accontentarsi di vederlo da casa. Adoss.

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