Serie B, la Salernitana promossa. Per l'Atalanta una sfida che manca in A da 74 anni
Il ritorno nella massima serie dei granata rievoca tanti ricordi per la tifoseria della Dea. Resta da sciogliere il nodo proprietà, con Lotito che non può essere presidente sia dei campani che della Lazio
di Fabio Gennari
Si è chiuso ieri (10 maggio) con l'ultimo turno di gare ufficiali il campionato "regolare" (in attesa ora di play-off e play-out) di Serie B. Oltre all'Empoli già promosso da qualche giornata, in Serie A sale la Salernitana di Castori, che chiude un percorso incredibile e ritrova il massimo campionato italiano ben 23 anni dopo l'ultima volta. Per la Dea si tratterà di una sfida che torna dopo diverso tempo, in particolare Atalanta-Salernitana non si gioca in A dalla stagione 1947/48, quando due pareggi per 0-0 regalarono a entrambe squadre punti preziosi.
Complessivamente, sono undici i precedenti tra Atalanta e Salernitana: due in Serie A, ben otto in Serie B (con cinque vittorie e tre pareggi per i nerazzurri, 13-4 il conto dei gol a favore della Dea) e un solo precedente in Coppa Italia, sempre con tanti saluti allo spettacolo (0-0 nella stagione 1982/83). Nelle ultime due sfide (stagione 2003/04) sulla panchina della Salernitana c'era Stefano Piol, ma la sfida più interessante da ricordare è quella che si giocò domenica 11 giugno 1995 (Serie B): Ganz e Valentini fissano il 2-1 con l'Atalanta che tornò in A.
Rivedere lo stadio Arechi dopo tanto tempo sarà emozionante, ma prima di considerare chiusa la partita c'è un "dettaglio" regolamentare da sistemare: entro la metà di agosto, quindi a trenta giorni dal momento in cui verrà ratificata l'iscrizione del club campano alla Serie A, il presidente Lotito, numero uno sia dei campani che della Lazio, dovrà cedere una delle due società. La regola 18 delle NOIF - Norme federali vieta la multiproprietà nello stesso campionato, sia per il presidente che per i suoi parenti fino al quarto grado.
La Salernitana è al cinquanta per cento del cognato di Lotito (Mezzaroma) e al cinquanta per cento del figlio del patron della Lazio, Enrico. I campani aspettavano da 23 anni questi ritorno nella massima serie, ma ora devono sperare che il presidente della Lazio trovi una soluzione per cedere la società (che ha i conti in ordine ed è senza debiti) in modo da permettere alla tifoseria granata di sognare davvero in vista del prossimo campionato di massima serie.