«Siciliano un po' bergamasco» La ricetta di Chef Monachello

«Siciliano un po' bergamasco» La ricetta di Chef Monachello
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Domenica scorsa contro il Sassuolo ha giocato i suoi primi 20 minuti di Serie A. Tra pochi giorni, nella sfida interna contro il Verona, la squalifica di Pinilla e le condizioni non ottimali di Denis potrebbero offrirgli pure una nuova possibilità di mettersi in mostra. E magari di fare gol. Lui è Gaetano Monachello, attaccante agrigentino classe 1994, da luglio in forza all’Atalanta. Dopo le settimane di ambientamento a Bergamo, ora attende l'opportunità giusta per far vedere anche nel calcio dei grandi quanto di buono messo in mostra in Serie B e con l'Under 21. E intanto, a Bergamo Post si racconta: in attesa di vedere il meglio sul rettangolo verde, sappiate che il ragazzo parla tre lingue, ne capisce cinque, è appassionato di cucina ed è l’orgoglio della sua terra.

Gaetano Monachello, partiamo dalla fine di Sassuolo-Atalanta: perché non hai calciato il rigore della possibile vittoria?

La questione è molto semplice. Personalmente, non avrei avuto nessun problema a calciare il rigore. Se mi avessero chiesto di farlo, sarei andato sul dischetto senza paura. Avevo tantissima voglia di fare bene, è stato il giorno del mio esordio in Serie A e provate ad immaginare cosa avrebbe significato fare subito un gol decisivo. Nel gruppo però ci sono delle gerarchie, Maxi Moralez è un giocatore importante e sul dischetto si è presentato lui: indipendentemente da come è andata, è giusto così. Non avrei mai potuto prendere il pallone e andare a calciare. È una questione di rispetto dei compagni e del gruppo.

Vedendoti in amichevole e negli allenamenti di Rovetta dai la sensazione di avere una voglia incredibile di sfondare.

Io sono un tipo che quando sente la fiducia si lascia andare, dando tutto se stesso. Ho addosso una voglia di fare, di spaccare il mondo che non potete immaginare. Sento il mister, il direttore, il presidente e tutta la società che credono in me e voglio ripagare con tutta la voglia e la grinta di questo mondo. Ci ho provato anche con il Sassuolo, mi sono impegnato correndo a destra e a sinistra nel tentativo di dare una mano ai compagni. Era importante farlo per aiutare la squadra ad uscire dal campo con un risultato positivo.

 

gaetano monachello

 

Cosa dobbiamo aspettarci da te in campo?

Mi faccio valere col tiro, nel gioco aereo e nel supporto alla manovra. Non è importante però quello che riesco a fare, bensì l’approccio che mi sento di garantire. Se gioco una ventina di minuti o tutta la partita, se faccio gol al primo tiro o magari non ho nemmeno un’occasione, la squadra da me avrà sempre il massimo sotto il profilo agonistico. Ho già capito un po’ quello che chiedono i tifosi a chi indossa la maglia dell’Atalanta, e da questo punto di vista mi sento un siciliano un po’ bergamasco: la maglia sudata, la lotta su ogni pallone e la volontà di mettermi al servizio dell’Atalanta sono ciò che mi sento di garantire a tutti i tifosi.

Arrivi da Palma di Montechiaro, un piccolo paese dell’agrigentino: leggendo qua e là su internet pare tu sia l’idolo della zona.

È vero, sono un po’ l’orgoglio della mia terra. Fin da piccolino, quando giocavo nelle giovanili dell’Inter, sono stato molto seguito dai miei compaesani e da tutti gli appassionati di calcio della provincia. Non ci sono molti agrigentini che sono riusciti ad arrivare ai massimi livelli nella loro disciplina, sono felice perché l’esordio in Serie A è una grande soddisfazione per tutti: la mia famiglia, i miei amici... Tutti quelli che hanno iniziato a seguirmi con molta attenzione già l’anno scorso in Serie B adesso fanno festa e condividendo la mia gioia.

Tutta questa attesa nei tuoi confronti ti fa pressione o ti dà la carica?

Nessuna pressione, assolutamente. È una grande carica, è bello sapere che ci sono bambini che magari ti guardano come un ragazzo che si sta giocando qualcosa di importante e che ti seguono ammirati. Delle nostre zone, purtroppo, si parla spesso solo perché succedono cose brutte o negative. Il calcio invece è un grande motivo di aggregazione e quindi il seguito di chi abita la mia terra è molto, molto bello ed importante.

 

MARL7619

 

Hai solo 21 anni ma sei già stato in giro per l’Europa.

Ho vissuto alcuni anni nel settore giovanile dell’Inter, quando ho capito che non c’erano sbocchi perché in prima squadra si puntava di più su campioni stranieri ho deciso di iniziare a fare esperienza in giro per l’Europa. Sia dal punto di vista umano che da quello calcistico sono cresciuto molto, hai a che fare ogni giorno con culture diverse che ti forgiano il carattere e ti fanno maturare. Giocare all’estero contribuisce ad aumentare la voglia di lottare e combattere per conquistare qualcosa di importante, è una caratteristica che forse manca un po’ ai giocatori italiani emergenti. Sono siciliano, non ho mai avuto paura di dare tutto per guadagnare la pagnotta.

Immaginiamo che anche con le lingue te la cavi molto bene.

Parlo italiano, inglese e spagnolo. Il russo e il greco non li parlo ma riesco comunque a capirli un po’. Anche questo aspetto, dal punto di vista formativo, è stato molto prezioso perché ha aiutato a comprendere meglio le realtà in cui ho giocato. Tutti i luoghi in cui ho vissuto, dal Belgio alla Grecia passando per l’Ucraina e Cipro mi hanno lasciato qualcosa.

Contro quale squadra vorresti segnare il primo gol in Serie A?

Non è importante contro chi ma mi piacerebbe molto segnare in casa. A Reggio Emilia con il Sassuolo, chi era presente nel settore ospiti si è fatto sentire e mi ha incoraggiato tantissimo. Ho voglia di dargli una bella soddisfazione e spero di poterlo fare già domenica.

 

 

C’è uno stadio che sogni fin da bambino?

Mi piacerebbe giocare all’Olimpico di Roma o al San Paolo di Napoli, l’anno scorso ho giocato a Catania e quest’anno spero di poterlo fare vicino casa, a Palermo. Sono tutti impianti bellissimi.

Chiudiamo con qualche curiosità: soprattutto al sud, le famiglie, sono sempre molto calorose e unite. La tua ti segue sempre?

Papà, mamma e mia sorella mi seguono con grande affetto. A Bergamo vivo insieme alla mia ragazza Federica, lei è iscritta all’Università e quindi abbiamo trovato casa nelle vicinanze. Siamo ragazzi tranquilli, ci piace stare in casa e magari passare la serata a cena con amici. Sono un tipo molto semplice, difficilmente ci si vedrà in giro la sera: siamo due pantofolai.

E cosa vi piace seguire in tv? Sport?

Tantissimi film, ci piace rilassarci assieme e poi siamo entrambi appassionati di cucina. Seguiamo parecchi programmi come “Masterchef”, “Cucine da Incubo” e “Cambio Cuoco”. Siamo curiosi e poi abbiamo voglia di imparare a cucinare. Io non sono molto bravo ai fornelli, da un lato c’è passione ma dall’altra bisogna fare attenzione. Ad esempio i casoncelli mi piacciono molto, li ho già mangiati tre o quattro volte ma devo pensare alla linea: seguo una dieta per restare sempre in forma, ci tengo troppo a fare bene nella prima esperienza di Serie A.

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