Giocatori come Pasalic sono la fortuna di ogni allenatore, lo dicono le prestazioni
Numero 8 sulle spalle e una duttilità assoluta che gli permette di essere sempre prezioso, di fare la differenza quando il mister lo chiama in causa
di Fabio Gennari
Probabilmente, se servisse fare il portiere o fermarsi a tagliare l'erba del campo dopo il fischio finale, Mario Pasalic farebbe anche quello. Oggi tutti guardano ai 41 gol segnati in Serie A con l'Atalanta, statistica che sarebbe ancora più "larga", visto che siamo a 228 partite e 48 gol per uno che non parte mai con i galloni del titolare. E già solo per questo meriterebbe menzione.
Ma la verità è che Mario Pasalic, per Gian Piero Gasperini, è molto più di quello che qualche numero può raccontare.
I calciatori non sono dei robot. Hanno emozioni, aspettative e sogni. Si esaltano, rimangono delusi, gioiscono e si arrabbiano. Come tutti noi. Certo, fanno un lavoro bellissimo, ma non è mica così scontato che tutti portino avanti l'impegno come fa Mario Pasalic. Uno che ogni volta scende in campo e cerca la prestazione, uno che in questa stagione sta facendo cose da urlo in diverse zone del campo. Segnando gol o assistendo i compagni. Sempre con la stessa voglia di essere decisivo.
Fino alla perla di De Ketelaere che ha segnato il 3-0 contro la Lazio e ha fatto spellare le mani a tutti, la palma del migliore in campo se la stavano battagliando pure il croato. Pasalic è partito alle spalle delle due punte ma ha giocato da centrocampista aggiunto e si è pure visto in difesa a prendere palla in prima costruzione. Una verticale di 50-60 metri dove si è mosso con disinvoltura e sicurezza. Come fanno quelli che sanno dove devono stare, cosa devono fare e quando è il momento di entrare in azione.