Un gruppo con uomini veri

Un gruppo con uomini veri
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L’Atalanta ha una grande fortuna: il gruppo è formato da uomini veri. Dopo il pareggio strappato al Napoli, l’analisi della prestazione e dei contenuti tecnico-tattici del match è difficile da fare: come è stata anomala la gara di Udine, allo stesso tempo è stato praticamente un unicum anche la sfida di mercoledì. Mai l’Atalanta in questa stagione aveva lasciato completamente il pallino del gioco agli avversari pensando solo a difendersi per tutto il primo tempo, mai i nerazzurri erano scesi in campo con un 4-5-1 tanto coperto e, soprattutto, mai erano riusciti a passare in vantaggio al primo tiro in porta.

Per tutti questi motivi, ogni valutazione sulla prestazione è poco importante e per farsi un’idea completa su quanto e come la Dea avrà superato il momento difficile è meglio attendere le trasferte di Torino e Reggio Emilia contro il Sassuolo. Ciò che è emerso chiaramente dai 96’ minuti andati in scena contro i partenopei, invece, è un segnale fortissimo di come il gruppo sia composto da uomini con la “U” maiuscola. Gente che è rimasta fuori in silenzio e nel momento del bisogno ha risposto presente. Con grandissima professionalità ed enorme rispetto per la maglia e per il pubblico bergamasco.

Stendardo, Cherubin, Del Grosso, Migliaccio e Raimondi, fino alle 20.45 di mercoledì sera avevano disputato in totale solo 260 minuti del campionato 2014/2015. A testa, fanno 52 minuti sui 761 (recuperi compresi) che si sono giocati in 8 giornate. Cinque uomini su undici scelti da Stefano Colantuono per una gara così delicata erano stati in campo solo per pochi spezzoni: 125 minuti per Cherubin, 87 minuti Migliaccio, 48 minuti Raimondi e 0 minuti Stendardo e Del Grosso.

Numeri alla mano, il rischio che si è preso il mister è davvero enorme. Eppure, con il senno di poi, la domanda che viene spontanea analizzando la prestazione è questa: perché non si è attinto prima a risorse che nella loro carriera hanno messo insieme la bellezza di 798 partite in serie A? Questi uomini sono una risorsa preziosissima, da qui in avanti sarà fondamentale dosare il loro aiuto perché loro non tradiscono mai.

Stendardo e Del Grosso non avevano mai visto il campo. Fin dai primi minuti, attenzione e precisione sono stati ai massimi livelli nonostante contro ci fossero Higuain (tripletta contro il Verona solo tre giorni prima) e Callejon (7 reti in 8 giornate, capocannoniere di serie A). Il più pericoloso del Napoli è stato per lunghi tratti Mertens, ma dalle parti del numero 2 e del numero 3 atalantini non sono successi grossi guai. Certo, il rigore nel recupero per fallo su Zapata macchia un po’ la prestazione dell’avvocato napoletano ma la gara resta ottima.

Cherubin ha subìto la giocata di Higuain in occasione del pareggio (minuto 86’) ma, fino a quel punto, la sua partita era stata praticamente perfetta. Rispetto ai compagni, lui conosce l’Atalanta da pochi mesi eppure la dedizione alla causa è totale: in allenamento il bel Nicolò è segnalato come uno dei più pimpanti, Colantuono lo aveva usato con il contagocce fino all’altra sera eppure anche l’ex Bologna ha risposto presente.

Gli ultimi due sono Migliaccio e Raimondi. Il numero 8 nato a Mugnano (Napoli), ad inizio ripresa, si è meritato gli applausi convinti di tutto il parterre per tre colpi di testa consecutivi. Ha giocato tutta la gara con una dedizione totale, ha corso ed accorciato in aiuto a tutti i compagni e non si è mai tirato indietro. In campo si è visto quello che può fare, dopo Parma e Udinese (dove non ha demeritato nel finale di partita) è arrivata un’altra conferma che basta chiamarlo in causa e lui risponderà presente.

Cristian Raimondi, CR77 per chi l’Atalanta ce l’ha nel cuore, è forse il simbolo più importante di quello che significa amare la maglia che si indossa. Da quando è arrivato a Bergamo nel 2010, in tanti lo considerano solo un buon rincalzo. Eppure basta scorrere le sue presenze per accorgersi come l’anno scorso abbia toccato quota 30 (su 38 giornate) e l’anno prima 26. Nella stagione del -6, furono addirittura solo 13 le sue apparizioni, ma chi lo conosce bene come Mino Favini ha sempre applaudito il suo modo di giocare. Intelligenza tattica e spirito di abnegazione sono sempre totali, con la maglia dell’Atalanta in serie A il gol segnato contro il Palermo (23 settembre 2012, zuccata sotto al Curva Pisani) resta l’unica gioia della sua carriera (arrivarono i 3 punti) e per capire quanto sia importante la qualità delle giocate più della quantità basta guardare i precedenti.

Non serve mettere al centro 50 cross, ne basta uno fatto bene: con il Napoli è arrivato l’assist decisivo per Denis. Pensate, nel giorno del suo esordio con la maglia della Dea in serie A in casa del Siena (era il 20 novembre 2011) ci mise soltanto 15 minuti a mettere in mezzo il pallone che Denis scaricò in gol per lo 0-1. Anche quella volta finì con un pareggio (2-2) ma l’episodio è solo uno dei tanti che certificano la qualità di un uomo che gioca con dentro l’Atalanta e non sbaglia un colpo.

Cinque uomini che hanno risposto presente, cinque risorse che forse Colantuono sapeva di avere ma che non era scontato rispondessero così bene. Adesso il mister ha la conferma che anche loro possono dare una mano e nel momento delle scelte, prima di ogni partita, è sempre positivo avere problemi d’abbondanza. Soprattutto se quelli tra cui devi scegliere sono ragazzi di tale professionalità. Non sono campioni, lo sappiamo tutti: ma Bergamo e la sua gente hanno sempre dimostrato di amare, osannare e rispettare chi su quel terreno, per quella maglia, sputa fino all’ultima goccia di sudore.

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