Il fastidio vero? Perdere per errori banali senza che l'avversario ti metta mai davvero sotto
Quando l'avversario è superiore, la sconfitta si accetta più facilmente. In questi casi invece la Dea ha ceduto il passo sbagliando troppo
di Fabio Gennari
C'è un bicchiere mezzo pieno, che diventa mezzo vuoto per colpa di errori banali ed evitabili. Che adesso iniziano a diventare tanti, quindi sono un difetto. Non una mancanza, non un problema insormontabile e strutturale. Un difetto. Brutto, antipatico e fastidioso.
L'Atalanta ha finora perso cinque partite su tredici in campionato: sono tante per chi sogna in grande. Ciò che lascia fiducia e, allo stesso tempo, fa arrabbiare, è che nessuna delle squadre che hanno battuto l'Atalanta lo hanno fatto in modo netto e superando la Dea sul piano del gioco.
A Frosinone l'Atalanta ha concesso due gol evitabilissimi con errori banali sia in fase difensiva che, successivamente, in attacco: il 2-2 fallito da Scalvini a inizio ripresa è clamoroso. A Firenze, agguantato il 2-2, nel finale è arrivata la sconfitta con un doppio errore (incredibile) di Adopo e soprattutto Ederson. Sul campo della Lazio la squadra ha recuperato con merito da 2-0 (con un'autorete di De Ketelaere) prima di concedere il 3-2 nel finale con la difesa immobile. Le sconfitte con Inter e Napoli sono state favorite da errori dei portieri e sbavature di Ederson e Scalvini.
Chiaramente, quando c'è un gol è sempre difficile scindere la grande giocata dall'errore individuale, il fatto che l'Atalanta non abbia mai perso subendo la squadra avversaria è positivo ma restano quegli episodi (francamente troppi) che sono stati capitalizzati dagli avversari e hanno punito la Dea con zero punti in classifica in sfide che potevano chiudersi con un risultato positivo. Succede, ma è necessario (per puntare in alto) fare qualcosa in più.