Il Papu tranquillizza Bergamo «Io via a gennaio? Impossibile»

Il Papu tranquillizza Bergamo «Io via a gennaio? Impossibile»
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C'è poco da fare: il Papu Gomez è l'uomo del momento in casa nerazzurra, e il match di domenica contro la Roma è stata la sua consacrazione. Prima le sue movenze hanno fatto ammattire la difesa giallorossa, poi ha sbloccato il risultato con una grande incursione, infine si è guadagnato il rigore che ha permesso a Denis di chiudere i conti. Le prestazioni del piccolo argentino sono una gioia per gli occhi dei tifosi ed è lui stesso a dirsi felice per la continuità di rendimento. E a mettere in chiaro una cosa: «Non c’è nessun motivo per cui possa andare via dall’Atalanta, a gennaio è impossibile e a giugno può succedere qualcosa solo se lo decide la società. A Bergamo sto vivendo un grande momento. La mia famiglia sta bene e io voglio restare». Concetti chiarissimi e tanti saluti a chi lo vedeva già con un’altra maglia a stretto giro di posta.

 

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Papu Gomez, com’è andata la ripresa degli allenamenti? La vittoria di Roma è ancora negli occhi.

Il giorno dopo una partita è sempre molto particolare. Dopo la gara conto il Torino eravamo tutti tristi e giù di morale. Dopo il successo ottenuto con la Roma siamo felici e contenti, gli impegni però si susseguono e mercoledì giochiamo già una gara di Coppa Italia cui teniamo molto perché vogliamo passare il turno. Domenica poi arriva il Palermo... Dobbiamo archiviare in fretta questa bella domenica, cercando di andare avanti sulla strada della continuità.

È stata la tua miglior gara con l’Atalanta?

Credo che in questo campionato ho già fatto altre buone gare. Quello che mi rende davvero felice è la continuità che sto trovando. Rispetto a Catania il livello delle prestazioni è sempre più livellato: in Sicilia giocavo benissimo una partita poi magari calavo per le 2-3 successive. Con l’Atalanta, adesso, riesco a fare le cose bene per tante gare consecutive. Il merito grosso è della squadra, grazie al modulo e al lavoro dei compagni posso spesso trovarmi uno contro uno con l’avversario. Fisicamente, il ritiro è stato decisivo: abbiamo lavorato tantissimo e i risultati si vedono.

Il lavoro fisico è determinante, l’anno scorso ti è mancato all’inizio.

Ovviamente sì. Sono arrivato a Bergamo all’ultimo giorno di mercato dopo 3 mesi di vacanza in cui mi sono allenato da solo, l’anno scorso trovai la condizione giusta soltanto a marzo-aprile, quando ormai il campionato era verso la fine. Il modulo, lo ripeto, mi permette di mettere energia all’attacco senza preoccuparmi troppo di difendere. Credo che siano questi gli elementi decisivi, il resto poi viene di conseguenza.

 

ALBERTO MARIANI - ATALANTA - CARPI  SERIE A TIM 2015-2016

 

Dicci la verità: credevi ad un’Atalanta così in alto a questo punto della stagione?

Eravamo consapevoli di avere una buona squadra. Con il nuovo mister e con i nuovi innesti, si è sentita aria nuova. De Roon, Kurtic, la permanenza di Maxi e molti altri uomini sono una bella garanzia per noi. Ero d’accordo con Pinilla quando parlava di Atalanta da decimo posto: lavoriamo tutti i giorni insieme sul campo, vediamo cosa può fare la squadra e quindi possiamo veramente arrivare tra le prime 10.

Dopo l’impresa, ora serve continuità di squadra. Sei d’accordo?

Credo che nelle ultime 3-4 partite, i giudizi siano stati molto condizionati dai risultati. A Bologna, se fossimo riusciti a sbloccare la gara, probabilmente avremmo visto una partita completamente diversa nella ripresa. In casa del Milan abbiamo fatto molto bene, con il Torino abbiamo perso e subito per meriti dei granata e magari meno per demeriti nostri. Abbiamo provato sempre a fare gioco, questa è una costante. La verità forse è che facciamo meno gol rispetto al volume di occasioni che crediamo. È successo altre volte, con il Sassuolo, con il Verona, con il Milan... Pinilla in carriera non ha mai fatto 20 gol in un anno, io stesso non sono mai arrivato in doppia cifra. Stesso discorso per Maxi. Però dobbiamo concretizzare meglio, potevamo davvero avere 4-5 punti in più.

 

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Però già così la classifica è da sogno: i tifosi sono euforici.

Pazzesca l’accoglienza al nostro ritorno da Roma, mai visto una cosa del genere. Ho giocato a Catania, tutti sanno del calore della gente del sud ma qui a Bergamo c’è un ambiente fantastico. Nessuna squadra del nord ha tifosi come quelli bergamaschi. In Europa, non si vedono da nessuna parte manifestazioni di questo tipo. Già la sera della festa della Dea sono rimasto sorpreso da quello che ho visto. Domenica sera al rientro con il bus è andata addirittura meglio. Una cosa incredibile. Sono tutti matti.

Sul web girano immagini molto divertenti che ti ritraggono al posto di Papa Bergoglio.

Le ho viste, bellissime. Guardarle oggi, dopo la vittoria di Roma, è ancora più bello. Succedeva già ai tempi di Catania, ne ricordo una con scritto: «C’è gente che va a Roma a vedere il Papa, noi andiamo a Catania a vedere il Papu». Sono battute, ma le trovo estremamente divertenti. È un momento unico della mia carriera, a Catania non avevo continuità come ho detto mentre a Bergamo sta andando tutto per il meglio.

Come hai fatto a trovarla, questa continuità?

È un mix di cose. La squadra gioca bene, i compagni ti danno fiducia e ti fanno sentire importantie Poi c'è il modulo. Dal punto di vista mentale è fondamentale sentire l’affetto dell’ambiente. Dentro e fuori dal campo. Mi sento bene qui, l’Atalanta mi ha dato fiducia al mio ritorno in Italia e soprattutto la mia famiglia sta bene a Bergamo. Mia moglie sta lavorando, i bimbi stanno bene e non c’è nessun motivo per andarsene. Men che meno a gennaio. È impossibile. Poi, se arriva una grossa offerta tutto dipende da quello che vuol fare la società, ma io sono al 100 percento con la testa dentro il progetto nerazzurro.

 

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Quindi è il “contesto Atalanta” la migliore garanzia per la tua permanenza.

Sicuro. Quando stavo male, quando ero infortunato, quando c’era sempre qualcosa che mi preoccupava o la squadra non andava bene c’era qualcuno della società che mi ha fatto sentire importante. Ho avvertito la vicinanza dei dirigenti. Hanno creduto tutti in me dal primo giorno, quando sono rimasto a Natale ad allenarmi da solo per recuperare o quando è arrivata la salvezza matematica, Papu Gomez è sempre stato considerato al centro dell’Atalanta. E questo mi rende felice, orgoglioso. Non c’è nessun motivo perché io me ne possa andare da Bergamo.

Il tuo obiettivo personale, in termini di reti, è la doppia cifra?

Sicuramente sì. Sono a quota 4 gol, ho già superato quello che ho fatto l’anno scorso e sono convinto che se continuo su questa squadra c'è davvero la possibilità di andare in doppia cifra.

Come vedi Denis? In pochi giorni si è passato dal parlare delle sue difficoltà al suo record.

Per noi German è la figura più importante. Un idolo. Ho giocato con lui anche in Argentina, è una grande persona e un gran professionista. Non è facile aver segnato 54 gol e trovarsi a leggere sui giornali che sei in discussione, che sei finito o che non puoi giocare. Si è sempre allenato al massimo, sempre davanti al gruppo. Il fisico non lo aiuta, giocare una gara ogni 4 è complicatissimo perché non trovi ritmo. L’anno scorso, quando giocò per un periodo con continuità, segnò 4 gol in 3 partite. Adesso che Pinilla è ai box, German potrà trovare un po’ più di spazio con continuità: a Roma l’ho visto benissimo. Ha segnato un gol importante, contro il Torino si è messo in moto, la rete dell'Olimpico può dargli tanta fiducia. Credo che sia felice, vuole continuare a far tanto per l’Atalanta.

Proviamo a fissare un primo obiettivo: 25 punti a Natale si possono fare?

Ho pensato anche io che potessimo arrivare a quota 25 punti a Natale. Il calcio è strano: ero convinto che non avremmo perso con il Torino, mentre che saremmo andati in difficoltà a Roma. Invece è successo il contrario. A Verona possiamo fare punti, come contro il Palermo e in casa con il Napoli. Difficile dire quanti, ma sono d’accordo: penso che 25 punti a Natale si possano davvero raggiungere.

 

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Per chiudere una curiosità: a che punto sei con il passaporto italiano?

Ho quasi finito i documenti, aspetto solo un paio di carte ufficiali dall’Argentina, e dal Consolato mi hanno detto che nel giro di un mese potremmo esserci. Fatto questo, porterò il tutto in Prefettura per iniziare l’iter. Mi sono candidato per la Nazionale, nel mio ruolo è molto difficile puntare a giocare con la maglia dell’Argentina. Mia moglie ha il passaporto italiano, i miei bimbi sono nati qui e ho pensato di poterci provare: vedremo in futuro, magari Conte non mi chiama nemmeno, o magari invece ci sarà occasione. Io resto in attesa e mi godo l’Atalanta.

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